Questa mattina nella sala “Pasolini” di via Sallustio a Matera è stato convocato un consiglio comunale in seduta straordinaria aperta per avviare un dibattito sull’installlazione di una antenna 5G in via Gravina a Matera.
In conformità alle decisioni assunte dalla Conferenza dei capigruppo riunitasi l’11 gennaio scorso, alla seduta aperta hanno partecipato due rappresentanti dell’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente di Basilicata (Arpab), Giovanni Moliterni per il circolo di Matera di Legambiente Basilicata e rappresentanti del Comitato di quartiere “Serra Rifusa” e del Comitato spontaneo “No ripetitore 5G in via Gravina”.
Ricordiamo che sull’antenna di telefonia mobile è in pendenza un ricorso al Tar del Comune di Matera ma in ogni caso potrebbe essere il Consiglio di Stato a dirimere la questione visto che la società WindTre potrebbe rivolgersi a Roma per ottenere l’autorizzazione a installare l’antenna 5g in via Gravina a Matera.
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Nuove antenne telefonia mobile 5G a Matera, sindaco Bennardi nel Consiglio Comunale aperto: “Una battaglia politica da condurre insieme, senza contrapposizioni”
«Quella sull’installazione di nuove antenne 5G nel territorio comunale più urbanizzato, come si vorrebbe fare nella rotatoria di via Gravina, è una battaglia politica da condurre tutti insieme, senza contrapposizione tra maggioranza e minoranza». E’ quanto ha sostenuto il sindaco di Matera, Domenico Bennardi, durante il consiglio comunale aperto sull’impianto di via Gravina. Nella fase di assise aperta, sono intervenuti i rappresentanti dei comitati civici e Legambiente, esprimendo la loro preoccupazione per il potenziale impatto dell’impianto sulla salute pubblica e invitando l’Amministrazione comunale a imporne la delocalizzazione. Sono intervenuti anche i tecnici dell’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente di Basilicata (Arpab), nella persona del direttore tecnico Achille Palma e dell’ufficio Inquinamento acustico ed elettromagnetico Maria Angelica Auletta. I tecnici Arpab hanno rilevato che l’ente interviene esclusivamente sulle emissioni degli impianti, imponendo determinate prescrizioni che nel secondo progetto presentato dalla società operante in via Gravina sarebbero state tutte osservate. Quindi, pur essendosi formato il silenzio-assenso per inerzia riconosciuta dall’Arpab, i tecnici hanno rimarcato che nel rispetto delle prescrizioni il parere dell’ente sarebbe stato comunque favorevole. La dottoressa Auletta ha, infine, spiegato che in presenza di una dichiarazione di conformità da parte della società, il monitoraggio prevede anche eventuali verifiche successive all’abilitazione dell’impianto, con la conseguente prescrizione a rientrare nei limiti/soglie ove sforassero. La normativa nazionale ha elevato queste soglie di esposizione a fine dicembre 2023, portandole da 6 volt/metro a 24 volt/metro in 6 minuti. Su quest’ultimo particolare si è soffermato il sindaco, che con delle slide ha illustrato all’assise l’evoluzione del quadro normativo nazionale dal 2002 al 2023, oltre all’iter autorizzativo seguito nel caso di specie per la gran parte gestito d’ufficio, con un percorso meramente tecnico oggettivo come impone la normativa vigente, dunque non suscettibile di interventi politici. Il sindaco ha presentato tutta l’attività svolta, da settembre fino all’installazione del traliccio da parte dell’azienda, che opera per la Wind e per conto dello Stato. Perché lo Stato vuole coprire tutte le aree grigie prive di segnale adeguato. Il sindaco ha anche riportato molti casi di contenzioso tra Comuni e società di telefonia, che hanno tutti avuto lo stesso epilogo: ordinanza del Comune e opposizione con ricorso al Tar vinto dalle ditte. «Sono incapaci tutti i sindaci, o è la normativa nazionale che ha tolto il potere ai primi cittadini di evitare o delocalizzare le antenne 5G? -si è chiesto provocatoriamente Bennardi- In realtà, la legge nazionale esautora i sindaci dalla possibilità di tutelare la salute dei cittadini, rispetto ai campi magnetici prodotti dalle antenne telefoniche 5G. Quindi, oggi noi dobbiamo fare delle scelte anche pianificatorie misurandoci con norme sovracomunali, che a partire dal periodo pandemico vanno nella direzione di agevolare il più possibile la banda larga, colmando le cosiddette zone bianche di segnale mediante ulteriori ripetitori. Lo dimostrano le linee guida del Decreto semplificazioni, per la necessità di implementare tutte le piattaforme che lavorano con i dati, inibendo di conseguenza il potere limitativo di sindaci e Amministrazioni comunali. Alla luce di tutto questo, e alla luce di quanto potrà emergere dal ricorso al Tribunale amministrativo regionale, presentato dalla società di cui abbiamo sospeso i lavori, ritengo necessario fare un passaggio in sede di Associazione nazionale dei Comuni italiani (Anci) e con i parlamentari lucani, per modificare l’articolo 8 della legge 36, ripristinando la possibilità da parte dei sindaci di introdurre limitazioni all’installazione di nuove antenne 5G in aree generalizzate del territorio. All’Arpab chiedo di redigere quanto prima una relazione completa sulle emissioni elettromagnetiche in quella zona di via Gravina, da allegare eventualmente anche in sede di discussione del ricorso al Tar, dando ai giudici un ulteriore elemento oggettivo di valutazione». Ad oggi i lavori di installazione in via Gravina sono stati sospesi dall’ufficio Opere pubbliche del Comune, che ha chiesto all’impresa di acquisire il permesso a costruire viste le dimensioni dell’impianto che si vorrebbe realizzare. La società di telecomunicazioni ha risposto con il ricorso al Tar, rispetto al quale c’è una recente sentenza della giustizia amministrativa di Lecce, non ancora appellata, che per un caso analogo con un cambiamento giurisprudenziale ha confermato la necessità del titolo edilizio, in presenza di impianti di grandi dimensioni. Il consigliere di maggioranza, Michele Paterino, ha illustrato in assise un ordine del giorno, con cui si propongono importanti prescrizioni alle probabili future installazioni di antenne nel territorio comunale più urbanizzato, ma al termine si è deciso di ritirarlo per discuterlo ed emendarlo in commissione Ambiente, a conferma della piena volontà di collaborare tutti per una battaglia comune. Attualmente in città sono attive circa 80 stazioni radio per telefonia mobile, la maggior parte delle quali realizzate su suoli o pertinenze private.