Il mondo delle professioni non ordinistiche chiede più spazio e per farlo mostra i suoi “numeri” di un’indagine di Confcommercio Professioni: sono 445 mila i professionisti che in Italia non sono iscritti a Ordini e sono in continuo aumento (intorno ad un più 4% rispetto al periodo pre-Covid). Il 53,5% sono uomini, mentre il restante 46,5% donne. 6 su 10 hanno una laurea o un diploma. Oltre il 38% opera in area tecnico-scientifica, il 21,7% fa attività legate alla comunicazione, il 18,2% attività socio-sanitarie ed il 12% nell’area economico-legale. Il 19,4% di questi si colloca nella fascia di età compresa tra i 35 ed i 44 anni, il 35,3% tra i 45 ed i 54 anni ed il 27,4% tra i 55 e i 64 anni. Il 60% dei professionisti non ordinistici lavora da solo, mentre poco meno del 40% lavora con dei collaboratori. Lavorano principalmente con più committenti: il 35% lavora con oltre 10 committenti. Il 67% dei professionisti non ordinistici svolge un’attività individuale professionale con partita IVA. Il 73,5% dei professionisti non ordinistici che lavorano con la pubblica amministrazione o con la grande committenza ritiene che sia utile fissare un equo compenso nei confronti di questi committenti. Quasi 6 su dieci adottano il regime forfettario e ritengono che l’obbligo di fatturazione elettronica sia un adempimento giusto ed equilibrato. Oltre il 73% dei professionisti non ordinistici è iscritto alla Gestione Separata INPS. Solo il 28% dei professionisti non ordinistici ha una pensione integrativa. Stiamo parlando di amministratori di condominio; designer; wedding planner; influencer; insegnanti Yoga; professionisti Benessere, Movimento, Pilates ed esercizio fisico; consulenti finanziari; consulenti e formatori di Management; erboristi; professionisti della prevenzione e sicurezza sul lavoro; professionisti ICT, optometristi, provider ECM; odontotecnici, guide turistiche, informatori cosmetici qualificati. I professionisti non organizzati in regime forfettario prevalgono nelle regioni del Nord Italia, del Nord Ovest in particolare, mentre i professionisti non organizzati in regime ordinario prevalgono nelle regioni del Sud Italia e nelle aree tecnico-scientifica ed economico-legale.
La presidente di Confcommercio Professioni, Anna Rita Fioroni, sottolinea che le richieste sono trasversali per tutti i settori: maggiori tutele statali, incentivi, sconti su acquisto materiali. Maggior riconoscimento della professione e del lavoro intellettuale da parte dei committenti e dei cittadini. Miglioramento e aumento delle prestazioni assistenziali come maternità, malattia, ferie. Più facilità di accesso al credito. Tra le priorità individuate: riconoscere la contribuzione figurativa nell’Iscro (Indennità straordinaria di continuità reddituale operativa), al pari degli altri ammortizzatori sociali, perché mentre nella fase sperimentale l’indennità corrisposta al professionista, che si trovava in una fase temporanea di calo del fatturato e dell’attività, era al di fuori del reddito imponibile, adesso con la legge di Bilancio è stata reintrodotta come reddito imponibile e quindi chiediamo che almeno sia prevista la contribuzione figurativa”. Fioroni osserva che “i lavoratori autonomi, intervistati nell’ambito di un’indagine di Confcommercio professioni, ritengono non adeguate le prestazioni assistenziali della gestione separata e hanno espresso interesse per i piani di continuità operativa per i casi di perdita temporanea del fatturato”. Per questo, “l’Iscro è una risposta significativa per queste esigenze: per noi è positivo l’intervento fatto con la legge di Bilancio che l’ha resa strutturale, ha ampliato la platea degli interessati e ha anche ridotto l’aliquota di contribuzione aggiuntava”.