Mercato Agroalimentare Milano, Cia-agricoltori: per fare un passo avanti sui mercati italiano ed estero bisogna accelerare la realizzazione del Distretto regionale. Di seguito la nota integrale.
Raccogliendo la tendenza positiva del terzo trimestre dell’anno per l’export dalla Basilicata e quella dell’export agroalimentare Made in Italy, che nei primi otto mesi 2023 ha superato i 47 miliardi di euro, mettendo a segno una crescita del 6,1%, il protocollo di intesa che consente alle produzioni lucane di arrivare al Mercato Agroalimentare di Milano è ancora più positivo ed apre nuove prospettive. Così Cia-Agricoltori Potenza-Matera sottolineando che l’ultimo rapporto Ismea sul settore segnala l’alimentare, tra i primi 20 prodotti del Made in Italy nel mondo, unica eccezione sono i vini fermi in bottiglia che, pur rimanendo il prodotto dell’agroalimentare italiano maggiormente venduto all’estero, registrano un calo dell’export del 2,9% in valore e del 2,8% in volume. Le quantità esportate si contraggono anche di molti altri prodotti, quali pasta, spumanti, olio vergine ed extravergine d’oliva, trasformati del pomodoro, mele e uva da tavola.
Il dettaglio merceologico delle importazioni, in coerenza con il ruolo dell’Italia di Paese trasformatore in campo agroalimentare, riguarda in larga parte materie prime non trasformate e prodotti semilavorati. In particolare, caffè non torrefatto, mais, olio extravergine di oliva, bovini vivi, prosciutti e spalle suine (non disossate), frumento tenero, e soia sono stati i prodotti maggiormente importati.
Il principale mercato di destinazione dei prodotti agroalimentari italiani è l’Europa che, con 25 miliardi di euro, nei primi otto mesi del 2023, assorbe circa il 59% delle nostre esportazioni. Germania, Francia e Stati Uniti rimangono i partner di maggior rilievo, sebbene per gli Stati Uniti si registri una contrazione delle spedizioni del 2,5% rispetto al periodo gennaio-agosto 2022. Le esportazioni crescono verso i principali paesi partner; tra i primi 20 paesi di destinazione oltre agli Stati Uniti, risultano in controtendenza solo Giappone, Canada e Russia.
Per quanto riguarda la nostra regione l’alimentare “made in Basilicata” nell’export sta toccando livelli importanti con un incremento annuo del 34,3%.
Nel ricordare che il valore della produzione agricola dei 19 prodotti Doc, Igp (13 alimentari e 6 vini) certificati in Regione ammonta a 16 milioni di euro, Cia sostiene che per fare un passo avanti sui mercati italiano ed estero bisogna accelerare la realizzazione del Distretto regionale per la sostenibilità e l’innovazione agro-alimentare, zootecnico e silvo-forestale. La filiera bio va sostenuta in quanto componente ad alto valore qualitativo va sostenuta in quanto rispettosa dei consumatori per una corretta e sana alimentazione.
Gli operatori dell’agro-alimentare interessati in totale sono 728 (448 per il vino e 280 per l’alimentare). Questa la suddivisione delle filiere: 84% vino, 13% formaggi, 2% ortaggi e 0,6% olio) . Ai Dop e Igp si aggiungono le 3 STG nazionali e le 2 Bevande Spiritose IG regionali, per un totale di 24 Indicazioni Geografiche.
Cia sottolinea l’esigenza di procedere a scelte strutturali ancor più per il comparto agricolo-alimentare lucano “nevralgico” per l’economia regionale. Tra l’altro è necessario un capitolo di spesa con adeguate risorse per sostenere gli investimenti connessi ai bandi sia IV° che V° bando nazionale delle filiere agro-alimentari nazionali sostenute dal Pnrr.