Venduta all’asta area ex pastificio Padula-Barilla-Tandoi, Consigliere comunale Doria (Matera Civica): “Aprire un dibattito in città”. Di seguito la nota integrale.
Che fine farà l’ex pastificio Padula? Dopo la quinta asta e l’aggiudicazione dell’impianto industriale e delle sue pertinenze, si è imposta quale comprensibile domanda del giorno, finanche nella parte più distratta della comunità. Un interesse suscitato da molteplici ragioni, a partire da un vissuto importante e che incarna un capitolo sicuramente centrale nella storia economica e sociale cittadina.
Non è infatti secondario il destino di un’area così vasta, piantata nel cuore del rione popolare Piccianello, realtà un tempo periferica e da sempre all’affannosa ricerca di una qualità della vita a lungo negata. All’atavica carenza di servizi, si somma un’evidente marginalità rispetto al tessuto urbano costituito dai circostanti momenti di città nata a valle di una precisa pianificazione. Tra questi spicca quello sicuramente più felice di Spine Bianche, separato da via Nazionale rispetto a un contesto definito lucidamente dal compianto senatore Michele Guanti alla stregua di un tentativo regressivo, quello di replicare nell’assenza totale di regole le antiche e non più proponibili esperienze spontaneistiche consumate nei rioni Sassi.
Il pallino è nelle mani del privato, come è ormai noto, con buona pace dell’Amministrazione comunale che aveva sventolato, è il caso di dirlo, un “progetto bandiera”, di cui non se ne farà nulla. Ovvie le ragioni. Non sono disgiunte da quel supplemento d’anima che, purtroppo, non è maturato nonostante, a più riprese, tecnici qualificati abbiano argomentato e auspicato l’acquisizione diretta a vantaggio della parte pubblica. Anche perché è da decenni che si auspica la dinamica di un’efficace rigenerazione urbana. Non a caso si è più volte discusso di una svolta. Una progettazione di ampio respiro che avrebbe potuto trovare il suo slancio naturale partendo dalle nobile radici di quella città laboratorio di urbanistica in grado di ridisegnare il futuro di una fetta cospicua di territorio, in tutte le sue articolazioni, e i cui riverberi positivi si proponevano di riflettersi ben oltre Piccianello e dintorni.
L’ente locale ha ritenuto di non partecipare all’asta, non di meno il governo dei processi legati all’ex pastificio passano attraverso gli organi propri e sovrani della democrazia elettiva. Non possono contemplare il disimpegno della pubblica amministrazione e lasciare l’ultima parola alla solita trasformazione della rendita fondiaria, che notoriamente non ha fretta, tanto più che il vigente regolamento urbanistico non ha abbracciato la soluzione della residenzialità.
Ai privati, in realtà, poco o quasi mai interessa la questione dei servizi e, tuttavia, la programmazione comunale non può adagiarsi o cedere al mero ruolo di convitato di pietra. Vengano rese note, quindi, le caratteristiche di quel piano secondario di attuazione in itinere (esiste forse anche solo a livello embrionale un piano particolareggiato?) di cui a più riprese si è sentito parlare ma, questa volta, fuori dai corridoi del palazzo di via Moro, come sta accadendo per altre ragioni a compartimenti stagni con gli Ordini professionali, tagliando completamente fuori dal dibattito il Consiglio comunale. Di più, urge un confronto a viso aperto con la comunità che non può continuare a conoscere il destino del suo territorio solamente a cose fatte, quando la partecipazione precipita nell’inutile rimpianto, nella pratica ipocrita del rimorso e della cattiva coscienza per quello che sarebbe potuto accadere ma non è successo.
Pasquale Doria – Matera Civica
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