Un pubblico attento e numeroso ha fatto da degna cornice all’incontro “Giacinto Cerone, sperimentatore irrequieto” organizzato da Associazione Nitti e patrocinato dal comune di Melfi.
L’evento, tenutosi presso il centro culturale Nitti, è stato aperto dagli indirizzi di saluto di Gianluca Tartaglia, direttore di Associazione Nitti, e dall’assessore al Bilancio del comune di Melfi Sandro Panico.
Il primo ha sottolineato come “l’evento ha voluto essere un contributo qualificato per favorire la conoscenza di un artista, poliedrico e dalla grande sensibilità, del quale nel 2024 cade il ventennale della scomparsa”, mentre il secondo, partendo da un doveroso atto di recupero della memoria con l’intitolazione di un viale nella villa comunale, ha assicurato “azioni concrete per la valorizzazione della figura di Cerone con l’acquisizione al patrimonio pubblico di un’importante opera dell’artista”.
E’ toccato a Mariadelaide Cuozzo, docente di Storia dell’arte contemporanea all’Università degli Studi della Basilicata, tratteggiare il profilo artistico di Giacinto Cerone ammaliando, con il supporto di fotografie, il pubblico presente.
“Ha avuto un significato importante l’iniziativa promossa dall’Associazione Nitti per ricordare Giacinto Cerone a Melfi, sua città natale e parte fondante del suo immaginario e della sua prima formazione. Cerone era un artista completo, un grande sperimentatore di materiali e tecniche in grado di coniugare un approccio fisico ed energico alla materia con una visione colta e intellettualmente complessa dell’atto creativo. Allievo all’Accademia di Belle Arti di Roma di celebri maestri del nostro Novecento come Fazzini, Mastroianni, Frascà e altri, artista inquieto e mai pago dei risultati ottenuti, Cerone come scultore esplorò le possibilità espressive dei materiali più diversi, dai legni della sua terra al gesso, dai metalli alla ceramica e ai composti plastici, affrontandone le difficoltà con l’energia di un lottatore, in una sfida ‘corpo a corpo’. Ebbe la capacità di rapportarsi in modo originale alla natura, alla storia dell’arte, alla poesia, pur non avendo scelto la via della figurazione ma quella meno agevole dell’astrazione biomorfica. L’unicità della sua fisionomia artistica, non incasellabile in alcuna tendenza ma memore di grandi precedenti storici, dalla scultura romanica a quella novecentesca, gli fece guadagnare l’apprezzamento di critici, galleristi, collezionisti e artisti che seppero riconoscere l’autenticità del suo talento.
Per tutte queste ragioni, sarebbe certamente opportuno che Melfi dedicasse anche iniziative di natura durevole a questo suo figlio che è stato una personalità riconosciuta della storia dell’arte contemporanea italiana ma il cui percorso, sfortunatamente, si è interrotto troppo presto”.
Un auspicio quest’ultimo condiviso anche dalla giornalista Beatrice Volpe che ha dialogato con la docente.
“Ho conosciuto Giacinto Cerone a Castronuovo di Sant’Andrea, sotto la grande acacia che ospitava incontri culturali di altissimo livello promossi da Giuseppe Appella. Il critico d’arte da un paio d’anni aveva preso sotto la sua ala di protezione il giovane Giacinto, avendone intuito il valore. Come sempre, Appella aveva visto giusto. Il giovanissimo melfitano per vari anni non perse gli appuntamenti agostani nel paesino lucano. Arrivava lì con la moglie Elena Cavallo, e poi con i bimbi piccoli. Nel frattempo, Giacinto studiava e scolpiva, disegnava, osservava, con la frenesia vorace e feconda che lo caratterizzava. Il suo sguardo attraversava cose e persone, cercando risposte alla sua ansia vitale. Il percorso artistico di Cerone è stato delineato, con precisione e chiarezza, dalla professoressa Mariadelaide Cuozzo, sempre disponibile a partecipare a iniziative dedicate all’arte contemporanea in Basilicata. Ho colto in molte persone presenti all’incontro una speciale attenzione, e in qualcuno anche una trattenuta commozione. Ritengo che l’Associazione culturale Nitti abbia avuto una intuizione formidabile nel promuovere questo incontro dedicato a un artista sempre più studiato anche all’estero, ricordandone il rapporto complesso con la città natale, luogo della prima ispirazione e delle prime scoperte artistiche di Giacinto.
Molte le idee per celebrare l’arte di Cerone, in occasione del ventennale della scomparsa che cadrà nel prossimo anno. La mia speranza è che ci sia una esposizione permanente, per rendere omaggio a un artista talentuoso, a uno sperimentatore colto e audace, mai dimentico delle prime suggestioni visive colte nella sua città”.