Il fuoco di sbarramento occorre saperlo usare
Le linee di difesa vengono coperte, in caso di attacco nemico, dal fuoco di sbarramento.
Occorre, però, ben indirizzarlo altrimenti se il fuoco è impreciso si producono danni tra le forze amiche e di qui le vittime da fuoco amico, che sono ricorrenti.
Mi sembra di rivedere questa scena in quanto è accaduto nei giorni scorsi circa il livello di inquinamento delle acque di alcuni invasi lucani e dal dibattito che si è sviluppato sulla bontà delle stesse a fini potabili.
Il segretario di un partito politico ha inteso evidenziare, leggendo dai dati Arpab, certi valori e tra questi è emersa la presenza di Bario, Boro e Coliformi fecali.
Ha evidenziato, cioè, qualcosa che, volendo, era già pubblico.
Siccome c’è la scadenza elettorale, dire il solito “ è tutto a posto” questa volta è stato amplificato.
Si è mosso l’assessorato all’ambiente e l’Arpab per negare quello che era stato scritto da loro.
Per la Regione vale la proprietà transitiva in merito all’Arpab.
Il chiasso è stato tale e la credibilità degli interlocutori bassa che si è ingenerata nell’opinione pubblica un forte sospetto.
Sono dovuti intervenire i “ Nostri”, in questo caso AL (Acquedotto Lucano) a dimostrare e certificare come l’acqua che arriva ai rubinetti delle nostre case è potabile e non vi sono rischi alcuni.
Cosa che nessuno aveva, in realtà, mai messo in discussione.
L’ente erogatore del servizio idrico è credibile non fosse altro perché proviene dal più grosso ente di gestione delle acque europeo ed ha una consolidata tradizione a trattarle così da far scolorire la figura del fontaniere al quale, in alcuni comuni, si era abituati e che garantiva con una pacca sulla spalla.
All’atto delle logiche puntualizzazioni, successive, siccome l’Arpab è notoriamente screditato si è ipotizzato la possibilità di ulteriori analisi ed allora si è andati a scomodare due volenterosi professori universitari che con ampolle ed alambicchi hanno svolto la figura del suddetto fontaniere.
Siamo al pressapochismo più spinto
La certificazione di certe analisi deve avvenire e non può essere altrimenti attraverso laboratori accreditati , cosa che l’Arpab non è questo è, purtroppo, risaputo.
E’ noto , infatti, che alcune industrie tenute al rispetto della “Seveso 2” e che devono autocertificare si rivolgono all’Arpab per una questione di gentlemen’s agreement ma non mancano di commissionare analisi ai laboratori privati accreditati.
Era questo, se ho ben capito, l’oggetto del contendere: sciocco fuoco amico che ha colpito le nostre linee.
I problema reale è quel Bario, quel Boro ed in misura molto minore quei Coliformi Fecali.
I coliformi fecali non sono un problema perché ci sono in quanto il nostro sistema di depurazione è “piuttosto” carente e questo per ammissione dello stesso direttore generale dell’AATO Basilicata resa in una intervista ad un quotidiano locale.
Sono previsti, infatti, con i POR 2007/2013 interventi che speriamo risolutivi.
Il problema è rappresentato invece dal Bario ed dal Boro.
Il primo non esiste in natura, è pericoloso e viene utilizzato diffusamente nei pozzi di petrolio per appesantire i fluidi di trivellazione..
Il secondo non si trova libero in natura e riviene anche esso dall’attività di perforazione come evidenzia la relazione del comune di Noto sul’ impatto ambientale per trivellazioni Panther Eureka.
In essa si riferisce come nel NW del Kazakistan le acque sotterranee nella zona degli sfruttamenti di petrolio e di gas mostrano valori di boro da 4 a 10 volte oltre il valore ammissibile.
Vi è infatti una sorgente “ Acqua dell’Abete” che è tributaria della Camastra sequestrata dalla Magistratura nel novembre del 2008 perché inquinata ed è a valle del pozzo di Cerro Falcone 2 in agro di Calvello;. a onore di trasparenza di tutto quanto non si è saputo più nulla.
Ricordate di certo la nota vicenda di Chernobyl.
Ora sono queste le risposte che la gente si aspetta. e non già i suggestivi alambicchi dei volenterosi professori universitari.
Chi non ricorda quel simpatico filmato realizzato, a suo tempo, da QuiMateraLibera in occasione del convegno organizzato dai Lions di Matera in materia di inceneritori ed affini e della intervista, a margine, al Prof. Lancia della Federico II di Napoli e promotore ufficiale dei termovalorizzatori?
Nell’affollatissimo ed interessante incontro dibattito organizzato l’8 gennaio a Val d’Agri dal WWF Basilicata è emerso, ma la cosa era nota, che la rete completa di monitoraggio a spese dell’Eni non è stata realizzata.
La Regione Basilicata avrebbe dovuto gestire così, come prevedeva l’accordo di programma vecchio ormai di 12 anni, la predetta ed inesistente rete.
Anche la eventuale connessione tra l’aumento delle malattie respiratorie, circolatorie e tumorali in Valle e le attività connesse a quelle petrolifere, è del tutto sconosciuta
Abbiamo avuto una esperienza negativa in Val D’Agri fatta di latitanza , adesso stiamo cercando di porre rimedio.
Facciamo lo stesso errore nell’area Camastra – Alto Sauro?
Siamo in questa ultima circostanza in situazione di maggior pericolo perché andiamo ad intaccare direttamente le falde acquifere.
L’esperienza passata non è servita a nulla?
Pio Abiusi
Pd, acqua e …vade retro, popule
In data 11 gennaio 2010, il CIACP firmò una lettera con cui il Coordinamento regionale per l’ “acqua bene comune” proponeva che, nel successivo Consiglio regionale, all’odg fosse inserita una mozione, preparata dallo stesso Coordinamento, con cui si chiedeva che il Consiglio regionale di Basilicata si pronunziasse per il principio di acqua come bene pubblico, contro il minacciato tentativo di privatizzazione. Si faceva riferimento all’atteggiamento della vicina “siticulosa” Puglia, e in particolare del Presidente Vendola, che, oltre che pronunziarsi contro la privatizzazione, aveva incaricato l’ufficio legale della Regione di impugnare il provvedimento legislativo per vizio di incostituzionalità. In Basilicata, intanto, contro la privatizzazione si erano pronunziati il Presidente De Filippo e qualche consigliere con dichiarazione pubblica.
Il testo della mozione fu inviato al Presidente della Giunta regionale, dr. Vito de Filippo e al Presidente del Consiglio regionale, dr. Franchi. Ad ogni buon conto, e per eccesso di zelo, fu inviato anche ai singoli consiglieri regionali. E’ persino superfluo dire che nessuno dei consiglieri ha dato segno di vita e di interessamento; ma ancor più grave è che il testo della mozione non sia stato inserito all’ odg del prossimo Consiglio regionale. Non resta che un’altra seduta, ultima, prima del suo scioglimento.
Il CIACP esprime forte disapprovazione per questo atteggiamento di noncuranza e distrazione di fronte ad un problema di così vitale importanza per le nostre popolazioni e, soprattutto, per i più bisognosi. Per fortuna, con soddisfazione leggiamo che la terza Commissione consiliare della Provincia di Matera, dimostrando molta più sensibilità del supremo organismo regionale, all’unanimità ha votato un ordine del giorno a favore della pubblicità dell’acqua “bene comune”, richiamandosi esplicitamente a quanto fatto e detto dalla Regione Puglia. Dobbiamo dunque concludere che sull’argomento la Provincia di Matera e i più “modesti” consiglieri provinciali vedono più lontano e meglio dei nostri consiglieri regionali? Forse che questi, per ovvie ragioni elettorali, sono più preoccupati di non indispettire e irritare direttive centrali del partito (nel caso specifico, del Partito Democratico)?
Lo diciamo a ragion veduta, considerato che l’antagonista di Vendola nelle primarie, – Boccia – aveva esordito con la stupefacente affermazione che, pur ammettendosi il principio dell’”acqua bene comune”, la gestione poteva essere affidata ad un privato! Sinceramente non siamo capaci di entrare nelle sottigliezze di Boccia, che sono quelle, sicuramente, della “direzione” del PD. Noi, sugli orientamenti liberistici e antisociali (nemmeno antisocialisti) del PD non capiamo più nulla. Che le primarie contro Vendola si siano perdute anche per questo? E se per questo il PD lucano perdesse l’amministrazione della Regione Basilicata, terra ad altissima percentuale di disoccupazione e di povertà?
Noi, sinceramente, non ci meraviglieremmo più di tanto.
Giuseppe Pace, Presidente del CIACP
Giovanni Caserta, Responsabile culturale del CIACP
Pio Abiusi