Il Tribunale di Matera ha condannato per il reato di diffamazione aggravata alla pena di 8 mesi di reclusione e al risarcimento danni, quantificato in 15mila euro, l’ex senatore lucano Saverio De Bonis, eletto con il Movimento 5 Stelle, poi passato nel gruppo misto e infine in Forza Italia, già componente della Commissione Agricoltura e produzione agroalimentare del Senato da giugno 2018 a ottobre 2022 e presidente in carica dell’associazione Grano Salus.
Secondo l’avvocato difensore di Casillo c’è stata una “morbosa, pervicace e duratura campagna disinformativa realizzata da De Bonis sulla importazione di grano contaminato (che in realtà contaminato non era) nei confronti dell’imprenditore pugliese Francesco Casillo, legale rappresentante dell’omonimo gruppo di Corato leader nell’acquisto, trasformazione e commercializzazione del grano duro e nei confronti della società “Molino Casillo”, nella produzione della semola e nella sua commercializzazione a livello industriale.
L’avvocato Andrea Di Comite, difensore di Francesco Casillo ha sostenuto la tesi che “l’importazione del grano duro da parte delle industrie molitorie italiane è stata al centro negli ultimi anni di una campagna diffamatoria e denigratoria che ha avuto ampio rilievo su tutti i mezzi di informazione, dalla carta stampata ai social network, con la reiterata e indiscriminata diffusione di notizie pacificamente false che ha ingenerato allarme nell’opinione pubblica, paventando rischi per la salute tanto infondati» quanto dannosi «per la reputazione degli operatori”.
De Bonis, nel tentativo di screditare le società del gruppo Casillo, il 16 agosto 2021, aveva pubblicato sul suo profilo facebook un articolo di giornale del 2006 sul presunto grano estero contaminato importato dalla società di Casillo, che contaminato non era. Per questo motivo De Bonis è stato condannato per diffamazione.
Nel 2014 questa vicenda si era conclusa con l’assoluzione piena di Casillo, dopo che i giudici avevano accertato l’infondatezza della ipotesi che quel grano acquistato dal Canada fosse contaminato da ocratossina.
Pertanto secondo la tesi della difesa accolta dai giudici del Tribunale di Matera non è credibile che De Bonis non fosse a conoscenza dell’assoluzione di Casillo a distanza di 17 anni.