Le epatiti virali acute E’ il tema scelto dal dottor Nicola D’Imperio, gastroenterologo materano di chiara fama, per il 120° appuntamento del nostro studio medico virtuale all’interno di SassiLive.
Quello delle epatiti virali è un campo molto vasto, ma in questa sede parleremo solo delle più frequenti, quella da virus A e quella da virus B, di cui tracceremo solo alcune linee informative rivolte ai non addetti ai lavori.
Epatite virale acuta da virus A (HAV da Hepatitis A Virus)
Che alcuni virus potessero provocare la infiammazione e la necrosi, cioè la distruzione, delle cellule epatiche, fu scoperto nel 1930, ma fu solo nel 1973 che fu caratterizzata la HAV e le scoperte successive furono sostanziali per capire in che modo questa malattia si individuava, si diffondeva, come si poteva curare e controllare. Nel 1982 fu identificato esattamente il virus responsabile, la famiglia virale di appartenenza, il suo DNA. Il virus A dell’epatite sopravvive alla temperatura di 60 gradi per 60 minuti, ma è inattivato dalla temperatura di 85 gradi per 1 minuto, sopravvive nell’acqua di mare e nelle ostriche e frutti di mare per 5 giorni, nelle feci disidratate a temperatura ambiente perdura per 4 settimane. La trasmissione è fecale-orale: il virus, ingerito con cibi o acqua contaminati, oltrepassa lo stomaco, in quanto è resistente all’acido cloridrico da questo prodotto, superapoi la parete del piccolo intestino e, attraverso la vena porta, raggiunge il fegato attaccandone le cellule e replicandosi, una parte dei virus moltiplicatisi raggiunge l’intestino attraverso la bile e di qui viene eliminata con le feci per cui acque, o altro, contaminate da queste feci possono trasmettere il virus per via orale. E’ per questo che i Paesi in cui la HAV è più diffusa sono quelli con scarse condizioni igieniche; in quelli occidentali la sua incidenza è diminuita del 90 % a partire dal 1995, questo grazie alle misure igieniche e di prevenzione crescenti e alla vaccinazione. Nei decenni pregressi in Italia, in particolare nelle regioni del centro-sud, dove si è soliti mangiare frutti di mare crudi, l’epatite A era allo stato endemico e si registravano spesso casi clinici manifesti e anche delle periodiche epidemie con forme cosiddette fulminanti. Il virus A colpisce soprattutto i bambini dai 4 ai 14 anni; in alcuni paesi a rischio igienico sino al 100% dei bambini possono presentare gli anticorpi contro il virus A a dimostrare che oggi la maggior parte delle infezioni hanno un decorso asintomatico e la malattia decorre in modo subclinico. Nei paesi industrializzati l’incidenza tra i bambini e i giovani è ormai rarissima, ma se negli adulti si ricercano i markers dei virus dell’epatite A, non è insolito ritrovare gli anticorpi a riprova che il virus dell’epatite A è sempre presente nell’ambiente, ma determina forme di epatite così lievi che passano inosservate.
L’infezione da virus A dà solo episodi di epatite acuta, che nella maggioranza dei casi è “selflimited”, cioè guariscono spontaneamente, inoltre non provoca epatiti croniche (al contrario del virus B), inoltre la mortalità è bassa. Nelle forme sintomatiche, che, ripeto, sono oggi una minoranza, il 72 % dei pazienti hanno ittero, cioè colorazione gialla della cute e delle sclere a causa della bilirubina che non viene metabolizzata bene dalle cellule epatiche, ma solo il 25% richiedono l’ospedalizzazione e questa dipende dall’età, infatti l’ospedalizzazione è necessaria solo nel 5% nei bambini che hanno meno di 5 anni e aumenta progressivamente con l’età raggiungendo il 34 % nei pazienti con più di 60 anni. La mortalità è molto bassa, solo lo 0.5 %, in genere in pazienti con altre patologie gravi o molto avanti con gli anni. Sintomi prodromici sono stanchezza, perdita dell’appetito, nausea, vomito e dolori addominali di intensità lieve-media; possono durare da pochi giorni a 2 settimane e si affievoliscono con l’insorgenza dell’ittero, mentre le urine diventano progressivamente più scure e si schiariscono solo con la scomparsa dell’ittero. L’HAV in genere guarisce spontaneamente dopo una media di 8 settimane e nelle forme sintomatiche la terapia è solo di supporto, cioè solo per mitigare i sintomi, se questi sono molto fastidiosi. L’ittero e i sintomi scompaiono dopo due mesi nel 60 % degli ammalati, la guarigione completa si ha, in quasi tutti, dopo 6 mesi. I casi gravi di epatite fulminante sono rarissimi nei bambini e nei giovani, ma anche negli adulti è solo dello 0,3 % dei casi e aumenta con l’aumentare dell’età e con la presenza di malattie concomitanti.
Prima che esistessero i test sierologici per l’identificazione del virus A e B dell’epatite, cioè prima degli anni ottanta del secolo scorso, era davvero problematico fare la diagnosi di epatite A e si faceva in funzione dell’andamento clinico del paziente, quindi era postuma, inoltre non esistevano neppure le terapie antivirali che si sono sviluppate solo intorno agli anni novanta, ma non è più così. Innanzitutto i casi di HAV oggi, almeno nei paesi occidentali, sono divenuti rarissimi grazie, come ho detto sopra, alle migliorate condizioni igienico-ambientali e alla vaccinazione, ma se, malauguratamente, dopo qualche giorno dall’aver mangiato frutti di mare insorgessero sintomi e, soprattutto, l’ittero, e se, dagli esami sierologici si dovesse identificare il virus A, la malattia certamente non va trascurata, ma non c’è da preoccuparsi perché, specie se accade nei bambini o nei giovani, nel 99% dei casi guarisce spontaneamente. La prossima volta parleremo dell’epatite da Virus B.
Biografia di Nicola d’Imperio
Titoli di carriera
Laureato in medicina e chirurgia nel 1972 con 110 e lode
Specializzato in Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva nel 1978 con 110 e lode
Assistente presso il Servizio di Gastroenterologia dell’ospedale Bellaria di Bologna dal 1974 al 1987
Aiuto presso il Servizio di Gastroenterologia dell’ospedale Bellaria di Bologna dal 1988 al 1998
Primario presso l’UOC di Gastroenterologia dell’ospedale Morgagni di Forlì dal 1998 al 2001
Professore presso la scuola di specialità di Gastroenterologia di Bologna dal 1998 al 2006
Primario presso l’UOC di Gastroenterologia dell’ospedale Maggiore di Bologna dal 2001 al 2012
Libero professionista in Gastroenterologia dal 2013 a tutt’oggi presso la Clinica Villalba di Bologna, la Clinica Anthea e la Clinica Santa Maria di Bari e presso il suo studio a Matera.
Titoli scientifici
Direttore della Rivista Italiana di Gastroenterologia organo ufficiale dell’Associazione Italiana dei Gastroenterologi Ospedalieri
Segretario per l’Emilia Romagna dell’Associazione Italiana dei Gastroenterologi Ospedalieri
Presidente per l’Emilia Romagna della Società Italiana di Endoscopia Digestiva
Presidente della Associazione Italiana Malattie dell’Apparato Digerente
Pubblicazioni scientifiche:su riviste straniere 78 e su riviste italiane 124 libri di gastroenterologia ed endoscopia digestiva 12
Indirizzo sito: www.nicoladimperio.it