Il Consiglio comunale di Matera, dopo la relazione di Nunzia Antezza, ha approvato all’unanimità un Ordine del giorno del PD che la vede prima firmataria, che impegna il Sindaco, la Giunta “ad attivare tutti gli atti e procedure necessarie a sostegno del riconoscimento della cittadinanza italiana per Ius Soli ai figli nati in Italia da entrambi genitori stranieri regolarmente residenti e ai ragazzi arrivati in Italia adolescenti, figli di cittadini non italiani regolarmente residenti, che abbiano qui compiuto un ciclo scolastico.
La condizione giuridica dei bambini di origine straniera nati in Italia è da un lato strettamente legata alla condizione dei genitori. Infatti, se i padri ottengono la cittadinanza, dopo 10 anni di residenza legale, questa si trasmette anche ai figli sulla base dello Jus Sanguinis. Dall’altro, la legge prevede che i minori di origine straniera nati in Italia possano fare richiesta di cittadinanza al compimento del 18° anno di età (ed entro il compimento del 19°) a condizione che siano in grado di dimostrare di aver vissuto ininterrottamente sul territorio italiano.
“In questo quadro normativo – continua Nunzia Antezza – la condizione di questi bambini è esposta a una serie di fragilità di natura burocratica che di fatto rendono spesso difficile l’acquisizione dei requisiti previsti dalla legge. Basta, ad esempio, che un minore sia rientrato per qualche mese nel Paese dei genitori per interrompere il decorso dei termini; anche essere stati iscritti in ritardo all’anagrafe, magari per la temporanea condizione d’irregolarità del genitore, fa slittare l’inizio del termine dal quale far decorrere i 18 anni minimi per poter fare domanda. Il risultato è che centinaia di migliaia di bambini di origine straniera vivono in una sorta di limbo del diritto, essendo italiani di fatto (per essere nati, cresciuti ed aver fatto le scuole in Italia), ma restando esclusi da tutta una serie di diritti per i quali è prevista espressamente la cittadinanza italiana”. L’applicazione del principio dello “Ius soli”, cioè il diritto di essere cittadini nel nostro Paese a partire dal luogo dove si nasce e non dalla discendenza di sangue “Ius sanguinis”, insieme a quello dello “Isu domicilii” per chi non è nato in Italia ma, si trova a vivere nel nostro paese gli anni decisivi della formazione della sua personalità, permetterebbe di sostenere con maggiore incisività il processo di integrazione socio – culturale per un’effettiva convivenza tra le persone di origine diversa.
Attualmente nella Basilicata sono censiti dall’Istat 14.738 stranieri, mentre secondo il rapporto Caritas\Migrantes 2010 l’esatta cifra degli stranieri residenti in Basilicata si aggirerebbe intorno alle 16mila persone.
Un importante dato è quello dei bambini nati da genitori non italiani che sono il 3,8% dei neonati regionali. Tre minorenni su cento in regione sono stranieri. Nella città di Matera, al 30 giugno 2012, i minori (da 0 a meno di 18 anni), figli di genitori stranieri sono 371 di cui 179 nati a Matera che parlano la nostra lingua, vanno a scuola con i nostri figli, tifano le stesse squadre, ma ancora non sono cittadini italiani.
Matera, città della Pace e dei diritti umani sin dal 2001 non può tacere su questa dimensione di civiltà, di riconoscere a chi nasce sul suolo italiano la cittadinanza italiana con i relativi diritti e doveri, così come accade in altri Stati d’Europa.
Già il sindaco di Matera, Salvatore Adduce, alcuni mesi fa, a nome dell’intera Amministrazione comunale aderì formalmente e pubblicamente alla campagna “L’Italia sono anch’io” che promuoveva una riforma legislativa in questa direzione.
L’ordine del giorno impegna la presidente del Consiglio comunale a trasmettere il documento ai Presidenti di Camera e Senato e ai Capigruppo dei Partiti politici presenti in Parlamento.