“In una Basilicata devastata dalla mancanza di lavoro e di redditi adeguati, la crisi dello stabilimento Stellantis nell’area industriale di Melfi è un ulteriore colpo alla tenuta sociale ed economica della regione. Anche in questo caso si sono sovrapposte due fattori, l’incapacità della politica nazionale e regionale e le logiche di un’azienda multinazionale, a maggioranza francese, che conferma esclusivamente scelte che guardano alla redditività e al profitto senza considerare i lavoratori e l’impatto sui territori coinvolti”.
Lo sostiene in una nota Ambrogio Carpentieri, coordinatore regionale del Movimento Equità Territoriale Basilicata (Met).
“La questione di fondo è che la politica è sempre più debole e subalterna ai mercati e alla finanza e mancano programmi politici e investimenti per impostare piani industriali che mettano al centro il bene comune, l’occupazione, la dignità dei lavoratori e la sostenibilità.
Infatti, proprio sul tema della sostenibilità e della transizione dal termico all’elettrico, il governo Meloni e la giunta regionale Bardi sono completamente in controtendenza rispetto a quello che si potrebbe fare utilizzando i fondi europei per la riconversione ecologica dei processi produttivi e per la progettazione di un sistema della mobilità ecocompatibile.
Per superare questa situazione – sottolinea Carpentieri – bisognerebbe avere ai tavoli di trattativa esponenti delle istituzioni liberi da condizionamenti e capaci di indicare le linee di politica industriale per tenere in equilibrio sia la crescita economica che la qualità del lavoro, della salute, della sicurezza e del salario dei dipendenti. E per evitare che la transizione ecologica venga scaricata sui lavoratori.
Il Movimento Equità Territoriale (Met) – aggiunge il coordinatore della Basilicata – segue da tempo la situazione dello stabilimento Stellantis di Melfi, tant’è che a giugno scorso il nostro segretario nazionale Piernicola Pedicini ha presentato un’interrogazione alla Commissione Ue sul rischio smantellamento del sito produttivo melfese.
Ora, purtroppo, sembra che il fantasma dello smantellamento sia ritornato visto che l’ad della multinazionale Carlos Tavares ha parlato della possibilità di chiudere almeno due dei sei poli produttivi italiani del gruppo, a meno che ‘non ci siano incentivi adeguati da parte dello Stato’. Tavares non ha specificato quali fabbriche potrebbero chiudere e lo stabilimento di San Nicola di Melfi non sembra tra i candidati. Ma questo non basta ad abbattere i timori.
Pertanto, – evidenzia Carpentieri – la Basilicata non può stare a guardare e meriterebbe un governo regionale e un governo nazionale in grado di porre condizioni alla multinazionale. Lo Stato italiano potrebbe pure decidere di acquisire delle quote dell’azienda, così come ha già fatto il governo francese, ma occorre capire bene a quali condizioni e con quali contropartite.
Negli ultimi 40 anni la Fiat, Sata e Stellantis hanno ricevuto incentivi dallo Stato italiano per un totale di 220 miliardi di euro, oltre ai miliardi per le casse integrazioni. Ma erano tempi in cui era la più grande industria italiana, era di proprietà italiana e versava le tasse in Italia. Ora ha molto meno dipendenti, è controllata dai francesi, e paga le tasse in Olanda.
Su queste grandi sfide, un movimento di cittadini liberi come il Met, che è impegnato a tutelare la Basilicata e il Sud, può fare un grande lavoro di proposta, controllo e verifica politica.
Per tali ragioni sarà in prima linea alle prossime elezioni regionali lucane”.