Donne in Campo-Cia in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne rilancia la proposta di ospitare nelle aziende impegnate nell’agricoltura sociale le donne vittime di violenza, costrette a fuggire da casa, spesso con i figli. “Accoglierle in azienda – è il messaggio della presidente nazionale di Donne in Campo, Pina Terenzi, condiviso dalla presidente regionale Concetta Larocca, imprendrice di Colobraro – per ridare loro quel benessere psico-fisico fatto di natura, paesaggio, cura, ospitalità”.
Per le titolari di aziende associate alla Cia al centro dell’iniziativa per la Giornata: incoraggiare e sostenere il lavoro e l’impresa femminile come fattore chiave per emancipare le donne dalla dipendenza economica e come fondamento per contrastare la violenza di genere. “Non c’è più tempo da perdere. Servono nuove politiche pubbliche, leggi più severe, interventi educativi -sottolinea Donne in Campo. Soprattutto, bisogna investire di più e meglio sul tema occupazionale. Lavorare per promuovere l’imprenditoria rosa, infatti, è una questione economica e una risposta concreta per contrastare la violenza di genere. Non si tratta solo di posti di lavoro e d’indipendenza finanziaria, ma di empowerment, di valorizzazione delle donne come leader, che agisce come catalizzatore per un cambiamento culturale più ampio”. Allo stesso tempo, continua la presidente Terenzi, “promuovere un ambiente di lavoro sano, rispettoso, inclusivo è un primo passo essenziale per creare una società libera dalla violenza di genere. Le imprese possono svolgere un ruolo attivo adottando politiche aziendali che proteggono i diritti delle donne, garantendo pari opportunità e rifiutando qualsiasi forma di discriminazione”. In questo senso, l’agricoltura è in prima linea, con le sue oltre 200.000 imprenditrici che conducono il 30% del totale delle imprese del settore. “L’affermarsi delle donne nel comparto -ricorda Donne in Campo- è stato accompagnato dallo sviluppo di agriturismi, vendita diretta, fattorie didattiche e sociali. Sono state loro ad aprire i cancelli delle imprese agricole alle scuole e alle fasce deboli della popolazione, dagli anziani ai disabili, creando welfare e comunità. C’è bisogno, però, di più visibilità e maggiore sostegno istituzionale in questa battaglia”.