I dati del report Pendolaria 2024 di Legambiente: Tra nodi irrisolti e qualche buona notizia, in Italia i servizi ferroviari regionali e il trasporto pubblico restano un tema secondario. Grande dimenticato il Mezzogiorno con treni vecchi e lenti, linee chiuse, ritardi cronici. Di seguito la nota integrale.
Legambiente: “Il tema dei pendolari e del trasporto su ferro diventi una priorità.
Sbagliato investire sul Ponte sullo Stretto. Al Sud occorre potenziare le linee ferroviarie con nuovi treni e puntare su elettrificazione e collegamenti più veloci via terra e via mare”
La Basilicata resta in attesa di una svolta concreta nel trasporto ferroviario tra troppi treni vecchi, linee lente, inadeguate o chiuse, ritardi, scarsa assistenza e attenzione alle esigenze degli utenti
In Italia i servizi ferroviari regionali e il trasporto pubblico sono un tema del tutto secondario, insieme al Mezzogiorno e ai finanziamenti ad oggi insufficienti.
Il nuovo report di Pendolaria, presentato oggi a Reggio Calabria, racconta di un Paese caratterizzato da nodi irrisolti tra ritardi, convogli vecchi e lenti, e un divario sempre più forte tra nord e sud su qualità e quantità del trasporto su ferro. Grande dimenticato è il Mezzogiorno: qui le corse dei treni regionali e l’età media dei convogli sono ancora distanti dai livelli del resto d’Italia. Al Sud i treni sono più vecchi, l’età media dei convogli è di 18,1 anni,in calo rispetto a 19,2 anni del 2020 e dei 18,5 del 2021,ma ancora molto lontana dai 14,6 anni del nord.
Quattro delle dodici linee ferroviarie peggiori, segnalate da Legambiente nel 2024, si concentrano al Sud, e tra i nuovi ingressi c’è la linea Jonica che collega Taranto e Reggio Calabria attraversando il Metapontino.
L’associazione ambientalista lancia oggi da Reggio Calabria e Messina, un appello al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti Matteo Salvini: “il tema dei pendolari e del trasporto su ferro diventi una priorità. Il Sud, a partire dalla Calabria e dalla Sicilia, non ha bisogno del Ponte sullo stretto di Messina, ma di potenziare le linee ferroviarie con nuovi treni, di puntare su elettrificazione e collegamenti più veloci via terra, di migliorare il trasporto via nave con l’acquisto dei traghetti Ro-Ro (Roll-on/Roll-off) e convertire le flotte attuali in traghetti elettrici”.
“Bisogna – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – invertire la rotta e puntare su importanti investimenti per il nostro Paese, a partire dal Mezzogiorno, finanziando le prioritarie infrastrutture: ossia nuove linee ferroviarie a doppio binario ed elettrificate, treni moderni, veloci, interconnessioni tra i vari mezzi di trasporto e con la mobilità dolce, garantendo accessibilità e uno spostamento dignitoso e civile. Il Governo Meloni non rincorra inutili opere come il Ponte sullo Stretto di Messina, ma pensi ai reali problemi di mobilità del Sud Italia e dell’intero Paese. Oggi la vera sfida da realizzare al 2030 è quella di un cambiamento profondo della mobilità nella direzione della decarbonizzazione e del recupero di ritardi e disuguaglianze territoriali”.
Per Legambiente se davvero l’Italia vuole rispettare gli obiettivi del Green Deal europeo, del taglio delle emissioni del 55% entro il 2030 e al loro azzeramento entro il 2050, sarà necessario fino al 2030 prevedere nuovi finanziamenti pari a 500 milioni l’anno per rafforzare il servizio ferroviario regionale con l’acquisto e il revamping dei treni; 200 milioni l’anno per migliorare il servizio Intercity o l’aumento di almeno 1 miliardo del Fondo Nazionale Trasporti (che finanzia il trasporto su ferro e quello su gomma). Si tratta di una spesa alla portata del Paese attraverso un’attenta programmazione di finanziamenti europei, italiani e regionali. Le risorse si possono recuperare dai sussidi alle fonti fossili e inquinanti, oltre che ripensando a progetti stradali e autostradali dannosi per l’ambiente e per l’economia.
In Basilicata solo poco più del 10% dei Comuni è raggiungibile direttamente via treno e secondo i recenti dati di Openpolis in Basilicata più della metà dei comuni (il 52,7%) è collocato in zone in cui la ferrovia non è né accessibile né prossima (peggio fanno solo solo Abruzzo e Molise). Ma la Basilicata è la Regione con la percentuale maggiore di abitanti distanti dalle ferrovie (29,2%, pari a circa 158mila persone), quindi quasi un lucano su tre è praticamente impossibilitato a prendere il treno.
Le linee ferroviarie che attraversano il territorio regionale sono perennemente in difficoltà. Nello scorso mese di agosto l’intera regione è entrata per un mese in black out ferroviario con le tre linee principali senza treni di cui due linee, quelle che collegano Potenza a Foggia e a Napoli bloccate per lavori in corso e la terza, per Taranto, bloccata da una frana.
L’età media dei treni circolanti è di 17,5 anni contro quella nazionale di 15,8. E’ ancora molto alta la percentuale di convogli con più di 15 anni di età, poco oltre il 50% (in leggero miglioramento rispetto ai dati riscontrati lo scorso anno (erano il 53%): in ogni caso oltre la metà dei treni sono da considerare troppo vecchi per circolare.
Per muoversi tra i due capoluoghi di Provincia, con Trenitalia non esistono collegamenti se non in autobus e con le Ferrovie Appulo Lucane servono almeno 2 cambi e ci si mette 3 ore e 25 minuti. La Basilicata presenta meno del 4% di rete ferroviaria a binario doppio e solo il 45% elettrificati, quindi il 55% della rete vede transitare treni diesel. Il numero di persone che prende il treno e il trasporto pubblico locale, lasciando a casa l’auto, è diminuito drasticamente negli ultimi dieci anni (-35%). Oggi la percentuale di abitanti che usa il treno è sotto il 2%.
“Pertanto – sostiene Antonio Lanorte, Presidente di Legambiente Basilicata – alla luce di questi dati è evidente come, ancora oggi, gli orizzonti strategici per una mobilità nuova in Basilicata siano purtroppo sempre molto lontani, mentre la sfida dovrebbe essere quella di far aumentare i cittadini che si spostano in treno. E le priorità infrastrutturali sono sempre le stesse: il potenziamento della Potenza-Foggia, i cui costi sono al momento coperti per l’80%, una linea che ad oggi ha tempi di percorrenza improponibili e fasce orarie scoperte, la velocizzazione della Metaponto-Potenza-Battipaglia (i cui costi sono al momento coperti meno del 25%), che dovrà collegare in futuro la Basilicata all’alta velocità nazionale, ma necessariamente con tempi minori e più corse, il completamento in tempi brevi della Ferrandina-Matera per la quale però è indispensabile programmare investimenti per il collegamento adriatico più adeguato e la previsione di alta frequenza di treni per Potenza e Taranto, la velocizzazione della Taranto-Metaponto-Sibari-Reggio Calabria che è al momento in uno stato di degrado ed è, come già ricordato, una delle quattro linee ferroviarie peggiori del Sud e necessità di tempi di percorrenza molto più bassi e tanti collegamenti in più, il potenziamento della Matera-Bari delle FAL e il completamento dei lavori nelle infrastrutture e nei servizi sugli altri tratti delle Ferrovie Appulo-Lucane”.
“Si tratta anche di ragionare continua Lanorte – sfruttando le risorse economiche disponibili, sulla riattivazione di tratte ferroviarie dismesse, come la Sicignano-Lagonegro, lunga 78 km e sospesa dal 1987, attraverso la velocizzazione, modernizzazione e messa in sicurezza del tracciato, a favore del trasporto pendolare e turistico. Poi bisogna intervenire per favorire l’interconnessione ad Atena Lucana con la nuova linea AV/AC e l’interconnessione a Romagnano (SA), tra la linea AV/AC Salerno-Reggio Calabria e la linea Battipaglia-Potenza”.
“Tra le priorità – secondo Lanorte – c’è anche il miglioramento dell’intermodalità tra i diversi mezzi di trasporto. La Basilicata continua a ricevere pochissimi finanziamenti ministeriali per il potenziamento, l’ammodernamento e la messa in sicurezza del sistema ferroviario regionale. Ma anche gli stanziamenti sul bilancio regionale per il servizio ferroviario risultano troppo limitati. E ciò anche per migliorare i servizi: aumentare le corse per garantire un servizio più frequente e moderno; intervenire per migliorare la puntualità perchè i ritardi su certe tratte non siano più la regola; assicurare su tutti i treni pulizia e sicurezza; rendere le stazioni più accoglienti per i viaggiatori attraverso interventi di rigenerazione e restyling delle stazioni, anche per la capacità di attrarre più turisti. Infine, punto cruciale, la creazione di un servizio ferroviario espresso regionale, con orari cadenzati e treni moderni”.
“Quindi – conclude Lanorte – gli investimenti nelle infrastrutture ferroviarie sono necessari ma altrettanto importante è mettere denaro sui servizi, perchè serve spostarsi con orari competitivi su convogli comodi. Servizi moderni e frequenti soprattutto nei momenti di punta ma anche negli orari serali e nei festivi. Serve confrontarsi su un piano per il rilancio del trasporto ferroviario fatto di treni nuovi da mettere su linee da elettrificare e potenziare. Ovunque in Italia si è investito sul ferro i risultati sono stati positivi, con una quota crescente di cittadini che ha rinunciato all’auto proprio perché esisteva un’alternativa agli spostamenti in automobile che sono ancora preponderanti. Inoltre è necessario intervenire sulle infrastrutture ferroviarie anche per movimentare le merci e spostarle dal trasporto su strada”.
Il Report è disponibile al seguente indirizzo: