“L’ipotesi di proposta di rimodulazione dei ticket illustrata dall’Assessore Martorano in Quarta Commissione, secondo le informazioni che abbiamo raccolto da varie fonti politiche, perché, come abbiamo denunciato, non c’è data alcuna possibilità di confronto e di informazione diretta, non è affatto una rimodulazione in quanto continua a mantenere il sistema proporzionato all’importo della prestazione e non limitato al solo fattore reddito ISEE”. E’ il commento del Comitato di Crisi Sanità Lucana affidato al portavoce Michele Cataldi, per il quale “è indispensabile rifare la cronistoria del ‘superticket lucano’: quando il governo nazionale nel luglio del 2011 aveva introdotto il ticket aggiuntivo di 10 euro aveva anche lasciato spazio alle Regioni per modificarne il valore e la relativa sua modulazione ed il nostro Assessore, molto solerte nel dichiararsi distante dalla ingiustizia inflitta da Roma, si è subito affrettato a regalare ai lucani il “primo pacco”: una versione più equa, a suo dire, che sposando il modello lombardo-piemontese infligge in realtà il ticket più caro d’Italia parametrato al solo costo della prestazione.
In quel momento però qualcuno di noi – dice Cataldi – non ha creduto all’incanto e, allo stesso modo del turista truffato nella famosa storiella del “pacco napoletano”, è rimasto prima incredulo di fronte a tanta contraddizione per poi passare, da uno stato di amarezza iniziale, ad un crescendo di iniziative pubbliche tutte volte a spiegare la lista delle conseguenze negative del super ticket in versione lucana. Abbiamo perfino sostenuto un vizio di costituzionalità per la evidente disparità di trattamento operata in danno dei cittadini lucani rispetto a quelli di altre regioni e a questo proposito apprendiamo di aver visto giusto con la recentissima pronuncia della Corte Costituzionale in questa materia.
Il primo effetto diretto, insieme alla rinuncia alle cure, è stato l’allontanamento degli utenti residenti fuori Regione nei territori limitrofi alle province di Potenza e di Matera dalle nostre strutture sanitarie pubbliche e private che, come abbiamo dimostrato proprio nei giorni scorsi diffondendo i dati relativi alle prestazioni extraregionali erogate dall’Asm, hanno un importante ruolo di attrazione e quindi di immigrazione attiva dell’utenza.
Abbiamo evidenziato la sostanziale pericolosità di questo ticket anche sotto il profilo socio-economico: per la flessione dei volumi di lavoro delle nostre piccole imprese, per la diminuzione della prevenzione e delle cure, per la tenuta dei livelli occupazionali, per i percorsi di accesso inappropriati (indotti onde evitare il pagamento di un ticket ingiusto) e per i saldi di mobilità interregionale.
C’è da evidenziare, specie ai 13mila lucani che, come nella storiella del turista truffato, volevano recuperare dignità con una petizione popolare, che – afferma il portavoce del Comitato di Crisi – la politica, con il consenso dei sindacati confederali, non è in grado di tenere fede agli impegni solennemente assunti dallo stesso Consiglio Regionale, esattamente sette mesi fa, per rimodulare i ticket esclusivamente sulla base del reddito ISEE (art. 34 L.R. 26/2011). In buona sostanza è pronto il “contropacco”: si vorrebbe sostenere di aver finalmente ammesso i propri errori introducendo l’ISEE ma continuando a mantenere comunque il ticket più caro d’Italia!
A questo punto riteniamo sempre più urgente chiedere di essere ricevuti dal Presidente De Filippo nella sua qualità di massimo responsabile del Governo di questa Regione.
Dispiace registrare però il più netto disconoscimento del significato civile e democratico di una petizione popolare che ha raccolto migliaia di adesioni, comportamento di cui continuiamo a chiedere conto al Presidente del Consiglio Folino, che avrebbe dovuto meritare almeno una discussione ed un voto da parte del Consiglio Regionale non fosse altro per il rispetto che si deve allo Statuto ed alle forme di partecipazione popolare.
Su di un tema così delicato come la tutela della salute dei cittadini non si è capaci di definire una proposta che metta in pratica quell’affascinante slogan “ammalarsi meno, curarsi meglio” scelto per la politica sanitaria regionale. Pensare di elevare a 16mila euro il reddito ISEE richiesto per l’esenzione dal ticket non risolve il problema del super ticket collegato al valore delle prestazioni che continuerà a caratterizzarsi come il più alto d’Italia insieme a quello di Piemonte e Lombardia, e soprattutto continuerà a farci perdere terreno con le vicine regioni Puglia, Campania e Calabria che l’hanno lasciato invariato ai 10 euro. Tanto valeva ritornare anche noi allo stesso ticket!
Se poi si punta a raggiungere un obiettivo di rastrellamento di una decina di milioni di euro – dice Cataldi – dai dati ufficiali relativi al quarto trimestre 2011, vale a dire il primo periodo di applicazione del ticket, è sin troppo evidente che si risolverà in un flop. Siamo in attesa di disporre dei dati complessivi del primo semestre 2012 per poterlo dimostrare cifre alla mano. Anche qui infatti vale una basilare regola della scienza delle finanze per la quale una tassazione percepita come oltre misura produce un calo del gettito in entrata.
Non dimentichiamo – conclude – che tra i 60mila e i 75mila lucani dichiarano di non aver potuto accedere ad alcune prestazioni sanitarie di cui avevano bisogno per ragioni economiche. Di questi, tra i 25mila e i 35mila sono anziani, tra i 40mila e i 45mila vivono in coppia con figli. E proprio oggi l’ISTAT segnala che il 26,9% dei nuclei familiari lucani vive sulla soglia di povertà.
Lug 20