Si sono svolte il 4 e il 5 marzo, presso il Ministero della Cultura, le audizioni delle 10 città finaliste in corsa per il titolo di Capitale Italiana della Cultura 2026, tra cui Maratea, l’Aquila, Agnone, Alba, Gaeta, Latina, Lucera, Rimini, Treviso e l’Unione dei Comuni Valdichiana Senese.
Il 4 marzo è stato presentato il dossier ‘L’Aquila città Multiverso’ e il giorno 5 marzo il dossier “Maratea 2026. Il futuro parte da un viaggio millenario”. Le due città si contendono il riconoscimento di Capitale italiana della Cultura 2026 mettendo a confronto due giornalisti: Bruno Vespa a favore dell’Aquila e Biagio Maimone a favore di Maratea
Il giornalista Bruno Vespa, nel corso della conferenza stampa di presentazione del Premio letterario Gioacchino Volpe, promosso dal Comune abruzzese, che si è tenuta il 26 febbraio 2024 al Ministero della Cultura a Roma, ha dichiarato: “Nel 2009 il terremoto dell’Aquila colpì l’opinione pubblica in maniera particolare. L’opinione pubblica scoprì, infatti, una città che in gran parte non conosceva, uno dei centri storici più importanti d’Italia e la devastazione che la colpì. Ci fu una commozione profondissima e si disse ‘Tra dieci anni L’Aquila sarà capitale italiana della cultura’. Nel 2019 non eravamo pronti. Nel 2026 saremo pronti, già oggi lo siamo ma nel 2026 lo saremo ancora di più. Io credo che riconoscere all’Aquila questo status sia il pagamento di un debito morale”.
Debito morale – ha aggiunto Vespa – perché intanto L’Aquila merita: per tanti decenni è stata la città al mondo con il più alto tasso di consumo di musica classica per abitante. E siccome molte delle nostre cose sono state distrutte dal terremoto e abbiamo ricevuto tanta solidarietà, l’elemento finale di questa solidarietà deve essere il riconoscimento dell’Aquila Capitale italiana della Cultura nel 2026″.
Il giornalista Biagio Maimone, durante la presentazione del suo libro “La Comunicazione Creativa per lo sviluppo socio-umanitario”, ha risposto al suo noto collega leggendo la lettera di sostegno alla candidatura di Maratea che può definirsi, secondo il Sindaco della ‘Perla del Tirreno’ Daniele Stoppelli, una vera e propria narrazione poetica. Maimone ha posto in luce i motivi per i quali è doveroso farla assurgere a “Capitale italiana della Cultura 2026” sottolineando, con evidente convinzione:
“Il verde ed il mare di Maratea, definita ‘Cittadella Verde’, sono l’espressione più elevata della splendore primigenio ed incontaminato della natura, custodita con cura amorevole dai suoi cittadini, che hanno stabilito regole rigorose per proteggerla da ogni forma di inquinamento e di degrado.
Maratea è anche definita ‘La Perla del Tirreno’ per la sua sofisticata avvenenza naturalistica.
L’etimologia del suo nome, inoltre, la definisce “‘Dea del Mare’ , rimarcando una forma di regalità divina per quanto attiene la bellezza delle sue coste, del suo mare ed il colore delle sue acque, nelle quali si specchia la vegetazione ridente delle coste, che tinge di iridescenze verdi e azzurre la superficie del mare.
Ma non basta, visitando la cittadina, che sorge in romantici rioni e valli, nonché si adagia sui dorsi di alti e verdi montagne, si constata come Maratea sia ben curata dalla mano dell’uomo, da farne non solo un luogo bucolico, ma anche l’esempio della realizzazione concreta della tutela dell’ambiente e dell’ecologia.
Le chiare acque sia del mare, sia dei ruscelli e dei mille rivoli che si aprono nelle pareti rocciose delle contrade e le alti e verdi montagne fanno di Maratea uno scorcio di paradiso, di cui i suoi abitanti sono consapevoli a tal punto da essersi impegnati affinché fossero impedite costruzioni selvagge, come avviene in tanti luoghi della terra, mediante un rigoroso piano regolatore, per lasciare che la natura possa vivere nella sua espressione più autentica.
Primeggia la cultura del verde e del suo rispetto, sicuramente proveniente dalla tradizione di una piccola città colma di storia, che ha 44 Chiese, che la rendono orgogliosa di custodire la propria religiosità, espressasi, con orgoglio e tenerezza, finanche nella cura della natura.
Tale marcata religiosità è evidenziata anche dalla statua del Cristo Redentore, molto elevata, posta sulla cima di un suo monte caratteristico, che volge il suo sguardo verso la Basilica di San Biagio, in cui sono custodite, con cura, le reliquie del Santo Patrono della Città, che è San Biagio.
Maratea è anche definita “Terra Gentile” per la gentilezza dei suoi cittadini, testimonianza della loro “cultura umana”.
Maratea fa pensare ad un paradiso terrestre, in cui il confine tra sogno e realtà non esiste: esiste solo una dimensione spirituale in cui potersi adagiare, protesi tra cielo, terra e mare. Ciò attesta che la cultura del verde può aprire scenari spirituali di raffinato splendore.
La cura della bellezza naturalistica, incarnata dalla città di Maratea, è stata sempre espressione anche della convinzione profonda che essa sia la leva per costruire quegli argini robusti e inamovibili per la salvaguardia dell’ecosistema, divenuto oggi il piano primario dell’impegno universale per evitare che la vita si estingua, come attestano le catastrofi ambientali ormai ricorrenti.
Non vi è dubbio che Maratea sia stata precorritrice della cultura green rispetto ad altri territori sia italiani, sia collocati in altre nazioni e continenti .
Per tale motivo Maratea merita non solo un encomio, ma anche di essere ritenuta l’esempio eclatante del rispetto della natura e delle sue leggi.
Essa non può non essere destinataria, per tale motivazione, del riconoscimento di Capitale italiana della Cultura 2026, non solo per testimoniare la sua radiosa bellezza naturale e la sua cultura per la vita, ma anche per testimoniare la premurosa cura dei suoi abitanti dedicata alla natura, al proprio patrimonio di bellezze naturali, per fare in modo che esso possa essere patrimonio di tutti”.