L’agricoltura e la zootecnia che in Val d’Agri vivono da tempo il problema dell’impatto delle risorse petrolifere sul territorio diventi un modello per la fase di transizione ecologica avviata dall’Unione Europea: è la proposta centrale emersa dall’assemblea degli agricoltori della Val d’Agri associati alla Cia. In una sala a Viggiano gremita da oltre 400 agricoltori si è voluto ricordare all’Unione Europea che l’agricoltore non è nemico dell’ambiente, che la sostenibilità deve essere anche economica e sociale e che la neutralità climatica non può sacrificare la sicurezza e la sovranità alimentare. Ben venga la transizione ecologica, ma – è stato detto – di concerto con gli agricoltori e non contro di loro. Alcune politiche ambientali comunitarie contestate dall’intensa mobilitazione degli imprenditori agricoli che dura da settimane possono ottenere esiti opposti, come pagare gli agricoltori per non coltivare i terreni, mentre andrebbe incentivata, al contrario, la coltivazione sostenibile dei suoli che potrebbe far aumentare la produzione alimentare e ridurre parallelamente le emissioni di gas serra.
Per la prima volta, l’Unione europea – ha sostenuto il presidente nazionale della Cia Cristiano Fini che si è collegato da remoto ed ha tenuto un lungo intervento confrontandosi con gli associati – ha messo pesantemente sotto accusa il comparto agricolo (dal Regolamento sul taglio dei fitofarmaci, alla Direttiva sulle emissioni industriali che le equiparava a quelle degli allevamenti e alla Legge sul Ripristino della natura) creando un malcontento del quale, francamente, non si sentiva il bisogno. In questo modo, la Commissione Ue ha sbagliato il tiro, seguendo un modello errato, perchè la transizione ecologica si fa con gli agricoltori non contro di essi. Senza l’adesione convinta degli agricoltori e dell’intero sistema agroalimentare, qualsiasi prospettiva di neutralità climatica diventa irrealizzabile.
Sempre dall’assemblea è stata rilanciata la strategia della Cia per il pieno ed efficace utilizzo delle risorse idriche di cui la Val d’Agri è macrofornitrice perché l’acqua sia impiegata per le esigenze delle aziende agricole e zootecniche. L’ultimazione dei lavori della diga di Marsiconuovo – è stato sostenuto – rappresenta l’occasione per migliorare i servizi di irrigazione come chiedono da tempo le comunità agricole della valle. E tra i costi aziendali in crescita sono stati evidenziati quelli dei servizi irrigui. Inoltre è stata ribadita la necessità di valorizzare le produzioni tipiche e di qualità alimentari e zootecniche, ortofrutticole e di pregio della Val d’Agri attraverso la certificazione di origine che possa incrementare il reddito dei produttori e garantire i consumatori.
Per la Cia la mobilitazione continua e vede come interlocutori istituzionali ciascuno per le proprie responsabilità l’Unione Europea, il Governo Italiano e la Giunta Regionale; per quest’ultima si è in attesa della convocazione del richiesto Tavolo Verde specifico sull’attuale emergenza. All’Ue si chiede l’immediata revisione di alcuni adempimenti legati alla Pac 2023-27,a partire dalla semplificazione, oltre all’adeguamento delle misure rischio calamità; al Governo nazionale la reintroduzione dei crediti di imposta su carburanti agricoli e investimenti innovativi, la proroga dell’esonero della contribuzione per giovani agricoltori; alla Regione l’attuazione del Fondo aiuti alle Pmi agricole come previsto dalla legge 30/23, l’abbattimento del canone irriguo, l’immediata approvazione dei piani che riguardano la fauna selvatica.