Il segretario regionale di +Europa Massimiliano Taratufolo: “La grave situazione delle carceri lucane di Potenza, Matera e Melfi”. Di seguto la nota integrale.
Attualmente, ci sono complessivamente 442 detenuti, di cui 74 nella casa circondariale di Potenza. Tuttavia, mancano diverse unità di polizia penitenziaria, soprattutto in vista della riapertura della sezione femminile. A Melfi, sono necessari interventi strutturali e un’attenzione adeguata per la presenza di detenuti ad alta sicurezza e per la significativa carenza di personale. Carenze di personale del Nucleo Traduzioni e Piantonamenti. A Matera si verifica il paradosso: il personale di Matera deve far fronte alle necessità di Altamura. Sono segnalate carenze di agenti-assistenti, unità con congedi ordinari da smaltire e la mancanza di una mensa e nuovi strumenti di operatività.
Il sistema carcerario rappresenta una sfida costante per il rispetto dei diritti umani dei detenuti, in violazione di numerosi principi e norme internazionali e nazionali.
Uno dei principali riferimenti normativi, è rappresentato dalla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, che sancisce i diritti fondamentali dei detenuti, inclusi il diritto alla vita, il divieto di tortura e trattamenti inumani o degradanti, il diritto alla salute e il diritto a un giusto processo.
In ambito nazionale, la Costituzione italiana sancisce il rispetto dei diritti fondamentali dei detenuti, come il divieto di tortura e trattamenti inumani o degradanti (art. 3), il diritto alla libertà personale e alla dignità (art. 13), il diritto alla salute (art. 32) e il diritto a un giusto processo (art. 24).
Inoltre, la legge italiana prevede una serie di norme specifiche per la gestione delle carceri e la tutela dei diritti dei detenuti. Ad esempio, la Legge n. 354 del 1975 istituisce il “Regolamento penitenziario” che stabilisce le regole per la gestione delle carceri e la tutela dei diritti dei detenuti, inclusi il diritto all’assistenza sanitaria, il diritto all’igiene personale e il divieto di trattamenti inumani o degradanti.
La Legge n. 689 del 1981 istituisce il “Codice dell’esecuzione penale” che disciplina le modalità di esecuzione delle pene privative della libertà e prevede il rispetto dei diritti dei detenuti, come il diritto alla salute, il diritto all’assistenza sociale e il diritto alla formazione professionale.
Tuttavia, nonostante l’esistenza di queste norme, la situazione delle carceri italiane rimane critica e spesso si verificano violazioni dei diritti umani dei detenuti. È fondamentale che le autorità competenti si impegnino in modo concreto per garantire il rispetto di questi diritti e adottino misure efficaci per prevenire il sovraffollamento, migliorare le condizioni igieniche, prevenire le violenze e le torture e garantire un’assistenza sanitaria adeguata ai detenuti.
Inoltre, è importante che la società civile, le istituzioni e gli organismi internazionali siano vigili nel monitorare la situazione delle carceri italiane e nel richiamare le autorità responsabili a rispettare i principi e le norme internazionali e nazionali per i diritti umani dei detenuti. Solo attraverso un impegno concreto e coerente sarà possibile garantire una giustizia equa e umana per tutti i detenuti.
Come avvenuto anche in altre città italiane, per ultima Reggio Emilia, Più Europa sostiene ed è portavoce di una campagna di sensibilizzazione al fine di promuovere anche nelle città lucane, l’istituzione del “garante dei detenuti” laddove assente.
Occorre sottolineare, scrive Massimiliano Taratufolo, che +Europa si batte da tempo affinché si possa intervenire sulla custodia cautelare in carcere, di cui oggi si fa un uso eccessivo. Bisogna introdurre concetti normativi sulla “giustizia riparativa” ad esempio. Riguardo alle modalità di esecuzione delle pene, il programma di +Europa sottolinea la necessità di togliere centralità al carcere e darne di più alle misure alternative. Purtroppo oggi più del 70% dei detenuti torna a commettere reati, numero di suicidi in aumento. Non si può rimanere indifferenti: Il sistema carcerario va ripensato e riscritto.