Pino Passarelli e Franco De Vincenzis, referenti del presidio stazione di Metaponto in occasione del ventennale delle giornate di mobilitazione contro il decreto che prevedeva il deposito unico di scorie a Scanzano Jonico hanno inviato una nota in cui evidenziano l’occasione persa per la crescita delle comunità locali con la variazione dell’idea originale della Città della Pace. Di seguito la nota integrale.
Sono passati esattamente vent’anni dai ‘fatti di Scanzano Jonico’, comune balzato tristemente agli onori della cronaca nazionale per la strenua lotta di difesa del territorio metapontino contro l’improvvida decisione governativa di allocarvi il famigerato ‘sito unico di scorie nucleari’, sito unico di cui si è tornato a parlare nelle ultime settimane per bocca del ministro dell’ambiente Pichetto Fratin che apre ad autocandidature (immaginiamo la coda!).
Dopo vent’anni la memoria vacilla e soprattutto le emozioni vissute in prima linea tendono a sbiadirsi, come i fogli ingialliti dal tempo. E tuttavia lo sforzo di ricordare le gesta di tantissimi lucani e non solo che si sono organizzati in presìdi lungo tutta la costa Jonica per opporsi a decisioni scellerate, prese dall’alto sulla pelle di cittadini inermi considerati come vassalli di un capo mandamento, non solo è necessario per fare memoria di un passato glorioso, ma è anche indispensabile per volgere lo sguardo al futuro e a ciò che sarebbe dovuto diventare proprio il sito di Scanzano: una città della pace.
Usiamo il condizionale presente nella forma passiva perché le cose, come sappiamo, sono andate altrimenti. Nonostante le idee chiare e i progetti messi in campo dall’allora sindaco di Scanzano Jonico, Salvatore Jacobellis, e i buoni propositi del governo regionale che ha pure finanziato investimenti in tal senso tra Scanzano e Sant’Arcangelo (grande eco ebbe la presenza di Sharon Stone il 13 settembre del 2015) della ‘città della pace’ non solo non si parla più ma quel progetto è tramontato per far posto a un più prosaico, di certo utile ma non ‘visionario’, centro di accoglienza per migranti, come tanti in Italia e in Europa. Un centro che, qualora venisse realizzato a circa cinque chilometri dal centro del paese, rappresenterebbe l’ennesimo esilio di migranti che avrebbero invece diritto di integrarsi e interagire con la comunità, proprio per evitare quelle forme di disagio sociale causate da emarginazioni coatte.
L’idea primigenia di costruire ‘la cittadella della pace per i bambini’ su impulso del premio nobel Betty Williams (scomparsa tre anni fa nella sua Belfast) portò alla nascita di una Fondazione (2010) che ha operato negli anni al fine di trasformare un territorio ad alta vocazione agricola e turistica in un luogo di valorizzazione delle diversità, in nome di una convivenza pacifica e civile. Le strutture accoglienti di Scanzano non sono mai state completate, mentre a Sant’Arcangelo, come è noto, sono stati ospitati circa 80 tra bambini e famiglie, in fuga da tutte le guerre che ahimé ancora funestano il pianeta (non solo quelle più vicine e più mediatiche come in Ucraina e in Israele).
Dopo vent’anni riteniamo sia ora di riprendere in mano il progetto iniziale, di recuperare lo spirito di Betty Williams e di dare al ‘sito’ di Scanzano J. una nuova identità. Un’identità plurale, accogliente, che metta al centro la formazione e la creazione di opportunità di sviluppo e di lavoro, che crei nuove forme di convivenza pacifica e interculturale. Ce lo chiedono i nostri figli, costretti a loro volta a emigrare in cerca di lavoro, lo esigono i figli di una terra che appartiene a tutti coloro che la amano (qualunque sia il colore della pelle) e non vogliono che cada in mano a bande criminali che sfruttano il territorio e fuggono con il bottino. Abbiamo visto troppe volte queste scene. E’ ora di cambiare.