Inaugurata nel pomeriggio di venerdì 24 novembre nella chiesa della Madonna del Carmine di Palazzo Lanfranchi a Matera l’opera “Life(s) of Webs: arachnophobias, arachnophilias, and other stories”, l’installazione permanente dell’architetto e artista argentino Tomas Saraceno giunto a Matera con un progetto della Fondazione Matera Basilicata 2019 in collaborazione con il Museo nazionale di Matera.
Di seguito la recensione e il video dell’artista materano Mimmo Centonze
“A Matera è stata appena presentata nella chiesa del Carmine, di fianco Palazzo Lanfranchi, un’opera di Tomas Saraceno. Un confessionale con un ragno arrampicato sopra.
Durante la presentazione è successo un miracolo, perché a quanto pare in maniera permanente d’ora in poi avremo a Matera quest’opera che è stata dichiarata come ‘un capolavoro assoluto della storia dell’arte universale’ (parole testuali), ed è stato scomodato addirittura il nome di Michelangelo per paragonare la grandezza della profondità del significato di quest’opera. Incredibile!
Tra i relatori alla presentazione dell’opera ci sono stati il filologo Garrera, che per trovare un significato all’opera di Saraceno ha parlato di San Francesco che predicava gli animali, che ha dato così l’autorità spirituale agli animali a cui predicava. Ha parlato inoltre della visione che ebbe San Francesco, di un trono vuoto sul quale avrebbe dovuto sedersi Satana, dove invece San Francesco ha fatto sedere gli animali in maniera tale che gli stessi avrebbero avutol’ autorità spirituale di giudicare gli uomini.
Garrera ha poi paragonato il trono, ovvero il posto dove siede il prete, al concetto della natura o più precisamente agli animali che dovrebbero giudicare l’uomo, per come li sta maltrattando soprattutto nell’ultimo periodo della storia.
Poi Garrera ha continuati dicendo che Paolo avrebbe affermato nella Bibbia che l’uomo un giorno avrebbe giudicato gli angeli.
Allora, innanzitutto diciamo finalmente una cosa su San Francesco: probabilmente non aveva tutte le rotelle a post, perché parlava e predicava tutto il tempo a degli animali, con gli uccelli, con lo scoiattolo, con la lepre… Insomma, non è normale una persona che parla tutto il tempo con gli animali. Non lo fece nemmeno Gesù, che quando predicava sulla terra non ha mai parlato e predicato agli animali. Se lo avesse fatto lui avrebbe avuto anche un senso, perché Gesù comunque è il creatore degli animali. Poteva anche trovare una via per parlare con loro. Ma San Francesco che parla agli animali è qualcosa che non lo identifica come una persona sana di mente.
Poi, per quanto riguarda l’affermazione di Paolo, che avrebbe detto che gli uomini un giorno avrebbero giudicato addirittura gli angeli, Garrera vai a leggere meglio la Bibbia. Non esiste questa cosa nella Bibbia, studiala meglio perché evidentemente non la conosci.
Invece ho trovato migliori le dichiarazioni di Claudia Attimonelli, la quale ha trovato una relazione sulla ragnatela che si vede all’interno dell’opera, un significato simbolico della possibilità di un dialogo tra gli uomini, e quindi quello di trovare una via di comunicazione tra l’uno e l’altro. Inoltre ha parlato anche di questa lucentezza della ragnatela all’interno dell’opera, insomma ha dato un tocco molto più poetico e più realistico con parole meno complicate di quelle di Garrera.
Comunque l’opera è un confessionale neo rinascimentale, restaurato, dove c’è questo ragno in alto che purtroppo sarebbe stato meglio non averlo lì, perché in questa maniera sembra un rimando alle case degli orrori, alle case degli spiriti, quelle dei luna park. Quindi ha questo aspetto un po’ kitch che rovina l’aura aulica dell’opera.
Quindi una volta che si arriva davanti all’opera, si entra nel confessionale, come se ti dovessi confessare con un prete. All’interno si vede la grata dietro la quale dovrebbe esserci seduto un prete. Invece ci troviamo una ragnatela. E questa è la ‘grande’ intuizione di Saraceno. Questa ragnatela reale, fatta da ragni reali.
L’unico veramente lucido durante la presentazione dell’opera è stato Saraceno stesso, che di fronte alle elucubrazioni mentali di Garrera ha detto semplicemente di non aver mai pensato alla fervida immaginazione di quest’ulitmo e a tutti quei significati che ha assegnato all’opera. Quindi anche Saraceno stesso è stato d’accordo sul fatto che le interpretazioni sono state spinte troppo al parossismo, e poi ha raccontato la sua visione.
Comunque non voglio dire che non sia un’opera degna di nota, ma sicuramente non è un’opera assoluta, di cui parleremo nei secoli avvenire in quanto ‘capolavoro assoluto della storia dell’arte universale’. No, questo no.
In questa ragnatela all’interno di un confessionale io ci vedo in maniera molto più semplice, e forse anche più lucida, l’assoluta crisi del sistema dell’istituzione cattolica. Infatti, nelle chiese di oggi è come se ci fossero ragnatele dovunque. Nello spazio in cui dovrebbe sedere il prete c’è una ragnatela.
Quindi io ci vedo di più una crisi della fiducia nella Chiesa. Nessuno più va a confessarsi oggi, se non pochissime vecchiette ancora in vita, perché nessuno crede più alla Chiesa in quanto ha tradito troppo spesso i sentimenti più puri del Cristianesimo. E quindi molti hanno fatto dietro front, non frequentano più le chiese. Le messe sono sempre più vuote e soprattutto mancano i giovani. Nessun giovane va più in chiesa. Non è un luogo d’interesse perché lì non viene trasmessa la verità biblica.
Quindi per me questo è il significato molto più semplice dell’opera di Saraceno. Bravo Saraceno, hai parlato di una cosa attuale: della crisi esistenziale a cui stanno assistendo le chiese oggi nel mondo.