Con 217 voti a favore garantiti dai senatori del PD, del PDL, dell’UDC e del cosiddetto Terzo Polo, 40 contrari (tra cui quelli di Lega e IDV) e 4 astenuti (ma nella lista non figurano senatori lucani) il Senato ha approvato il decreto sulla spending review, che contiene anche la proposta di tagliare le province che non raggiungono i requisiti previsti dal Governo Monti. A conti fatti anche i senatori lucani hanno affossato la Provincia di Matera.
Ora secondo la norma costituzionale il Decreto sulla spending review passa alla Camera per cominciare la discussione del testo a partire da giovedì 2 agosto per poi procedere con la votazione lunedì 6 agosto. I
La novità relativa alle province introdotta dal decreto è che non si parla più di riduzione o soppressione ma di riordino. Restano confermati i requisiti minimi di popolazione e territorio ed entro 90 giorni ogni regione dovrà trasmettere al Governo una proposta di riordino. Ecco perchè risulterà decisivo l’impegno della Regione Basilicata per salvare la Provincia di Matera da questo “riordino” imposto dalla spending review di Monti. Anche se il presidente Stella ha espresso delusione per la scelta della Regione Basilicata di non presentare il ricorso alla Corte Costituzionale per contestare il provvedimento che adesso viene discusso dalle due aule del Parlamento, cosa che hanno fatto altre Regioni.
Sul piede di guerra i sindacati di Cgil, Uil e Ugl che preannunciano uno sciopero del pubblico impiego per il 28 settembre contro i tagli al comparto e migliaia di esuberi in arrivo. Non aderisce per il momento la Cisl.
Per quanto riguarda le misure più importanto sotto il profilo sociale ed economico approvate dal Senato ricordiamo lo slittamento dell’aumento dell’IVA a luglio 2013 e l’accesso alla pensione con il vecchio sistema contributivo per altri 55.000 esodati, rimasti senza lavoro e senza pensione.
Le spese per le Amministrazioni centrali si riducono da 35 a 30 milioni: i cinque risparmiati dovranno garantire le intercettazioni per gli uffici giudiziari del territorio. Prevista anche una riduzione del 20% dei dirigenti pubblici e del 10% del personale della Pubblica Amministrazione. Con il decreto approvato adesso le Amministrazioni potranno approvvigionarsi di nergia, gas, carburanti e telefonia anche rivolgerdosi a fornitori che non hanno una convenzione con la Consip, a condizione che siano previsti corrispettivi inferiori a quelli indicati. Previsti altri tagli per un miliardo e mezzo sino al 2015 per i Ministeri, l’accorpamento delle prefetture (e naturalmente è a rischio anche la Prefettura di Matera) e tagli di auto blu. Tagli saranno imposti alle Regioni anche per la Sanità.
Il decreto conferma gli aumenti per gli studenti universitari fuoricorso: +25% per i fuoricorso con reddito familiare sotto i 90mila euro, fino a +50% con reddito tra 90mila e 150mila euro, e fino a +100% con un reddito oltre i 150mila euro. Previsti anche aumenti delle rette anche se per gli universitari ad esclusione degli studenti con reddito familiare più basso. Scongiurato il taglio di 30 milioni di euro per sostenere la ricerca nell’anno in corso.
La posizione della Cisl Funzione Pubblica sul decreto “Spending review”
Con il decreto “Spending review” emendato e approvato in Senato, il nostro giudizio non cambia. Si tratta di un provvedimento per molti versi inefficace, dannoso per altri, che delude le attese di chi, come la Cisl, si aspettava misure serie per aggredire sprechi e malfunzionamenti strutturali della Pa e inaugurare finalmente un impiego razionale e produttivo delle risorse finanziarie, materiali, professionali.
Delude questo Governo “tecnico” al quale il Paese aveva dato fiducia perche’ facesse scelte piu’ lungimiranti, e anche piu’ condivise, della solita orgia di tagli lineari gia’ vista troppe volte negli scorsi anni. E deludono i partiti della maggioranza che appoggia il Governo in Parlamento, che avrebbero potuto ricercare e ottenere durante l’iter di conversione del decreto dei momenti di dialogo e concertazione con le parti sociali. Ma che non lo hanno fatto, preferendo che a dettare legge su questo e
quel “ritocco” fossero le lobby dedite alla difesa a oltranza delle rendite di posizione.
E deludono anche gli amministratori locali, le Regioni, le Province e i Comuni: capaci soltanto di lamentare le difficolta’, ma non di sperimentare e di proporre come alternativa alla logica della mannaia esempi di pratiche virtuose, attuate nei territori con l’appoggio dei lavoratori pubblici e delle comunita’.
La politica, in generale, non ha saputo ne’ voluto approfittare di una “revisione” della spesa pubblica, di per se’ necessaria, per mettere in moto un ridisegno complessivo degli assetti istituzionali e una riorganizzazione profonda del sistema dei servizi.
Ancora una volta tocca a noi, come sindacato responsabile, riprendere la barra del cambiamento, senza accontentarci della sola protesta. Dobbiamo essere ancora piu’ preparati e determinati per sfruttare al meglio quanto di utile il quadro attuale ci offre.
La mobilitazione ci ha portato ad aprire un tavolo di proposta vera con il Ministro della Pa. Tanti altri tavoli dovremo aprirli a livello regionale, territoriale, aziendale. Per contrastare gli effetti negativi dei tagli e per guidare la battaglia sulla riorganizzazione, la trasparenza, le professionalita’.
Sara’ un impegno da concretizzare a tutti i livelli, dai vertici istituzionali ad ogni singolo ente pubblico. Ogni territorio, ogni delegato, ogni Rsu potra’ dare un contributo prezioso per fare vera riqualificazione, usando i mezzi che sono propri di un vero sindacato: confronto, mobilitazione, contrattazione.
Per questo e’ indispensabile sfruttare tutte le leve a nostra disposizione, a partire dalla priorita’ – indicata nel decreto – di scavare in quella vera e propria palude della spesa pubblica che sono i costi per acquisti di beni e servizi, per portare alla luce sprechi e opacita’.
O dalla complessa partita del riordino delle Province, che pure e’ stata affrontata in modo sbagliato dai provvedimenti del governo, ma che puo’ offrire il destro per quel “ridisegno” dei livelli amministrativi che andava impostato da tempo. E che puo’ consentire di ridefinire efficacemente le competenze, alleggerire il sistema istituzionale eliminando le sovrapposizioni (enti strumentali, societa’ di comodo,…), creare una rete dei servizi locali efficace ed integrata, valorizzare le professionalita’ anziche’ sacrificarle ad un “risparmio” illusorio.
Lo stesso taglio del 20% degli organici dirigenziali e’ una misura che, nella sua severita’ indifferenziata, almeno si pone un problema reale di molti settori della Pa: il rapporto squilibrato tra dirigenti e dipendenti. Questione che la Cisl Fp ha spesso denunciato.
Non dobbiamo dimenticare infatti che la nostra battaglia e’ per un’idea di rilancio dei servizi pubblici ai cittadini e alle imprese basata sul valore delle persone, sulla valorizzazione delle competenze, sulla crescita delle professionalita’ e su una logica trasparente della premialita’. Un cammino ancora tutto da costruire. Che dobbiamo avviare, anche rovesciando a nostro favore le misure del decreto.
L’incontro con il ministro Patroni Griffi ci ha consegnato aperture apprezzabili, a cominciare dalla disponibilita’ espressa dal Ministro stesso a programmare fin dalla prima settimana di settembre un calendario di incontri. Ma le parole non bastano, servono i risultati.
Il nostro interesse e’ anzitutto garantire ai lavoratori pubblici una tutela vera dal rischio che comportano i tagli lineari agli organici. L’esame congiunto sulle eventuali eccedenze, che il ministro ci ha confermato, non deve essere un pro forma.
Vigileremo sul rispetto degli impegni, in particolare riguardo alla condivisione dei criteri di gestione dei processi di mobilita’ e
al confronto sulle carenze e sui profili professionali da inserire nella Pa dopo il blocco del turn-over.
E poi vogliamo costruire le condizioni per definire all’Aran un “accordo quadro sulle relazioni sindacali”, che assicuri ai sindacati e agli eletti nelle Rsu gli strumenti e gli spazi per contrastare gli amministratori che non riducono sprechi e disorganizzazioni, e affiancare invece i dirigenti onesti che riorganizzano gli enti e i servizi insieme ai lavoratori.
La nostra partita non si giochera’, infatti, solo a palazzo Vidoni. Dobbiamo attivarci subito per chiedere incontri anche con tutte le amministrazioni centrali e locali, e pretendere il rispetto dell’intesa del 3 maggio. Dobbiamo puntare ad ottenere tavoli e strumenti per attuare una riorganizzazione vera ente per ente, anche in assenza di decisioni da parte del governo. Il mese di settembre, dunque, sara’ importantissimo per dare corpo alla nostra azione sindacale tanto al centro quanto nei
territori e nei luoghi di lavoro. Per questo dobbiamo tutti insieme pensare fin da ora ad impostare un programma di iniziative, due o tre appuntamenti nell’arco del mese in cui illustrare agli iscritti il percorso che vogliamo fare e gli obiettivi a cui puntiamo, e lanciare la mobilitazione intorno a proposte concrete legate allo specifico del territorio e/o dell’ente.
E’ importante comunicare subito e con chiarezza il nostro messaggio: la Cisl ha idee precise su come fare spending review senza tagliare ne’ posti di lavoro ne’ servizi ai cittadini. E intende sfidare su questo terreno le controparti politiche e amministrative, sbarrando la strada a soluzioni “facili” che non intaccano le diseconomie vere.
Giovanni Faverin, segretario nazionale Cisl Funzione Pubblica
Parlamentari PDL sollecitano attuazione decreto liberalizzazioni per sviluppo progetto minerari.
In un ordine del giorno collegato al Decreto Sviluppo in esame in Commissione Industria del Senato, sottoscritto dal relatore sen. Cesare Cursi e dai senatori Cosimo Latronico, Guido Viceconte e Salvatore Mazzaracchio, è stato impegnato il Governo a dare corso alle previsioni contenute nell’art.16 sulla Legge Liberalizzazioni, adottando tempestivamente i decreti interministeriali, per fissare la quota di maggiori entrate da riservare alle regioni dove si realizza lo sviluppo di progetti minerari. “Entro il 24 Luglio scorso, stante le previsioni del Decreto Liberalizzazioni, il Governo – ha dichiarato Latronico – avrebbe dovuto fissare condizioni di maggiore compensazione per accelerare lo sfruttamento delle risorse energetiche nazionali di idrocarburi, destinando una quota del gettito fiscale per finanziare fondi per lo sviluppo delle infrastrutture e delle attività produttive nei territori interessati. Si tratta di una Manovra che riguarda lo sviluppo del Paese, di molte regioni del Mezzogiorno che contribuiscono al fabbisogno energetico nazionale, alleggerendo la bolletta energetica dell’Italia. Ci auguriamo che il Governo possa effettivamente dar corso ai programmi previsti che darebbero sicuramente impulso all’economia dell’intero Paese”.
Forse la senatrice era distratta con la Casam….!!! :))
Questo è l’ennesimo scippo che si compie ai danni della nostra comunità.
Ma i nostri rappresentanti al senato che fanno????? Votano la fiducia ad un governo che non
è l’espressione del popolo.
Perchè non tagliano il loro stipendio??????
Perchè non dimezzano il finanziamento ai partiti???
Meditate gente……
E SEMPRE MEDITATE GENTE…. E’ DIVENTATO INSOPPORTABILE!
posso chiederle se almeno ha firmato per la proposta ZERO PRIVILEGI mandata avanti dal m5s locale?
qui si parla, si parla, si parla ma poi quando c’è bisogno di alzare la cresta …. POOOOOOOOOOOOOOOOW
scusate lo sfogo
Commentate pure? Perchè, avevate dubbi su cosa avrebbero fatto i senatori lucani? Ora diranno che la loro è stata coerenza volta a far risparmiare soldi con i tagli di alcune province. Io dico che tanto i parenti della “santa” sono in regione e non in provincia ed in comune, quindi lei personalmente non ha problemi.
E poi basta con le accuse ai nostri senatori su citati, loro sono coerenti! Infatti i loro nomi figurano anche tra quelli di coloro i quali hanno votato a favore della riforma del lavoro voluta dalla tecnicissima Fornero! Capito quindi? Loro sono quelli che in campagna elettorale parlano promettendo sviluppo e posti di lavoro, poi votano riforme che uccidono il lavoro, “scavalcano” l’articolo 18 ed i diritti dei lavoratori rendendo il lavoro un miraggio!
Perfetto, detto ciò non resta che aspettare di leggere nuovamente i loro nomi (e dei loro parenti) tra quelli degli eletti alle prossime elezioni, poichè si sa, al lucano (ed al materano in particolar modo) gil piace essere preso per il sedere e dare da mangiare a gente che lo tratta peggio di una marionetta.
Errata corrige: errore di battitura. Intendevo dire che i parenti di santa Maria sono in regione ed in comune, non in provincia.
A pensarci bene mi ero sempre domandato come mai il parente avesse fatto il salto di qualità passando da consigliere comunale a regionale, saltando la fase “provinciale” mentre la parente fosse partita dal comune e non dalla provincia, dove mancherebbe (almeno a prima vista) un rappresentante familiare!.
Ora ho la risposta: la Santa, ovviamente è una veggente lungimirante, aveva già preventivato un’eventuale soppressione della provincia di Matera!
Ti sbagli, la santa, come la definisci tu, alla Provincia ha il cugino che ricopre la carica di Presidente del Consiglio Provinciale. Informati meglio.
CIAO A TUTTI, SIETE SIMPATICI CON I VOSTRI COMMENTI “AMARI”.. ..
NE HO UNO AMARO DA DIRE ANCH’IO: PROPRIO IERI UN MIO AMICO DICEVA CHE NOI MATERANI SIAMO UN POPOLO DI BOVINI MANSUETI ABITUATI SOLO A PORTARE IL GIOGO (=Trave in legno, sagomata per adattarsi al collo di uno o due buoi, che costituisce l’attacco del carro, dell’aratro ecc. In epoca romana, strumento di umiliazione costituito da un’asta orizzontale sotto cui i vinti erano costretti a passare a schiena curva …. NEL SENSO FIGURATIVO = Ciò che opprime, asservisce ….), LO STEMMA COMUNALE CI RAPPRESENTA IN PIENO, E’ VERO, PERO’ IO CONFIDO CHE UN GIORNO RIUSCIREMO AD ALZARE LA SCHIENA …. E A RICORDARCI CHE OGNUNO E’ DEGNO DELLE PERSONE DA CUI SI FA RAPPRESENTARE ….