Dimensionamento scolastico, intervento Maida (Centro Studi Jonico Drus). Di seguito la nota integrale.
Il Piano regionale sul dimensionamento scolastico sta facendo discutere. Regione e Province si rimpallano le responsabilità delle scelte, che fatalmente premiano alcune realtà locali e ne penalizzano altre.
Sullo sfondo ci sono ancora una volta le elezioni e tutto viene giocato in funzione elettorale. Ma va detto che alla base c’è un provvedimento del governo Meloni e più specificatamente del Ministro Valditara che non ha tenuto conto della specificità dell’Italia né dal punto di vista geografico e demografico (oltre l’80 per cento dei comuni sono di piccole dimensioni), né dal punto di vista storico (quasi tutti gli istituti scolastici hanno una identità, una storia, e negli anni si è consolidato il senso dell’ appartenenza che non può essere cancellato con una pianificazione che risponde soltanto ad una logica economicistica.)
Sulla questione ci sono proteste in tutta Italia dopo l’approvazione del provvedimento con l’ultima legge di bilancio 2023.
Sono previsti tagli calcolati di sedi e organici che avranno effetto principalmente a partire dal 2024/2025, i piani sono redatti dalle Regioni, che devono ogni anno provvedere autonomamente al dimensionamento della rete scolastica.
E così la storia di un istituto, il senso di appartenenza, l’orgoglio di essere studente di quella scuola, possono essere sacrificati sull’altare di una pianificazione per tagliare i costi dell’istruzione. Giovanni Gentile, autore della più seria riforma scolastica dall’unità d’Italia ad oggi, si starà rivoltando nella tomba.
Che un governo di Destra o presunta tale, si renda artefice di un siffatto provvedimento, la dice lunga sulla mancanza di “visione” dei suoi protagonisti, sulla totale assenza di obiettivi da perseguire per tentare di invertire la decadenza dell’istituzione più importante della società.
Il dimensionamento delle Istituzioni scolastiche avviene attraverso l’adozione annuale di una deliberazione di Giunta regionale (DGR) contenente il piano regionale di dimensionamento riferito all’anno successivo.
Stando agli esperti del Ministero, una scuola è sottodimensionata quando ha meno di 500 alunni, ridotti a 300 nelle situazioni di deroga. Le classi possono essere composte da max 25 alunni alla primaria, 26 alle medie, 27 alle superiori.
Non s tiene conto che l’Italia è composta principalmente da piccoli comuni e che la maggior parte degli Istituti scolastici hanno una tradizione, una storia, una identità e che il rapporto con le direzioni scolastiche degli alunni e dei genitori è un’ aspetto fondamentale del processo educativo.
Contro il provvedimento governativo hanno protestato anche regioni a guida Centro-Destra, come ad esempio la Sardegna. Sarà anche per questo che Fratelli d’Italia vuole trombare l’attuale presidente Solinas dalla ricandidatura?
Il Ministro ha chiarito che l’obiettivo non è la chiusura delle scuole, ci mancherebbe, bensì la razionalizzazione delle reggenze, con un’aspirazione a eliminarne molte.
In effetti secondo le intenzioni governative non si vuole arrivare ad un taglio di istituti casuale, ma la misura servirebbe per tre motivi in particolare.
Prima di tutto consentire all’amministrazione di programmare meglio il fabbisogno di dirigenti scolastici, con una evidente razionalizzazione dei relativi concorsi.
In secondo luogo, le Regioni, con il dimensionamento scolastico, potrebbero programmare con più tranquillità e razionalità la rete scolastica, decadendo anche il parametro dei 600 alunni per istituto.
E poi, come più volte espresso da Valditara, il dimensionamento servirà proprio a limitare il fenomeno delle reggenze dei Dirigenti Scolastici. Secondo i sindacati, questo anno scolastico sarebbero stati 866 le scuole con un preside non titolare e quindi non sempre in loco.
Questo nelle intenzioni, ma l’applicazione del provvedimento sul territorio è disastrosa, come testimoniano le proteste in ogni parte di d’Italia.
Da un governo di Destra ci aspettavamo ben altri provvedimenti per rafforzare il mondo della scuola, si poteva infatti tagliare in tanti altri settori.