Autonomia Differenziata delle Regioni: appello di Paternò (Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Potenza) al presidente Bardi. Di seguito la nota integrale.
«Ormai il rischio è concreto: l’autonomia differenziata sarà il colpo di grazia che si abbatterà sulla già moribonda sanità lucana. In barba al principio di uguaglianza nel diritto alla salute che anima la nostra costituzione e all’obiettivo di ridurre le disuguaglianze territoriali che muove il PNRR, il regionalismo differenziato in sanità legittimerà, in via normativa e definitiva, il divario tra Nord e Sud del Paese» – ha esordito così il Presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Potenza, il dr. Rocco Paternò, in una nota ufficiale di commento al tema dell’Autonomia Differenziata delle Regioni.
«E a farne le spese, in prima battuta, saranno, come sempre, gli anziani e i più deboli del Mezzogiorno. Ma questo provvedimento – ha continuato – promette di incidere in maniera particolare e profonda sul diritto alla salute dell’intera popolazione lucana. D’altronde, i dati sulla mobilità sanitaria interregionale parlano chiaro. Per la Fondazione GIMBE nel 2021 ha raggiunto un valore di 4,25 miliardi di euro (erano 3,33 mld nel 2020). Le regioni di destinazione sono proprio quelle che guidano il processo di autonomia differenziata. Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto raccolgono, infatti, il 93,3% del saldo attivo. Valore che, come è facile intuire, proviene dalle regioni del Sud. La Basilicata nel 2021 ha prodotto una spesa migratoria di 128.350.178 milioni di euro con un saldo negativo rispetto alle entrate di 83.482.904 milioni».
«In questo scenario, già complicato, l’autonomia differenziata creerà le condizioni di nuove e ulteriori storture e differenze. Una su tutte: la maggiore autonomia in termini di contrattazione dei compensi del personale innescherà la fuga dei professionisti sanitari, verso quelle regioni capaci di offrire condizioni economiche migliori. Un’altra migrazione – ha commentato – che si unirà a quella già copiosa dei giovani meridionali che, per studiare, vanno a fecondare i territori del nord, portando competenze ed economia. Le regioni del Mezzogiorno sono destinate a diventare, così, clienti delle regioni del nord. In questo modo, la questione meridionale si risolverà ma, come dice il Presidente di SVIMEZ, Giannola: “Per eutanasia del Mezzogiorno”».
Il Presidente Paternò ha concluso: «Per questo, si chiede al Presidente della Regione Basilicata – e ad altri rappresentanti politici lucani, favorevoli a questo scellerato disegno di legge – di anteporre alle posizioni di partito, di coalizione e personali, quelle della comunità che rappresentano. Serve intervenire. Occorre che la tutela sanitaria non sia oggetto di maggiori autonomie da parte delle regioni. Peraltro un’autonomia priva di una concreta perequazione che tenga conto degli ingenti investimenti sostenuti dallo Stato, proprio in quei sistemi sanitari che oggi la chiedono. Non possiamo accettare che i principi fondamentali del nostro Sistema Sanitario Nazionale siano calpestati con l’effetto di gravare ulteriormente sui pazienti lucani che vivono, già oggi, le difficoltà di una sanità impantanata tra infinite liste di attesa, carenza di personale, aumento della spesa privata, disuguaglianze di accesso alle prestazioni, migrazioni sanitarie e rinuncia alle cure. Insieme con la qualità del sistema formativo e dell’amministrazione pubblica, l’efficienza del sistema sanitario è considerata, a buon diritto, tra gli indicatori della qualità della vita di una comunità. Indicatori, questi, che rientrano tra gli attrattori presi a riferimento da potenziali investitori. Accettare che si consumi un ulteriore declino, obbedendo ciecamente agli ordini di scuderia sull’autonomia differenziata risponde, forse, a calcoli opportunistici personali, ma decreta definitivamente che il nostro Mezzogiorno e la nostra comunità siano condannati alle prospettive desolanti di una provincia subordinata».