Si chiama operazione “Mosaico” quella che ha portato all’arresto un noto pregiudicato di Policoro: a finire in manette è il pregiudicato Vincenzo Mitidieri, policorese doc di 47 anni. Scopri i particolari sulla conferenza stampa promossa dalla Questura di Matera. E’ accusato di far parte del clan Scarcia, che ha imperversato negli anni ottanta e novanta nellaa fascia jonico -metapontina. Grazie all’oscuro ma prezioso lavoro svolto dagli agenti della Questura di Matera e dalla Procura della Repubblica Vincenzo Mitidieri, che era in liberta da circa tre anni dopo aver scontato una condanna per il processo “I Basilischi”, è stato arrestato con l’accusa di tentata estorsione pluri-aggravata e continuata ai danni di un’mpresa edile che aveva vinto un appalto a Policoro. Sono stati proprio i tre imprenditori che hanno vinto la gara in Ati ha denunciare la richiesta ricevuta da Mitidieri nella scorsa settimana: l’uomo era arrivato in cantiere e aveva chiesto 20 mila euro in contanti in modo tale da “non avere problemi”, minacciando più volte le vittime con una pistola, per intimidire e scoraggiare il ricorso alle forze dell’ordine. Ma gli imprenditori hanno deciso di denunciare l’episodio al Commissariato di Scanzano Jonico. Gli imprenditori hanno prima cercato di temporeggiare dichiarandosi disponibili ad offrire a Mitidieri un posto di lavoro ma il malvivente aveva risposto di “non avere bisogno dell’elemosina” e che “non sarebbero servite le denuncie a Carabinieri o Polizia perchè il problema dovevano risolverlo loro”. Mitidieri però ha sottovalutato il coraggio degli imprenditori presi di mira e nel giro di 48 ore è stato arrestato. Decisivo il lavoro svolto dalla sezione “Criminalità organizzata” della Squadra mobile della Questura di Matera d’intesa con il Pubblico Ministero del Tribunale del Capoluogo, Annunziata Cazzetta. E’ stata poi la Procura ad emettere il mandato di arresto per Mitidieri. I particolari dell’operazione sono stati illustrati in conferenza stampa dal Dirigente della Squadra Mobile, Nicola Fucarino, dal questore Carmelo Gugliotta e dal Procuratore della Repubblica, Giuseppe Chieco. Con l’arresto di Mitidieri è stato inferto un duro colpo al racket che minacciava periodicamente gli imprenditori della fascia metapontina. L’arresto di Vincenzo Mitidieri si aggiunge infatti a quello di Gerardo Schettino, fermato a dicembre scorso con l’operazione “Agroracket” nel centro di Scanzano. Le indagini adesso proseguono con l’intento di verificare se i due malviventi erano in contatto per il controllo del territorio. Le forze dell’ordine continueranno a monitorare i fenomeni legati al racket ma anche questa volta è stato rinnovato l’appello agli imprenditori a collaborare denunciando sempre ogni tentativo di minaccia o intidimidazione.
Nota inviata dal signor Gerardo Schettino che chiarisce la sua posizione in relazione all’accostamento del suo nome ad altre indagini
A Tutti gli Organi di Stampa
Da diversi giorni la vicenda giudiziaria che mi vede coinvolto sta riempiendo le pagine di tutti i quotidiani locali, poiché tutti si sono permessi di esprimere giudizi in merito a questa vicenda, credo che sia giunto il momento di dover fare un po’ di chiarezza su questa delicata questione.
Orbene, occorre immediatamente precisare che è del tutto vergognoso l’accanimento mediatico che si sta facendo della mia vicenda giudiziaria non avendo rispetto né per la mia persona né soprattutto per la mia famiglia. Quest’ ultima non solo ha dovuto subire il dispiacere di vedermi coinvolto in questa vicenda, sottratto al loro effetto, ma deve vedere, quasi quotidianamente, il mio nome coinvolto in altre indagini giudiziarie alle quali io sono del tutto estraneo.
Questo continuo descrivermi come un personaggio “negativo” della realtà locale non giova affatto agli inquirenti che stanno svolgendo le indagini, perché il clima che si è venuto a creare intorno alla mia persona è a dir poco surreale.
Occorre sottolineare come nella nostra Costituzione vige il principio in base al quale: “L’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva” pertanto, è del tutto inopportuno aver già decretato a mio carico una sentenza di condanna che ancora non è stata scritta. Sono in corso delle indagini, e ci saranno le sedi opportune nelle quali io potrò dimostrare, tramite i miei avvocati, la mia estraneità alle accuse che mi sono state mosse.
Non è mia intenzione in questa sede prendere una posizione sull’operato degli inquirenti; hanno ritenuto di prevedere per me la misura della detenzione carceraria e io ho accettato il loro giudizio senza porre nessun ostacolo. Riprova di tutto ciò è il mio comportamento irreprensibile, rispettoso delle regole del penitenziario dove attualmente mi trovo.
Sono in attesa che la Giustizia faccia il suo corso ma al contempo chiedo che comunque si abbia rispetto della mia persona; prima di “accusare” qualcuno di qualcosa occorrerebbe avere cognizione di causa; pertanto, se da un lato fossero in corso indagini delle quali gli organi di stampa sarebbero informati prima che vengano portati a conoscenza del diretto interessato, questo significherebbe che ci sarebbe una fuga di notizie dalla Procura che di sicuro non gioverebbe all’imparzialità delle indagini stesse.
Se al contrario tali presunte indagini parallele fossero il frutto di collegamenti fatti dagli organi di stampa al fine di fare presunti scoop o di vendere qualche copia in più del loro giornale, allora vorrà dire che dovrò tutelare la mia persona nelle competenti sedi Giudiziarie poiché lo ribadisco, la mia vicenda personale è del tutto estranea ad altre indagini che gli inquirenti stanno svolgendo in questi giorni.
Matera, 28 gennaio 2010
Schettino Gerardo