I disagi al traffico e le altre manifestazioni di protesta degli agricoltori e quelle di Ultima Generazione non sono paragonabili. In Basilicata la protesta non ha creato disagi a nessuno.
Nel giorni scorsi, tra le pieghe della sbornia sanremese, alcune emittenti televisive nazionali, in particolare la 7, si sono avventurate in confronti fuori luoghi tra le conseguenze causate dalle manifestazioni di protesta del mondo agricolo e quelle di Ultima Generazione contro il cambiamento climatico, attribuito senza alcuna seria base scientifica, all’attività antropica.
Con la compiacenza dei conduttori in studio, si sottolineava il fatto che gli interventi pubblici di Ultima Generazione fossero, anche sulla base della recente normativa, pesantemente repressi, mentre si era tolleranti nel confronti di quelli degli agricoltori.
A nulla valevano le obiezioni di alcuni leader della protesta agricola, che ogni loro azione era preventivamente concordata con le autorità e che comunque i disagi per il traffico erano stati ridotti al minimo e che, fino ad ora, non si erano regìstrati episodi di intolleranza, proteste o scontri con i cittadini, anzi hanno ottenuto un consenso crescente. E ancora, che le problematiche che pongono coloro che lavorano la terra, riguardano una fondamentale categoria produttiva in tutta la penisola e non una isolata minoranza di invasati che quasi sempre si scontra con i cittadini ed ha scelto un modo sbagliato per imporre alla opinione pubblica un tema su cui lo stesso mondo scientifico è profondamente diviso.
Emblematico è stato a tal proposito il confronto in uno studio televisivo tra il Prof. Prodi, fratello del politico, che non l’ha accettato, limitandosi ad esporre le sue tesi scientifiche contro l’idea che a causare il cambiamento del clima sia solo responsabilità dell’uomo e non di altri fattori legati all’attività del sole e degli altri pianeti ed a fenomeni ciclici e globali dell’universo su cui si sta ancora studiando.
La tesi più forte delle contestazioni del mondo agricolo italiano, è quella relativa al fatto che mentre si impongono limitazioni all’agricoltura nostrana, sia da parte dell’Europa che dell’Italia, in virtù di accordi internazionali, che furono sottoscritti anche dalla Coltivatori Diretti, si consente l’importazione di prodotti extraeuropei, che hanno normative non restrittive verso l’uso di molti pesticidi e che quindi hanno costi di prodizione più bassi. Ed ancora il ruolo vampiresco che nel settore gioca la grande distribuzione, per cui al produttore va un misero ricavo, mentre al consumatore il prodotto è venduto a prezzi esorbitanti e in continua lievitazione, come può verificare qualsiasi cittadini che si rechi a fare la spesa.
Fratelli d’Italia ha stretto da prima delle ultime elezioni politiche un rapporto privilegiato con la Coltivatori Diretti. Tale associazione è sulla carta, con oltre un milione e mezzo di iscritti, la più rappresentativa del mondo agricolo. Un tempo era una forte riserva elettorale della Democrazia Cristiana e conserva quella sua impostazione filo- governativa. Alle ultime elezioni per il rinnovo del parlamento è salita sul carro di quello che si annunciava come il vincitore ed infatti ha candidato alcuni suoi esponenti, in posizione di eleggibilità con Fratelli d’Italia. Con tale operazione il partito di Giorgia Meloni pensava di essersi assicurata il controllo sull’importante mondo agricolo, la realtà sta invece dimostrando che la forza dei problemi e la complessità delle sfide della modernità non sono manovrabili e condizionabili con operazioni di puro potere da parte del vertice politico.
Il numero degli iscritti alla Coltivatori Diretti è più legato alla sua struttura organizzativa capillare di assistenza burocratica e patronale sul territorio nazionale, costruita quando era la lunga mano della DC nel mondo agricolo, che non ad una effettiva adesione degli agricoltori alle sue politiche sindacali. Per questo oggi la situazione le è sfuggita di mano e stanno prevalendo gruppi autonomi ancora poco organizzati, ma molto efficaci e con un largo seguito.