Dimensionamento scolastico, Ferrone (PD, consigliere provinciale): proseguiamo la battaglia. Di seguito la nota integrale.
Dopo il NO del Consiglio Provinciale di Potenza al dimensionamento scolastico dobbiamo continuare la battaglia ed accrescere la pressione nei confronti del Governatore e della Giunta individuando tutti gli strumenti che abbiamo a disposizione, pensando anche ad una manifestazione popolare sotto la sede della Regione. I rituali incontri sul Dimensionamento che si tengono in Regione non servono senza che la Giunta Regionale assuma atteggiamenti ed iniziative conseguenti. Tanto più che la maggioranza di centrodestra ha disertato la riunione del Consiglio Provinciale aperto.
Queste scelte sciagurate e calate dall’alto danno la misura dello scarso valore che il Governo Meloni riconosce alla scuola pubblica e tutto avviene nell’indifferenza generale, senza un reale confronto con le parti, mentre si sta modificando profondamente il concetto stesso di scuola pubblica, di pari opportunità e di diritto allo studio, senza tenere in alcuna considerazione le conseguenze sociali che tali scelte comportano nei territori più disagiati.
Noi consideriamo la scuola pubblica un laboratorio aperto di cultura e crescita umana e sociale, presidio fondamentale di cittadinanza e legalità. Riconosciamo il ruolo chiave della scuola in un rapporto collaborativo con gli enti pubblici e privati, soprattutto nelle zone montane e più povere, dove un depotenziamento delle istituzioni scolastiche porta con sé inevitabilmente l’emigrazione verso le città, la perdita di servizi e lo spopolamento. La scuola va tenuta fuori dai vincoli di bilancio. E’ questo il principio per sostenere un sistema di istruzione nazionale, moderno e di qualità.
L’alibi dell’ analisi demografica non regge perché l’insieme degli studenti della scuola dell’obbligo non è solo un numero, corrisponde a giovani in realtà e condizioni molto diverse, a cui si può dare una prima risposta proprio a partire dalla dimensione delle classi: 18/20 alunni dovrebbero tornare ad essere uno standard per il nostro Paese invece di fare cassa sull’istruzione con un principio ragionieristico basato sul calo delle nascite.
Attrezziamoci dunque a fronteggiare una nuova scure, come se non bastassero le già gravi ferite inferte dalla politica dei tagli sulle strade, l’edilizia scolastica, i servizi della sanità e dell’assistenza, che, di fatto, mortifica ogni tentativo di ripresa, in barba ai diritti fondamentali come quello all’istruzione.
Le comunità locali, le famiglie, i nostri ragazzi ci chiedono di continuare la protesta.