Accrescere peso economico e forza negoziale dell’agricoltura; incentivare ruolo e presidio ambientale del settore; mettere l’agricoltura al centro dei processi di sviluppo delle aree interne; salvaguardare servizi e attività sociali vitali per i territori rurali; consolidare la crescita dell’export agroalimentare Made in Italy. Queste le cinque mosse da cui parte il Piano nazionale per l’Agricoltura e l’Alimentazione lanciato da Cia-Agricoltori Italiani in occasione della sua Assemblea annuale, a Roma all’Auditorium Antonianum, dove più di 500 delegati provenienti da tutta Italia si sono ritrovati sotto lo slogan “Salvare l’agricoltura per salvare il futuro”, alla presenza dei ministri Francesco Lollobrigida e Matteo Salvini, della segretaria del Pd Elly Schlein e del presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, e con il messaggio dedicato del ministro Antonio Tajani. La delegazione della Cia dalla Basilicata, guidata dal presidente Giambattista Lorusso e dal coordinatore Donato Distefano, dando continuità alle azioni messe in campo dopo l’assemblea regionale del 6 settembre scorso (con la presenza del presidente nazionale Cristiano Fini) sottolinea la necessità di riprendere e riproporre le indicazioni fornite anche a livello di singole Regioni a partire dalla Basilicata e ancor più nelle Regioni del sud. Proprio il Mezzogiorno – è stato sostenuto – è il territorio nel quale l’agricoltura può fornire il suo contributo plurimo partendo dalla redditività e dalla occupazione. Di qui l’esigenza di garantire la manutenzione del territorio, ottimizzare le strutture sia viarie che irrigue, favorire un sistema di copertura assicurativo oggi ai minimi termini (solo il 20% delle aziende assicurate si trovano nelle regioni del sud Italia). Inoltre, la proposta particolarmente avvertita nella nostra Regione in materia di contrasto ai cinghiali. Particolare attenzione è stata dedicata alla “questione aree interne”. Secondo Cia, per contrastare l’abbandono e il depauperamento dei territori marginali, serve una programmazione organica, con obiettivi definiti e monitoraggio costante, per le infrastrutture sia fisiche che digitali. Va anche riorganizzato il sistema della governance agricola territoriale, partendo dai Gal, i Consorzi e le Camere di commercio. Inoltre, è indispensabile favorire l’abitabilità nelle aree interne, con interventi di fiscalità agevolata, accesso al credito e liquidità per fare impresa nel settore primario. Bisogna, quindi, definire una legge quadro per valorizzare e incentivare la dimensione familiare dell’attività agricola nelle zone rurali e finalizzare una normativa nazionale per lo sviluppo dell’imprenditoria giovanile e femminile. Indispensabili strumenti più flessibili e moderni per fare incontrare domanda e offerta di lavoro, oltre a una revisione della legge quadro sull’agricoltura sociale per il completo riallineamento tra le regioni. Infine, è strategico rilanciare il legame tra agricoltura e attività economiche locali, prima tra tutte il turismo, con nuovi fondi dedicati agli agriturismi e ai progetti sulle Comunità del cibo. Diventa tra l’altro necessario adeguare il sistema pensionistico agricolo, portando gli assegni al minimo a 780 euro e introducendo la pensione di garanzia per i giovani agricoltori. In parallelo, nelle aree rurali e montane, bisogna riorganizzare i servizi pubblici essenziali, ad esempio tramite una “Strategia Nazionale sulla Medicina Territoriale” con particolare attenzione al ruolo della telemedicina. Altrettanto importanti sono gli incentivi fiscali sul costo di locazione degli immobili a uso abitativo per gli operatori sanitari, sociosanitari e scolastici. Occorre, inoltre, promuovere, negli istituti agrari e alberghieri, percorsi di formazione finalizzati all’inserimento lavorativo nelle aziende agrituristiche.
Il messaggio del presidente – “Senza un’agricoltura in salute, viene compromesso il diritto a un’alimentazione sana, sostenibile e accessibile a tutti -ha detto in apertura dei lavori il presidente di Cia, Cristiano Fini-. Ma il settore ora vive una crisi generalizzata, tra tante emergenze che acutizzano il divario tra i prezzi pagati agli agricoltori e quelli sugli scaffali dei supermercati, con aumenti che superano anche il 400% dal campo alla tavola”. Per questo, ha continuato Fini, “Cia si candida come interlocutore delle istituzioni per definire il Piano agricolo nazionale sempre annunciato, ma mai realizzato, in grado di invertire la rotta, collocando finalmente il settore primario tra i protagonisti della filiera agroalimentare, un colosso da circa 550 miliardi di fatturato in cui l’agricoltura prende però solo l’11%”. In questo percorso “l’Italia e, soprattutto, l’Europa devono essere dalla nostra parte, abbandonando posizioni e regolamenti ideologici anche in vista delle prossime elezioni Ue. D’altronde -ha chiosato Fini- se non c’è agricoltura, il Made in Italy non può esistere, scompare il presidio del territorio e le aree interne muoiono. Un rischio che il Paese non può correre”.