A Potenza si è svolta l’assemblea generale del Ce.St.Ri.M nel corso della quale sono state ufficializzate le nuove nomine. Sarà Marcello Travaglini a guidare l’associazione, assieme a Claudia Scelzo (che ricoprirà la carica di vicepresidente), Pietro Bianchi, Giovanni Ferrarese e Edoardo Pennacchio.
Travaglini succede a don Marcello Cozzi che ha guidato l’associazione in tutti questi anni.
«Io penso che sia finalmente venuto il momento di cambiare il Ce.St.Ri.M., una trasformazione che come sapete è in atto già da un paio di anni ma che oggi penso deve segnare un altro passaggio fondamentale: una nuova guida» aveva già detto don Cozzi.
Nel suo saluto subito dopo l’elezione Travaglini ha precisato come «in tutti questi anni il Ce.St.Ri.M. abbia conquistato e costruito una credibilità importante e abbia fatto nascere tanti progetti. E’ una bellissima storia di vera inclusione, di ospitalità, di accoglienza costante. Di confronto. Abbiamo scritto un diario di viaggio che ancora non è finito, anzi, stiamo andando avanti e per scrivere le nuove pagine ci vuole una sfida propositiva. Dobbiamo sempre rinnovare l’entusiasmo iniziale. Dobbiamo farlo insieme».
E’ stata davvero lunga la strada percorsa dal Ce.St.Ri.M. fino ad oggi. Sono passati 28 anni da quel 22 ottobre del 1995. A ripercorrere questo cammino non poteva che essere don Marcello Cozzi che oggi, pur lasciando la presidenza non abbandona la partecipazione attiva e propositiva all’interno dell’associazione. Lo ha precisato più volte durante l’assemblea.
«Il 22 ottobre del 1995 con un gruppo di amici ci ritrovammo in una specie di scantinato nel quale all’epoca c’erano gli uffici della parrocchia di Grumento Nova dove io svolgevo il mio servizio, per mettere nero su bianco il progetto di un luogo di riflessione che ci aiutasse ad intercettare e ad affrontare i problemi di questo nostro territorio. Nacque così il Ce.St.Ri.M., un’esperienza per me bella e importante perché non solo mi ha permesso di confrontarmi con tanti pezzi di umanità dolente ed emarginata, ma perché quei volti e quei nomi mi hanno fatto crescere come uomo e come prete. Quello che io sono oggi lo devo al Ce.St.Ri.M.».
Ma se la strada percorsa è stata tanta altrettanto lunghe e importanti sono stati i sentieri che non esistevano e che il Ce.St.Ri.M. ha constribuito a tracciare e che ora sono una concreta realtà in Basilicata e in Italia.
«Quante cose abbiamo fatto. In casa Ce.St.Ri.M. è nata la Fondazione Antiusura Interesse Uomo, nel 1992; la Cooperativa Adan nel 2017 che aiuta le vittime di tratta; la bottega Ecomondo; anche Libera è nata qui, fino al presidio lucano di Articolo 21. E permettetemi di dire con orgoglio che anche l’associazione Penelope è figlia del Ce.St.Ri.M. In questi anni tante cose sono cambiate: la cultura, la società, gli scenari politici, l’economia in continua trasformazione, il disagio sociale stesso. E nuove forme di povertà ci interpellano continuamente. Sono convinto che abbiamo fatto del bene e molte persone si sono sentite sollevate dall’opera del Ce.St.Ri.M, abbiamo lasciato un segno positivo, non solo nelle singole persone ma anche nel rapporto con le istituzioni. In questi 28 anni il Ce.St.Ri.M è diventato una presenza autorevole e credibile nella vita sociale del nostro territorio».
«Ci sono tante persone che mi porto dentro. Due in particolare: una è Aurora. E’ nata nei mesi in cui nasceva il Ce.St.Ri.M, in una famiglia sfortunata. Da genitori che oggi non ci sono più. Nella loro casa non c’era nulla, ma c’era una piccola radio e la mamma ascoltava sempre la canzone di Ramazzotti che poi ha dato il nome a quella bambina, che oggi è una donna. L’altra persona che mi è rimasta dentro è Elisa, la sua storia, la sua famiglia».
E ha concluso: «Esco dalla direzione del Ce.St.Ri.M ma il Ce.St.Ri.M non esce da me. Io sono gli ideali in cui credo. Che sono quelli che ci hanno spinto a costruire questa realtà che ora è pronta a guardare il futuro».