Vincenzo Maida (Centro Studi Jonico Drus): “Il generale Bardi e l’oculista Lacerenza si contenderanno la Basilicata”. Di seguito la nota integrale. Alla fine, con ritardo, il centro-sinistra ha trovato il candidato alla presidenza della Regione Basilicata.
Un oculista ha messo insieme il centro-sinistra lucano (PD-5Stelle, Basilicata casa Comune del trombato sul nascere Angelo Chiorazzo di Auxilium, Alleanza Verdi-Sinistra e + Europa). Domenico Lacerenza, 66 anni, originario della Puglia (Barletta) ma da venticinque anni in Basilicata, ha fama di essere un ottimo professionista che si é speso in diverse strutture sanitarie lucane per approdare all’Ospedale san Carlo di Potenza, ma non ha alcuna esperienza politica e amministrativa.
I partiti che lo sostengono ritengono che potrà: “Offrire una sanità di qualità a tutti i cittadini lucani: una sfida essenziale per rilanciare un territorio che ha sofferto profondo disagio per la fruizione del diritto alla salute.” In verità essere un buon medico specialista non significa essere anche un buon amministratore, anzi tranne lodevoli eccezioni, i medici hanno spesso dato un pessimo esempio quando si sono cimentati con il governo di un ente pubblico.
Dall’accordo sono rimasti fuori Azione e Italia Viva che in queste ore decideranno sul da farsi e non escludono neanche un’alleanza con il centro-destra di Vito Bardi.
I due possibili Presidenti non creano entusiasmo.
Il centro-sinistra ha trovato un candidato nuovo, dietro al quale si copre tutto il vecchio potere catto-comunista, che per circa trent’anni ha governato la Basilicata all’insegna del più spregevole sistema clientelare e con disastrosi risultati in ogni settore della vita pubblica. I dati, da quello demografico a quello economico, da quello sanitario a quello agricolo, da quello occupazionale a quello della mortalità delle partite IVA, lo testimoniano in modo implacabile.
I cinque anni del governo di centro-destra, con una classe dirigente di pessima qualità e un governatore lontano dalla realtà, senza alcun progetto da perseguire e senza alcuna esperienza di governo della cosa pubblico, ha deluso i suoi stessi sostenitori. La scelta di confermarne la sua ricandidatura è venuta da Roma. Meloni, Salvini e Tajani non contenti della lezione sarda, hanno di fatto commesso lo stesso errore: quello di non ascoltare il territorio, la base, e di aver imposto un candidato che risponde unicamente alle loro logiche nazionali. Bardi è in quota Forza Italia.
L’unico tentativo di acquisire consenso e popolarità, messo in piedi dal governatore uscente è stato il tentativo di dare gas e acqua gratis ai lucani, ma si è rivelato un boomerang nel momento in cui si è invece scoperto che di fatto si tratta di un contributo vincolato a tutta una serie di precondizioni. Una colossale fake new.
Il centro-destra ha perso una buona occasione per far voltare pagina ad una regione che prima con il pentapartito e con una DC egemone e poi l’unione tra degli ex-democristiani e gli ex-comunisti ha conosciuto un costante declino.
La Basilicata è una piccola regione una indagine dell’ISTAT ha evidenziato che è al secondo posto tra le regioni per perdita di cittadini. Potenza perde quasi il 10 % ed è una delle nove province sulle 34 del Mezzogiorno (38 il totale), che presentano un calo della popolazione superiore alla media nazionale. Dal 2011 ha perso circa 25.000 abitanti. Una cifra approssimativa per difetto, dal momento che sono tanti i lucani che, pur emigrando, per varie ragioni conservano la residenza nel loro luogo di origine.
Mentre nella fase post unitaria e negli anni Sessanta ad andare via verso la Germania, la Svizzera e il Nord dell’Italia, erano soprattutto le braccia, oggi emigrano i cervelli e quindi il fenomeno è più grave.
Secondo i dati dell’AGENAS (agenzia nazionale sui servizi sanitari), un lucano su quattro va a curarsi fuori regione, spesso da professionisti lucani o meridionali e la spesa per la mobilità passiva ogni anno oscilla tra cinquanta e cento milioni di euro. Arriva a 300 milioni di euro in Calabria, l’unica regione messa peggio. Va altresì aggiunto che la popolazione invecchia e non è necessario essere esperti per capire che questo fenomeno ha conseguenze negative per l’intera economia regionale.
Oltre a questi dati negativi va aggiunto che si registra un aumento del lavoro precario che non incoraggia e facilita la creazione di nuovi nuclei familiari e la tranquillità di mettere al mondo altri bipedi.
Un crollo delle nascite si è registrato persino nel 2021, cioè quando dopo il lockdown duro del 2020, si presumeva un aumento, se non altro per motivi “logistici”. Interpellate, alcune coppie di giovani, hanno risposto che mettere al mondo un figlio ormai ha costi insostenibili per chi non ha la sicurezza di un reddito fisso.
Un ultimo elemento che va aggiunto, è quello relativo alla qualità della pubblica amministrazione in generale e ai servizi sanitari in particolare, dal momento che più del sessanta per cento della spesa regionale è assorbita da questo settore.
Tutto l’apparato pubblico, negli anni è stato costruito secondo logiche clientelari, avendo un unico obiettivo: la crescita e il consolidamento del consenso da parte di un sistema che è durato qualche decennio e che, dopo un’apparente eclissi, potrebbe riproporsi. Lo scandalo che ha investito il mondo sanitario in tema di assunzioni, è sola la punta di un iceberg. Merito, qualità, competenze, professionalità, preparazione sono state una variabile indipendente: se c’erano e quando c’erano, erano un di più non richiesto, contava l’appartenenza. È sufficiente farsi un giro per gli uffici pubblici per verificarlo.
Difficile al momento fare una previsione sul risultato finale delle elezioni del 21 e 22 aprile.