Peppino Brescia, ex parlamentare e già sindaco di Melfi, in una nota esprime alcuni riflessioni sullo stallo che si registra nella scelta del candidato presidente per il Centrosinistra in vista delle prossime elezioni regionali. Di seguito la nota integrale.
Non in mio nome!
Continuerò a battermi fino all’ultimo perché nell’area progressista, riformista e moderata prevalga il buonsenso del dialogo, del confronto di merito, della partecipazione democratica, della condivisione, dell’unità. Ma non mi farò intrappolare, come 5 anni fa, da scelte perdenti utili solo a conservare se stessi.
No, non è più possibile che l’egoismo di pochi, possa decidere per comunità politiche più ampie.
È ancora un ceto politico in attività da oltre un ventennio (a dir poco), privo di uno sguardo lungo, di generosità politica, pieno di un cinismo esasperante, a voler continuare a determinare scelte in chiave correntizia, di pigrizia politica, di semplice testimonianza, di visione salottiera della politica, di chiusura ai territori e a dirigenti in contatto diretto e quotidiano coi cittadini.
Io credo che anche in politica siano premianti la generosità e la solidarietà tra generazioni.
Non ho mai condiviso il principio della rottamazione politica, ma ho sempre creduto che nessuno si debba sentire insostituibile, soprattutto quando a prevalere siano interessi ristretti.
Mi dispiace che nella trappola siano caduti anche molti dei 5 Stelle, nati per la novità politica, ma assuefatti alle vecchie trame poco nobili.
Perciò insisto nel chiedere a quanti continuano a spendersi per l’unità dell’area del centrosinistra ampio, a partire da PD, Angelo Chiorazzo, Basilicata Casa Comune ecc.ecc., di riconfermare la massima disponibilità e apertura, compreso le primarie.
Nessuno, però, si illuda di poter avere il diritto di primogenitura, di veto o di insostituibilità.
Ripeto, almeno per quanto mi riguarda, non ripeterò l’errore di cinque anni fa, seguendo le indicazioni politiche che hanno portato alla sconfitta del centrosinistra. Eppure, assieme ad altri, avevamo indicato una strada alternativa. Con cinismo, si è voluto perseverare (volutamente) lungo la scelta della sconfitta, conservando la poltrona del potere a pochi.
La destra lucana si sta accordando, con prescrizioni ed indicazioni di teleguida da remoto, per ricandidare il peggior presidente della giunta regionale che la Basilicata (politicamente e istituzionalmente) abbia avuto.
Il generale Bardi politicamente ha contrattato la sua ricandidatura al parere positivo sulla Autonomia differenziata e spacca Italia della Lega e sull’elezione diretta del Premier (stravolgendo la Costituzione) voluta dalla Meloni.
Nel centrosinistra, per interessi politici antichi, si continua a guardare indietro.
Se si persisterà nell’errore, lo si faccia non in mio nome.