Si è tenuta presso lo ScambioLogico di Potenza la quarta edizione dell’EcoForum sull’economia circolare in Basilicata.
L’incontro, realizzato in collaborazione con Plasta Rei Srl, a cui hanno partecipato rappresentati del mondo imprenditoriale, dell’Università e della ricerca, enti e amministratori regionali e i sindaci dei comuni lucani, è stata un’importante occasione per fare il punto sulla gestione dei rifiuti in Basilicata evidenziandone, attraverso un’attenta analisi, gli elementi positivi e le molte criticità presenti.
In termini di risultati raggiunti in particolare per ciò che attiene alla raccolta differenziata dei rifiuti, emerge che molti passi in avanti sono stati fatti. Nel 2022 la Raccolta Differenziata complessiva è stata pari al 63,7% con un incremento di un punto percentuale rispetto al 2021. Poca la differenza tra le due Province ma mentre quella di Potenza resta ferma al 62,7% (solo +0.1% rispetto all’anno precedente), quella di Matera conferma il suo trend in crescita e raggiunge il 65,4% (+2,4% sul 2021. La Basilicata, nonostante una crescita negli ultimi anni, stenta ancora a raggiungere il 65% su base regionale che invece avremmo dovuto conseguire entro il 31 dicembre 2012. Obiettivo invece raggiunto dalla sola Provincia di Matera. Dai dati ISPRA emerge inoltre che la nostra Regione si colloca in fondo alla classifica nazionale anche in termini di raccolta differenziata pro capite: con una produzione di 228 kg Rd/abitante*anno la Basilicata fa meglio solo della Calabria e del Molise (entrambe a 219 kg Rd/abitante*anno) ed è ben lontana dall’Emilia Romagna prima in classifica con 469 kg Rd/abitante*anno. Un elemento positivo è, invece, dato dall’’ulteriore diminuzione della produzione di secco residuo pro-capite con un -3,7 rispetto al 2021.
Nel corso della mattinata presentata anche la tredicesima edizione regionale del Dossier “Comuni Ricicloni” (Edizione 2023). Due i parametri per essere premiati: percentuale di raccolta differenziata superiore al 65% ed essere Comuni Rifiuti Free, ovvero avere una produzione di indifferenziato annua procapite inferiore a 75 kg/anno.
19 i comuni che sono riusciti a raggiungere questi risultati, 14 in provincia di Potenza e 5 in provincia di Matera: Tramutola, Sarconi, Albano di Lucania, Chiaromonte, Pomarico, Montemurro, Filiano, Latronico, Vietri di Potenza, Episcopia, Laurenzana, Miglionico, Salandra, Armento, Francavilla in Sinni, Nemoli, Accettura, Gallicchio, Oliveto Lucano
Dobbiamo fare a tal proposito una doverosa precisazione. Dalla classifica dei comuni sono stati esclusi i comuni di nei quali pur essendoci, dai dati in nostro possesso, i requisiti per conseguire il titolo di Rifiuti Free, il servizio di gestione dei rifiuti urbani è affidato ad una ditta oggetto di una inchiesta giudiziaria emersa proprio mentre stavamo lavorando a questa pubblicazione. Siamo vicini ai Comuni coinvolti, che in questa vicenda sono vittime, ma abbiamo ritenuto corretto e opportuno non premiarli e aspettare che l’inchiesta faccia ulteriore chiarezza lo ribadiamo con forza non sul coinvolgimento dei comuni ma sulla bontà del servizio della ditta in questione che influisce poi sui dati sui quali noi ci basiamo.
La raccolta differenziata – dichiara Andrea Minutolo Direttore Scientifico nazionale di Legambiente – rappresenta la condizione necessaria ma non sufficiente per affrontare con efficacia una gestione moderna dei rifiuti in grado di mettere in campo le sfide dell’economia circolare. Che resta al palo se i rifiuti che vengono raccolti con impegno (e costi) non sono poi correttamente indirizzati nell’ambito di un percorso adeguato, virtuoso e sostenibile di valorizzazione e riciclo”.
Con il recepimento da parte del nostro Paese del pacchetto di direttive europee sull’economia circolare si è definito il contesto in cui occorre muoversi da qui ai prossimi anni. Il raggiungimento, nei tempi previsti, degli obiettivi che l’Europa, e anche l’Italia, si è prefissata avverrà, però, se si faranno i giusti passi per completare al più presto la rivoluzione circolare del Paese e se si inserirà l’economia circolare tra i pilastri della transizione ecologica. Non sarà, infatti, più la raccolta differenziata a fare da indicatore, essendo stati introdotti obiettivi per la preparazione al riutilizzo e riciclaggio dei rifiuti (50% al 2020, 60% al 2030 e 65% al 2035). Ribadiamo ancora una volta che è necessario adeguare la rete impiantistica a supporto di queste operazioni, in assenza della quale continuiamo ad assistere alla mancata chiusura del ciclo.
“In Basilicata- dichiara Antonio Lanorte, Presidente di Legambiente Basilicata- oltre il 45% dei rifiuti (comprensivo degli scarti provenienti da altre lavorazioni) continua a finire in discarica a fronte di una media nazionale del 18%, con un deciso aumento rispetto agli anni precedenti e con un pro capite a smaltimento di 165 kg/abitante (mentre si riduce al 2.5% la percentuale dei quantitativi avviati ad incenerimento). Dei rifiuti a smaltimento il 40,2% non subisce alcun trattamento preliminare che contribuirebbe alla riduzione del peso e del volume degli stessi. “È questo un dato su cui intervenire –continua Lanorte- perché ci dice che è necessario intervenire anche sulla qualità dei materiali avviati al riciclo per ottimizzare il recupero di materia”.
La debolezza del sistema lucano di gestione dei rifiuti continua infatti a consistere nella scarsa dotazione di impianti necessari alla gestione di un sistema di RD spinto che, oltre ad avere un impatto ambientale notevole perché incentiva il ricorso alle discariche e il “nomadismo” dei rifiuti, incide anche sui costi pagati dalle utenze. La mancanza di impianti destinati al riuso ed al riciclo dei materiali ostacola una riorganizzazione del servizio basata sull’adozione di tariffe puntuali e quindi il passaggio dalla tassa alla tariffa commisurata sulla base della quantità e della qualità dei rifiuti conferiti. Il corredo impiantistico di cui disponiamo è al momento quasi del tutto al servizio della gestione del “tal quale”: discariche, impianti di trattamento meccanico biologico (che producono altri rifiuti da destinare comunque allo smaltimento), inceneritore e co-inceneritore. Siamo l’unica regione d’Italia insieme alla Valle d’Aosta a non avere in esercizio alcun impianto di trattamento della frazione organica dei rifiuti.
“La presenza degli impianti di compostaggio o, preferibilmente, dei digestori anaerobici regionali – afferma Valeria Tempone, Direttrice di Legambiente Basilicata- è assolutamente necessaria perché consentirà a tutti i Comuni che si sono avviati sulla strada del “porta a porta” di gestire in Regione l’umido senza essere “costretti” a sopportare i costi del trasporto per raggiungere impianti fuori Regione prevalentemente al nord Italia”. Senza considerare che questa rete impiantistica consentirebbe la produzione di biometano, da re-immettere in rete o destinare come carburante, e compost di qualità. “E ancora a proposito di impiantistica – continua Tempone- è importante aviare percorsi partecipati con i cittadini per far comprendere loro che i nuovi impianti a servizio dell’economia circolare rappresentano l’unica possibilità per una gestione dei rifiuti moderna e sostenibile dal punto di vista ambientale, economico e anche sociale.
Un altro elemento importante è utilizzare la leva economica al fine di praticare con maggiore efficacia le politiche di prevenzione e riduzione della produzione dei rifiuti, penalizzando chi smaltisce di più e premiando i più virtuosi in modo realmente efficace. Due le cose che si possono fare in tal senso: rimodulare l’attuale ecotassa aumentandola progressivamente sino al raggiungimento dei livelli previsti dalla normativa statale (la massimizzazione dell’ecotassa è peraltro una previsione già contenuta nel Piano Regionale di Gestione Rifiuti in vigore e dalla legge 35/2018 recante disposizioni di riordino normativo in materia di rifiuti); estendere su larga scala i sistemi di tariffazione puntuale (la tariffa proporzionata alla quantità e qualità dei rifiuti conferiti) che, peraltro, servirebbero anche ad incentivare le raccolte differenziate applicando l’obbligo su tutto il territorio regionale, in nome del principio chi inquina paga, sul modello di quanto già previsto da alcune leggi regionali sull’economia circolare.