Il cdr della Gazzetta del Mezzogiorno, insieme alle Assostampa di Puglia e Basilicata, esprime forte preoccupazione e sconcerto a seguito della decisione unilaterale da parte dell’editore Edime di avvio della procedura ex 223/91, con la dichiarazione di esuberi e il conseguente licenziamento collettivo di 47 giornalisti del quotidiano, nonché dei poligrafici coinvolti nella ristrutturazione.
Si tratta di scelte connesse alla chiusura delle redazioni decentrate riaperte solo nel febbraio del 2022 dopo un faticoso rientro in edicola a seguito del fallimento Edisud.
Una decisione unilaterale degli editori Miccolis e Albanese che rischia di pregiudicare l’informazione capillare nelle due regioni con pesanti ripercussioni sulla diffusione del giornale e la raccolta pubblicitaria. Decisione comunicata senza alcun confronto preventivo con le rappresentanze sindacali, utile a esplorare soluzioni alternative alla macelleria sociale, e in assenza di un piano industriale che ponga rimedio alla discutibile gestione aziendale sinora perseguita. A fronte, infatti, della copertura dei conti in bilancio, non è stato fatto abbastanza per implementare i ricavi prima di puntare tutto sul taglio lineare del costo del lavoro.
Con lo sciopero che l’assemblea dei giornalisti ha proclamato oggi, auspichiamo, pertanto, l’immediata convocazione di un tavolo con l’azienda Edime anche in sede istituzionale, al fine di scongiurare una nuova grave crisi occupazionale in Puglia e Basilicata e una pesante ipoteca sul pluralismo dell’informazione nelle due regioni.
A seguito dello sciopero proclamato nella giornata di sabato 28 ottobre durante l’assemblea dei giornalisti il quotidiano “La Gazzetta del Mezzogiorno” nella giornata di domenica 29 ottobre non è in edicola.
Crisi “La Gazzetta del Mezzogiorno”, a rischio 47 posti di lavoro, solidarietà Basilicata Bene Comune
Solidarietà ai lavoratori delle sedi Lucane della Gazzetta Del Mezzogiorno.
Quando le politiche dell’informazione non mirano a diffondere la consapevolezza tra i cittadini favorendo la crescita del settore, ma si limitano a distribuire “mancette” più o meno consistenti nella speranza di controllare il flusso delle notizie, è l’intero comparto a soffrirne.
E’ necessario ripensare radicalmente a queste politiche e intanto adoperarsi subito per scongiurare che il colpevole ritardo nell’affrontare compiutamente questo tema possa tradursi in una perdita di luoghi di pluralismo e di posti di lavoro.