Rendiconto Inps Basilicata 2022, Distefano (Cia-Agricoltori): due facce della medaglia, peso comparto e necessità di più tutela sociale. Di seguito la nota integrale.
“Il rendiconto Inps 2022 rileva principalmente due aspetti che riguardano il comparto agricolo: da una parte, l’importanza e il peso del settore in particolare per l’export e Plv (specie in provincia di Matera) e dall’altra la necessità di rafforzare la tutela sociale e il welfare nelle contrade e aree rurali dove risiedono gli agricoltori pensionati al minimo”. A sostenerlo è Donato Distefano, direttore Cia Potenza-Matera che è intervenuto ieri alla presentazione del rendiconto Inps. “Intanto le imprese agricole iscritte all’ Inps in Basilicata sono circa 10.000 con oltre 3.600 datori di lavoro con oltre 40.000 addetti complessivi tra stagionali e fissi. Il peso dell’ imprenditoria agricola in Basilicata è confermato anche dal fatto che sulle oltre 50.000 imprese iscritte alla CCIAA di Basilicata circa 19.000, pari al 34% delle imprese, sono iscritte alla sezione Agricoltura e foreste. Sono numeri – aggiunge – che purtroppo non trovano la dovuta attenzione nelle politiche agricole nazionali e regionali e che invece fanno giustizia del significativo apporto all’economia e all’occupazione della nostra Regione, da noi caratterizzata da micro-aziende (circa 2mila tra 1-9 addetti). Quanto alla situazione pensionistica– continua Distefano – nelle aree rurali si vivono le situazioni più difficili: se in Italia quasi un pensionato su due vive con meno di 1.000 euro al mese, nelle campagne la media percepita si abbassa notevolmente, ed è proprio qui che si registra la massima concentrazione di pensioni minime, poco sopra la soglia di 500 euro mensili e quasi il 70% delle pensioni in Basilicata presentano importi sotto i 1.000€ mensili, oltre alla netta differenza in negativo riguardo gli importi medi percepiti dai pensionati lucani che relega le nostre Province fra quelle con importi minori a riprova della modesta qualità assicurativa nei periodi di lavori. Per non parlare dei pensionati che vivono nelle zone di campagna i quali risentono in misura più pesante dei “morsi” della crisi inaspriti dal disagio sociale, soprattutto per gli ultrasessantacinquenni, che pagano la nota carenza di servizi socio-assistenziali. Serve uno scatto in avanti nella qualità della relazione tra cittadini-utenti, operatori e servizi sanitari. Di fronte ai tagli di strutture e prestazioni, bisogna tornare a investire sulla sanità e sulla protezione sociale dell’anziano. Con servizi che devono rimanere pubblici, moderni e inclusivi, anche a livello territoriale. Autogoverno delle aree rurali”. Distefano ricorda la proposta centrale della Cia dell’aumento delle pensioni minime, mentre “nella Legge di bilancio 2023 non ci sono le soluzioni necessarie ad arginare le condizioni in cui sono precipitati tanti pensionati al minimo o con assegni bassi”.