Indotto Stellantis Melfi, Fiom Cgil: “Una crisi che viene da lontano. Da Stellantis nessuna risposta, serve un forte intervento delle istituzioni”. Di seguito la nota integrale.
“Lo sciopero di oggi della logistica nell’area industriale di Melfi è solo l’iceberg di una crisi dell’automotive che viene da lontano. Il ritardo dovuto a Fca e oggi Stellantis sul piano degli investimenti nella transizione elettrica affonda le radici nel 2014: è da allora che i lavoratori subiscono le conseguenze di determinate scelte politico industriali ottenendo come risultato l’avvio della cassa integrazione, la perdita salariale e la precarietà produttiva e occupazionale”. Lo afferma la segretaria generale della Fiom Cgil Basilicata, Giorgia Calamita.
“Il tema di Melfi – prosegue – è da inquadrarsi in una logica di una multinazionale che conferma esclusivamente politiche che guardano alla redditività a scapito dei lavoratori. La produzione delle auto Stellantis è in netto calo rispetto alle altre case automobilistiche, la cui redditività non segue lo stesso andamento. In questo processo di riduzione produttiva l’Italia è passata da due milioni di vetture l’anno a 450.000 vetture, impattando sull’occupazione. Il tema vero è che oggi la transizione non viene governata. Si continua a lasciar fare alle imprese e anziché utilizzare i fondi europei per la transizione, progettando il sistema della mobilità sostenibile nel nostro Paese a partire appunto dalle infrastrutture, il governo continua a lasciar fare al mercato, con investimenti che nulla hanno a che fare con un’idea o con una politica industriale che metta al centro il lavoro e la dignità e la sostenibilità nel nostro paese.
Questa situazione ha un impatto sul territorio di Melfi perché la multinazionale, nonostante le rivendicazioni del sindacato sia livello territoriale che a livello nazionale per avere un confronto che possa mettere al centro la qualità del lavoro, della salute, della sicurezza e del salario, continua a ragionare unilateralmente a fronte di una serie di richieste di incontro, anche aziendale, per superare e per affrontare le problematiche derivanti dall’efficientamento che comporta aumenti di carichi di lavoro, peggioramento delle condizioni di lavoro, riduzione occupazionale e peggioramento della salute e della sicurezza sui luoghi di lavoro.
Gli incontri nello stabilimento non stanno dando nessuna risposta tant’è che come Fiom stiamo chiedendo con forza l’intervento delle istituzioni. È necessario che ai tavoli istituzionali, sia a Roma in Regione Basilicata, Stellantis risponda rispetto al ridimensionamento produttivo e occupazionale che sta generando disastri sociali nel Paese e nella nostra regione. In queste ore c’è lo sciopero indetto da dalla Fiom insieme alle altre organizzazioni sindacali sul mancato rinnovo del contratto da parte di Stellantis nei confronti di un’azienda logistica che si traduce immediatamente in 130 lavoratori licenziati. Stellantis, nella continua ricerca di efficientamento, ha inserito nella sua organizzazione del lavoro la logistica che fino a ieri era affidata al sistema degli appalti.
Chiediamo che si apra un vero confronto con Stellantis – aggiunge Calamita – e che si ponga immediatamente fine agli incentivi all’esodo (all’incirca 1400) che hanno ridotto già troppo l’occupazione a Melfi. Non si può più continuare a ridimensionare lo stabilimento. È in pericolo tutta l’area industriale di Melfi che coinvolge anche le aziende della componentistica, che non potranno avere una sostenibilità dei costi se si continua con la riduzione produttiva. C’è dunque il tema delle commesse ma anche dei volumi produttivi, oggi dimezzati rispetto alla capacità dello stabilimento. E questo non è certo dovuto alla transizione che viene utilizzata come alibi per continuare a fare profitti. Le cinque vetture elettriche previste a Melfi non sono ancora in produzione e questo è la prova del fatto che la crisi è antecedente alla transizione ma è frutto dell’incapacità del governo attuale e dei governi precedenti a garantire la tenuta produttivo occupazionale nel nostro Paese a fronte di esosi incentivi e finanziamenti.
Bisogna intervenire con urgenza, investendo nel settore dell’automotive attraverso la formazione e gli ammortizzatori sociali in modo da creare una condizione di turnover per l’inserimento di nuovi lavoratori nelle fabbriche. Occorre aumentare la capacità produttiva aumentando i modelli produttivi nel nostro per arrivare a un milione di vetture l’anno, guardando ai modelli di largo consumo non solo a quelli di alta gamma, così come previsto a Melfi. Continueremo a rivendicare con la lotta la centralità del lavoro, la dignità dei lavoratori, i diritti e il salario. Affinché la transizione non venga scaricata sui lavoratori – conclude – occorrono politiche industriali serie che ancora a oggi non sono state avviate”.