Auditi il Presidente dell’Ordine dei Medici della Provincia di Matera e la coordinatrice della Sezione lucana della Consulta di Bioetica.
Il presidente dell’Ordine dei Medici della Provincia di Matera, Francesco Dimona, in apertura di seduta della quarta Commissione consiliare (Politica sociale), presieduta dal consigliere Perrino (M5s), è intervenuto in merito alla legge su “Procedure e tempi per l’assistenza sanitaria regionale al suicidio medicalmente assistito ai sensi e per effetto della sentenza della Corte Costituzionale n.242/2019”, d’iniziativa dei Consigli comunali di Bella, Vietri, Trecchina, Matera, Rionero, Rivello, Picerno, Miglionico.
Dimona che aveva la delega del presidente dell’Ordine dei Medici della Provincia di Potenza, Rocco Paternò, ha subito posto l’accentosul fatto che “si è in presenza di un tema troppo grandee complesso che richiede una riflessione molto più profonda e dettagliata che va al di là della sentenza della Corte Costituzionale. Quello che occorre – ha sottolineato – è una legge dello Stato che eviti un proliferare di leggi regionali e che vada a dirimere la questione in modo chiaro e condiviso. La questione è di ampio respiro, riguarda molteplici aspetti, non ultimo quelli concernenti la deontologia professionale e l’obiezione di coscienza. L’Ordine dei Medici certamente non evita di affrontare una problematica così delicata, ma ritiene di doverlo fare con i tempi e le modalità più opportune che esulano da prese di posizioneparticolari ed unilaterali e vadano nella direzione del rispetto del cittadino, del paziente e, inderogabilmente, della coscienza del medico. La sedazione profonda – ha puntualizzato Dimona – così come il testamento biologico non sono il suicidio assistito che comporta e richiama altre condizioni psicologiche, oltre che fisiche da entrambe ‘le parti’, paziente e medico. Per tutte queste ragioni e altre da valutare con estrema attenzione – ha ribadito – unica soluzione, almeno giurisprudenziale, è la promulgazione di una legge da parte dello Stato”.
Alessia Araneo, intervenendo in qualità di coordinatrice della Sezione lucana della Consulta di Bioetica, ha specificato che “la Consulta di Bioetica onlus ha espresso, sin dal momento della sua pubblicazione, il proprio apprezzamento per la sentenza 242/2019 della Corte Costituzionale, considerandola un punto di svolta del diritto italiano in tema di fine di vita. La sentenza nel suo insieme ha affermato la liceità dell’aiuto a morire dato in ben precise condizioni e cioè: la persona sia tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale; sia affetta da patologia irreversibile; fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che ella reputa intollerabili; pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli. La Corte si è espressa in merito a situazioni di estrema sofferenza, per rispondere alle quali la soluzione non è offerta dalle strade che il diritto e la deontologia medica considerano già praticabili, quali la desistenza dai trattamenti, rifiutati dal paziente o ritenuti futili dai medici, e la sedazione palliativa profonda.E’importante sottolineare – ha detto Araneo – come le cure palliative abbiano un grande valore, siano da offrire sempre a tutte le persone affette da malattia inguaribile,con bisogni complessi, a prognosi infausta, e alle loro famiglie, per garantire un supporto assistenziale adeguato. Nella legge 219/2017 – ha sostenuto – è ripresa e valorizzata la legislazione precedente sulle cure palliative, sottolineando come sia sempre garantita da parte del medico un’appropriata terapia del dolore e l’erogazione delle cure palliative. In presenza di sofferenze refrattarie ai trattamenti sanitari, i curanti possono ricorrere alla sedazione palliativa profonda continua associata alla terapia del dolore, con il consenso del paziente. Inoltre, è sancita la possibilità di rimodulare il progetto di cura, non iniziando o sospendendo trattamenti ritenuti sproporzionati, consentendo così di affrontare e gestire la quasi totalità delle situazioni di fine vita. Ricordo, anche, che le cure palliative sono state inserite nell’ambito dei livelli essenziali di assistenza. Nella stessa sentenza 242/2019, si riporta come ‘il coinvolgimento in un percorso di cure palliative deve costituire un pre-requisito della scelta, in seguito, di qualsiasi percorso alternativo da parte del paziente’. Da rilevare, infine, come riportato nella sentenza che, nel parere del 18 luglio 2019 ‘Riflessioni bioetiche sul suicidio medicalmente assistito’, il Comitato Nazionale per la Bioetica, ha sottolineato all’unanimità che la necessaria offerta di cure palliative e di terapia del dolore, che oggi sconta molti ostacoli e difficoltà specie nella disomogeneità territoriale dell’offerta del Servizio sanitario nazionale, dovrebbe rappresentare, invece, una priorità assoluta per le politiche della sanità nazionale e regionale”.
Articolata la discussione che ne è scaturita, con l’impegno degli intervenuti di riprendere il confronto in attesa che sia il Governo a prendere la decisione finale, anche per evitare altri spiacevoli e dolorosi viaggi, in una ottica di legislazione nazionale che soprassieda a provvedimenti regionali diversi e addirittura, se non in antitesi, non in linea tra essi.
Hanno partecipato ai lavori della quarta Commissione consiliare il vice presidente Perrino (M5s) e i consiglieri Cifarelli (Pd), Bellettieri (Fi), Baldassarre (Idea), Leone (Fdi), Giorgetti (Gm).