Giovedì 25 gennaio 2024 alle ore 17,30 nella sala A del Consiglio Regionale di Basilicata è in programma la presentazione del saggio “Fare la guerra con altri mezzi. Sociologia storica del governo democratico” del sociologo della politica Alfio Mastropaolo, professore emerito dell’Università di Torino. L’evento è organizzato dal Comitato “Comunità E Sviluppo Basilicata”. Con l’autore ne discuteranno il giornalista, già direttore del quotidiano Avvenire, Marco Tarquinio e i professori Giuseppe Mecca dell’Università di Macerata e Rocco Giurato dell’Università del Salento. I lavori introdotti dal portavoce del Comitato verranno coordinati dal direttore editoriale de La Nuova del Sud Donato Pace. Il saggio, a detta dell’autore, è suddiviso in quattro “racconti” ognuno dei quali tratta un aspetto della genesi del governo democratico fino agli sviluppi più recenti ben sintetizzati nell’ultimo capitolo del saggio dal significativo titolo“Verso una democrazia esclusiva?”. I quattro “racconti” sono dedicati rispettivamente: allo Stato, alla Rappresentanza, ai Partiti, al Mercato; ognuno di essi, dunque, focalizza l’attenzione su uno degli aspetti che ha determinato la nascita del Governo Democratico.Lo Stato, detentore del potere, a dispetto del suo nome, non è affatto “compiuto” ma è un processo, si potrebbe dire un work in progress. E’ un intrico quotidianamente negoziato di rapporti di dominio, subordinazione, associazione, cooperazione, ma anche di idee, ideali, categorie e modi di pensare degli << uomini storici>>, ma pure di chi, da qualche osservatorio storicamente situato, li scruta, li racconta, li studia. Tutto questo lo si evince dal racconto che Mastropaolo fa della formazione degli Stati, guardando con attenzioni i rapporti di forza tra i soggetti che interagiscono ed hanno un ruolo, le culture politiche, gli ideali, gli interessi economici che ciascun soggetto, sia esso singolo o collettivo, investe nella “guerra per la conquista del Governo dello Stato”. Partiti e rappresentanza aiutano a comprendere come i singoli interessi si siano organizzati in questa opera di conquista del governo dello Stato fino al “racconto” dedicato al rapporto tra Stato e mercato. Racconto questo dal quale si evince in modo netto come “la guerra per il Governo dello Stato” abbia determinato di volta in volta assetti istituzionali adeguati alle esigenze del mercato:lo Stato da Assoluto si trasforma in Liberale per poi diventare Liberal – Democratico, con l’allargamento dell’lettorato attivo e passivo, ed infine sociale all’indomani del Secondo conflitto mondiale. L’attuale contesto rappresentato dai processi di globalizzazione, ridimensionamento del Welfare, privatizzazione di ampi settori dell’economia, un tempo pubblici, l’emergere di istanze fortemente individualiste disegnano una nuova fisionomia dello Stato e dello stesso Governo Democratico. Non è un caso che Mastropaolo esordisca nel suo saggio affermando:“ La deferenza di un tempo è svanita. La sua autorevolezza è decaduta. Ma lo Stato domina ancora il paesaggio collettivo”, ed oggi, nonostante le trasformazioni dovute alla globalizzazione, continua ad essere punto di riferimento per i cittadini che ne sono sudditi. La domanda alla quale rispondere è perché un comitato che si chiama “Comunità E Sviluppo” invece di organizzare dibattiti e confronti su temi quali l’acqua, il trasporto pubblico locale, la sanità ecc organizzi anche presentazioni di saggi, come in questo caso, di sociologia politica. La spiegazione sta nella domanda finale che il prof. Mastropaolo pone nel suo saggio e cioè “La democrazia inclusiva del dopoguerra è destinata a trasformarsi in democrazia socialmente e politicamente esclusiva?” come dice l’autore c’è ragione di temerlo!“Dinanzi alla sfida delle disuguaglianze in crescita e del pluralismo culturale, religioso, politico, andrebbe riscoperta anzitutto, e rivitalizzata, la vocazione al confronto pacifico al compromesso che aveva dato origine ai regimi rappresentativi”. Scrive oltre l’autore “Le elites alla testa dei regimi democratici sono per contro prigioniere dei loro calcoli elettorali, delle pretese del mercato e dei conflitti di potenza che si sono riaperti”. “Dove sta, però, il punto di incontro donde sincronizzare gli ingranaggi ultracomplessi dello Stato e del mercato in maniera socialmente più giusta? C’è ancora spazio per un’idea d’ordine, di giustizia, di sicurezza anche su scala internazionale, meno ipotecata dal profitto e più attenta alla civile convivenza e alla dignità di ciascuno?” Ebbene, condividendo la raccomandazione finale del prof. Mastropaolo noi del Comitato SeCBpensiamo che la risposta a queste domande siano la conoscenza, la cultura, lo studio, attività queste da sottrarre alla logica del mercato. E perciò, tentiamo di coniugare Comunità e sviluppo costruendo momenti diconfronto al fine di alimentare il dibattito culturale.
Gen 23