Massimo Duranti, curatore della mostra “Futurismo Italiano. Il contributo del Mezzogiorno agli sviluppi del Movimento” aperta il 20 ottobre scorso e prorogata fino al 9 aprile 2024 all’interno di Palazzo Lanfranchi a Matera, fa il punto sui bozzetti di Fortunato Depero per lo stemma di Matera, uno dei quali si può ammirare all’interno di questa mostra dedicata al Futurismo Italiano. Di seguito la nota integrale di Massimo Duranti.
Come speravo e come era immaginabile, dopo l’inaugurazione della mostra “Futurismo italiano, il contributo del Mezzogiorno agli sviluppi del Movimento ” da me curata, aperta a Matera il 20 ottobre dello scorso anno e prorogata fino al 9 di aprile al Museo Nazionale di Matera, il piccolo “giallo”, senza il morto ma con numerosi interrogativi sulla storia di un’opera d’arte, ha trovato la soluzione, o quasi.
Ho appreso che Giuseppe Appella, noto critico e storico – al quale, pure, chiesi un contributo per il catalogo, ma declinò l’invito per altri impegni – ha fatto luce sulla storia dello stemma di Matera realizzato da Depero,
Afferma Appella che nel 1981 portò a Matera Carlo Belli in occasione di una mostra ospitata al Circolo La scaletta diretto da Franco Palumbo, e che durante la cena Belli ricordò il suo rapporto con Depero e raccontò degli stemmi delle 96 province che il futurista trentino realizzò nel 1938, pubblicati da De Agostini. Successivamente, Palumbo ne verificò la disponibilità e ne propose l’acquisto alla Regione che accettò.
La tavola su Matera, è stata da me inseguita per mesi, ma solo mentre stavamo allestendo la mostra ne abbiamo scoperto la collocazione.Troppo tardi per poterla richiedere di nuovo! Ma andiamo per ordine! Fortunato Depero, di Rovereto, uno dei protagonisti del Futurismo, ha avuto rapporti significativi col Mezzogiorno dove ha lasciato segni importanti in occasione di soggiorni e partecipazioni innumerevoli a mostre. Non poteva dunque non essere ampiamente rappresentato nella rassegna che stavo preparando. Nelle ricerche avviate già nell’ottobre del 2022 venne fuori la notizia dell’esistenza in Regione un bozzetto di Depero con lo stemma di Matera di proprietà della Regione: una notizia che era apparsa il 25 giugno del 2017 su “SassiLive” riportava la testimonianza dell’artista Franco Di Pede, raccolta da Michele Capolupo, corredata da una immagine dello stesso, che faceva luce -si rivela solo ora, in parte- sulla storia di quel bozzetto. Si raccontava di un concorso del 1938 Indetto dal Comune al quale Depero avrebbe partecipato senza vincerlo. Inoltre, Di Pede raccontava di una mostra da lui curata “Omaggio al Futurismo” allo Studio Arti Visive di Matera nel dicembre del 1973 con una personale di Depero.
Seppure con quelle poche informazioni, ma in possesso dell’immagine a corredo dell’appello di>Di Pede, chiedemmo alla Regione il prestito del bozzetto, richiesta seguita da telefonate a vari livelli, tutte senza successo perché nessuno sapeva di un Depero in possesso della Regione, tant’é che non risultava neanche nell’inventario dei beni mobili della Regione stessa.
E però il rapporto Depero-Matera si materializzòfra le opere del museo di Roveretoche conserva la sua produzione, dove rinvenni un bozzetto praticamente identico a quello pubblicato su “Sassi live”, salvo per alcuni colori e per la didascalia a corredo della tavola che ne indicava come destinatario non il Comune, ma il “Dopolavoro aziendali d’Italia” di Matera, 1936. Il giallo si infittiva e Di Pede, alla mia notizia che alla Regione affermavano di non possedere nessun Depero, mi rispose con una risata dicendomi che lo aveva da poco visto appeso in una sala riunioni. Neanche questa precisazione comunicata a vari soggetti in Regione ebbe effetto! Non rimaneva altro che fare un sopralluogo, ma la dottoressa Condorelli, del Museo Nazionale, che collaborava alla mostra, ebbe la semplice, ma intelligenteidea di cercare nel web una generica sala riunioni della Regione e così l’arcano fu presto scoperto: la tavola, di non piccole dimensioni (50 x 40 cm.), faceva bella mostra di sé in una fotografia della Sala Verrastro della Giunta regionale, nella quale, constato ora, c’è anche appeso lo stemma deperianodi Potenza come affermato da Appella. Amministratori, funzionari e giornalisti che praticano quotidianamente quella sala da anni, non hanno mai posato l’occhio sulle due tavole e sulla firma! Oppure pensavano fossero di chissà quale grafico. Il Sindaco di Matera, all’inaugurazione mi disse che avrebbe esaminato la faccenda, ma allora sembrava che la tavola fosse finita in Regione non si sa per quale ragione. Solo ora sappiamo che fu acquistata. Ora mi auguro che sarà stata inventariata fra i beni mobili della Regione considerato che ha anche un non trascurabile valore venale! Il giallo non è del tutto risolto perché a esaminare e confrontare attentamente le due immagini dei bozzetti pubblicati sui siti sopra ricordati e quella dell’opera in mostra a Matera proveniente dal MART, si evidenziano tre distinte opere, seppure differenti l’una dall’altra per la posizione della firma, per i colori del profilo e per il tipo di carattere col quale l’artista scrisse Matera, come si può verificare dalle immagini allegate. C’è insomma una versione di troppo!
Per concludere, se la Regione intendesse accedere alla vecchia richiesta di prestito, potremmo esporla nella mostra di Palazzo Lanfranchi aperta fino all’8 aprile. Come curatore ne sarei lieto, come immagino la direzione del museo. Per il resto, il Sindaco di Matera, che non potrà più rivendicarne la proprietà perché non veritiera la notizia del Concorso bandito a suoi tempo dal Comune, potrà sempre chiederne il prestito per esporla in una occasione culturale.