Chiude la PCMA, nota della Cgil Matera
La Fiat licenzia in Basilicata 82 lavoratori, chiude uno stabilimento a Pisticci Scalo, il tutto con l’avvallo dei sindacati, scelti dall’azienda per potere con essa trattare, escludendo le Istituzioni locali e regionali nonché la CGIL rispetto alla quale l’azienda ha posto pesanti e inaccettabili pregiudiziali.
Bisogna incentrare l’attenzione sul fatto che la trattativa verteva sulla decisione aziendale di chiudere uno stabilimento e non sul rinnovo di contratti integrativi o premi di risultato.
Di fronte alla soppressione di 82 posti di lavoro nel nostro territorio, devastato da crisi del lavoro e dell’economia industriale, si è consentito all’azienda di potere trattare senza la presenza della Regione e delle parti sociali, escludendo di fatto la CGIL, ma anche le confederazioni CISL e UIL.
Una trattativa blindata, tenutasi nella sede di un albergo inaccessibile, protetto da guardie giurate FIAT, una trattativa che è uscita fuori dai canoni usuali: quando mai non si coinvolge la Regione, il MISE su problematiche così delicate quale la perdita di posti di lavoro?
L’incredibile gestione della vicenda della chiusura dello storico
stabilimento della Pcma, già Ergom, del gruppo Fiat, mette a nudo, nella sua
drammatica realtà’, tutte le conseguenze deleterie causate dall’estromissione
della presenza della CGIL in Fiat e quanto disastro sociale e stravolgimento dell’abc sindacale e della tutela minima da garantire alle persone determina il tanto “esaltato” criterio del sindacato
rappresentato dalla sola RSA, quella però ammessa ai tavoli per sola volontà aziendale.
Un paradosso come quello consumatosi per la gestione di tale vertenza non si era mai verificato nella cinquantennale storia industriale e
sindacale della Valbasento, caratterizzata da forte unità sindacale e da confronto unitario su tematiche di insediamento e di crisi ind.le.
Mai accaduto che il sindacato rifiutasse qualsiasi forma di
confronto istituzionale (ministero, regione, provincia, prefettura) e che, schiacciato su posizioni prettamente aziendaliste, sottoscrivesse, senza avvertire l’esigenza di tentare altre strade (quale appunto il coinvolgimento delle Istituzioni da chiamare a responsabilità su temi così delicati), un accordo di chiusura accollandosi la responsabilità, a cuor leggero, di ben 82 posti di lavoro persi.
Una trattativa farsa, gestita dalla sola RSA, confusa e “minacciata” , e quindi non nelle condizioni di trattare in modo responsabile di quello che sarebbe stato il destino di 82 persone.
Alla RSA è stato poi dato il compito inconsapevole di vigilare acchè la CGIL, da sempre sindacato di maggioranza in quello stabilimento, venisse tenuta a debita distanza da quella trattativa. Proprio la CGIL che ha sempre dato solidarietà, per sedere ai tavoli di trattativa, a quelle sigle poco rappresentative o che non avessero alcun iscritto.
Nessuna richiesta del perché lo stabilimento di Pisticci scalo debba
chiudere e del perché l’azienda venisse meno ad impegni di continuità lavorativa, da essa stessa assunti, davanti al Prefetto di Matera in data 9 aprile 2009.
Altro dato: solo 1 anno fa la PCMA ha rilevato uno stabilimento ex novo a
Tito. Altrove si investe, nel nostro territorio si chiude?
E’ sembrato che bisognasse agire velocemente, per chiudere.
Marchionne impone dictat e PCMA, insieme agli RSA, esegue.
Altro dato: nessuna forma di protesta, nessuna lotta. Anzi, si sono subiti inviti giunti dall’alto a non creare “problemi” protestando.
Siamo a questo: a soffocare la protesta, ad evitare ciò che legittimamente in questi casi va fatto. Protestare, alzare la voce per difendere il lavoro e il territorio. Stavolta si è consentito di depredarlo senza alcuna reazione ma con pilotata rassegnazione.
4 anni fa, la lotta, quella unitaria e convinta, quella condivisa e decisa, permise di salvare proprio quella fabbrica, la PCMA.
I dirigenti PCMA fecero marcia indietro: i sindacati uniti non permisero la chiusura, i lavoratori furono organizzati nella lotta unitaria a difendere la loro fabbrica non per sognare ma per avere realmente ciò che essi spettava di diritto: lavoro, rispetto della loro dignità, reddito per le proprie famiglie.
Invece questo ultimo accordo, scellerato e povero di contenuti quanto a tutela dei posti di lavoro, è stato solo l’esecuzione immediata dell’ordine di chiudere.
Accordo suggellato anche da sigle che in quella fabbrica non c’erano mai state e che stavolta erano presenti per assicurarsi che l’ordine di chiusura fosse eseguito.
Svilente questa vicenda, emblema di come il venire meno dell’unità sindacale non porti benefici per nessuno, men che meno per chi abbiamo il dovere di rappresentare: i lavoratori.
Ci crediamo nell’unità sindacale: nella provincia di Matera essa è stata sempre praticata nell’interesse del territorio e della nostra gente e i risultati sono stati sempre positivi e comunque frutto di condivisione anche laddove non si è riusciti a raggiungere il massimo degli obiettivi prefissati.
Ma stavolta si è scritta una brutta pagina negli annali del sindacato lucano. Non bisognava consentirlo da parte di chi avrebbe potuto evitarlo utilizzando quel buon senso che da sempre hanno connotato i rapporti unitari fra CGIL CISL UIL.
A chi ha inteso dare lezioni sulla democrazia e sulla rappresentanza, escludendo la CGIL dal tavolo di una trattativa di chiusura di un’azienda, chiediamo: può un sindacato che in quella fabbrica non ha mai avuto un iscritto che sia uno, nei 17
anni di storia di quell’azienda, siglare un accordo di chiusura?
In tal caso quel sindacato ha svolto quale ruolo se non quello di ratificare un accordo impostogli dall’alto?E’ questa la democrazia?
Nel contesto drammatico che viviamo, si può permettere e tollerare che la Fiat chiude uno
stabilimento, senza neanche dovere incontrare il territorio, quello stesso territorio
al quale chiede contributi e finanziamenti come quelli per la ricerca?
IL silenzio assordante calato su tale vicenda è imbarazzante e fa male.
Anche la Confindustria Basilicata, di concerto con parte della politica lucana, non ha alzato le barricate ma ciascuno ha preso semplicemente atto della volontà aziendale a non volere avere a che fare con Istituzioni e politica locali.
Tutti in ritirata. Nessuna protesta, nessuna lotta, nessuna voce alta verso l’ennesimo sopruso subito in silenzio dal nostro territorio
Un grande del passato ci ha insegnato che “Chi lotta può perdere, ma chi non lotta ha già perso”.
Non vogliamo che la rassegnazione a non lottare diventi la nostra regola.
La partita non è chiusa e la CGIL non molla la presa: vigilerà affinché non venga esclusa dai tavoli regionali dove si dovrà sottoscrivere l’accordo di Cassa Integrazione Straordinaria per Cessazione di Attività.
Quando l’azienda dovrà presentare un piano concreto, e non fumoso, di gestione reale degli esuberi, la CGIL pretenderà di esserci e invita fin da ora il Dipartimento Formazione e Lavoro dal non replicare quanto assurdamente già accaduto e praticato con aziende del gruppo FIAT del territorio potentino.
La CGIL ha il dovere – diritto di tutelare i lavoratori PCMA ai tavoli istituzionali.
I segretari generali di Cgil, di Filctem Cigl e Fiom Cigl di Matera: Taratufolo, Mega e Giannella
Vertenza Pcma, Amatulli: “Respingiamo le accuse della Cgil. Da quale pulpito viene la predica. Si ricordino la vertenza Ergom. Noi, al contrario loro, abbiamo salvaguardato i livelli occupazionali (82 lavoratori)”
“L’ennesimo intervento della Cgil di Matera e delle federazioni dei chimici e dei metalmeccanici sulla vertenza Pcma tesa a contestare l’azione di altri sindacati, sta a dimostrare la debolezza politica ed a voler giustificare l’assenza della Fiom e della Cgil, dovuta a loro scelte nazionali, nel rapporto con il gruppo Fiat”.
Ad affermarlo è il segretario provinciale della Cisl di Matera, Giuseppe Amatulli.
“Mai una vertenza trattata in Valbasento – spiega l’esponente sindacale, replicando alle accuse della Cgil sulla vertenza della Pcma di Pisticci Scalo – è stata così chiara e trasparente, anzi, per la prima volta a fronte della chiusura della struttura, si sono riusciti a salvaguardare gli 82 posti di lavoro all’interno dello stesso gruppo presente nel territorio di Potenza. Ricordiamo che la rappresentanza all’interno della Pcma di Pisticci, vede tra gli iscritti una maggioranza di Fim Cisl e Uilm Uil, mentre la Fiom Cgil è in minoranza. L’accordo che viene contestato, invece è stato approvato dall’assemblea dei lavoratori . Inoltre – tiene a puntualizzare il leader provinciale della Cisl – la rsa ha svolto in piena autonomia la propria attività di sindacato aziendale, senza alcun tipo di condizionamento come invece si vorrebbe far credere. Anzi, è il caso di puntualizzare che la stessa azienda, prima Ergom, facente capo all’imprenditore Ciminelli, vedeva la Cgil e le sue articolazioni, acconsentire a tutte le operazioni che hanno destrutturato lo stabilimento, dando di fatto il placet per smantellare le presse e portarle a Melfi facendo in modo che circa 120 operai perdessero il proprio posto di lavoro. Erano gli anni 2008-2009 e la Cgil fu grande protagonista del tacito accordo. Alla faccia della protesta che viene oggi rivendicata dalla stessa Cgil. Non è il caso – conclude Amatulli – di alimentare ulteriori e sterili divisioni tra i lavoratori, generando tra l’altro una grande confusione, quando, come nel caso della Fiom e della Cgil, si è fortemente vincolati da scelte nazionali che ricadono a cascata anche in Basilicata, cosa che ha portato le varie strutture regionale ad isolarsi sindacalmente in ogni situazione vertenziale che riguarda il gruppo Fiat”.
Segretario provinciale della Cisl di Matera, Giuseppe Amatulli.
Contro-replica della Cgil Matera rispetto alle dichiarazioni rilasciate da Cisl e Uil. Di seguito la nota integrale
Le dichiarazioni dei segretari generali di CISL e UIL materani destano sconcerto, si glissa il merito e, con fare dialetticamente sofista, si evita di dare risposte concrete alle domande e dubbi posti sulla gestione della vertenza PCMA.
Si disattende completamente dal dare riscontro ad un dato importante: piuttosto che parlare della storia di PCMA, durante la quale peraltro mai accaduto quanto avvenuto il 26 luglio u.s., ai colleghi di Cisl e UIL si chiedeva di spiegare ai lavoratori della Pcma, alle istituzioni, all’opinione pubblica il perché del rifiuto “categorico” di trattare la vertenza relativa allo stabilimento di Pisticci,su tavoli istituzionali,alla luce del sole,con la stampa informata di quello che accade.
Ci si può accollare la responsabilità di chiusura di una fabbrica siglando accordi al massimo ribasso e blindando la trattativa?
Parlare poi da parte della CISL di salvaguardia di 82 posti di lavoro è paradossale.
Quali posti di lavoro sono stati salvati se si è siglato un accordo di chiusura della fabbrica?
Mobilità interna per 82 persone? la garanzia di ciò dove è scritta?
Nell’accordo di questo non si parla affatto e se non riusciamo a coglierlo farebbe bene la CISL a evidenziare il passaggio in cui si assicura, al 100%, la garanzia del posto di lavoro per tutti e 82 i lavoratori. Va evidenziato che nello stabilimento PCMA di Melfi da mesi i lavoratori sono in CIGO a rotazione per oltre il 50% delle ore.
Quanto affermato nelle note dei due sindacalisti, guardando poi alla storia di quello stabilimento, è connotato di disinformazione e denota una non conoscenza diretta dei fatti : solo per amor di verità, bisogna ricordare che, per stessa ammissione recente della PCMA, nel 2009 avevano intenzione di chiudere lo stabilimento ma il sindacato, all’epoca, sbarrò le porte dello stabilimento e impedì tale scempio.
All’epoca fu la CGIL, insieme alla Ugl, a bloccare per quattro notti e quattro giorni, la fabbrica. CISL e UIL ci affiancarono in quella lotta, fummo uniti.
Si giunse ad un accordo, siglato in Confindustria, e non in un albergo fra ristretti soggetti ammessi al privilegio di potere trattare e nel silenzio più assoluto. Quell’ accordo, allora, fu firmato anche da Cisl e UIL.
Quell’accordo fu poi ratificato in Regione Basilicata e la fabbrica non chiuse. Tutti furono coinvolti: parti sociali, istituzioni, territorio. Tutti, nessuno escluso. Questi i fatti.
La linea all’epoca fu definita nelle assemblee aperte a tutti, nessuno escluso e chi non aveva iscritti poteva partecipare in virtù di quella democrazia e solidarietà che non si fonda sui numeri delle tessere ma sulla partecipazione consentita a tutti coloro che hanno la ferma volontà di difendere il lavoro e i lavoratori.
Nella storia della Valbasento non era mai accaduto quanto si è verificato rispetto alla gestione della vertenza PCMA.
Diciassette anni fa, nonostante il padrone fosse in fabbrica, la Cgil sindacalizzò quell’azienda.
La CGIL non è stata cacciata da quella fabbrica dai lavoratori, ma dal combinato disposto Fiat, accordi separati e sindacati aziendalisti; la CGIL non ha potuto trattare perché si è consentito di fare prevalere la determinazione aziendale a scegliersi gli interlocutori evitando addirittura le Istituzioni.
IL comportamento tenutosi da parte delle sigle sindacali è fuori dai canoni normali, è discutibile e non può essere ammantato da un difesa di ufficio che è inconsistente.
Resta chiaro e non è sconfessabile che :
1. l’azienda ha posto delle condizioni (no CGIL, no istituzioni) e quella linea è passata anche con l’avallo dei sindacati che hanno permesso che una trattativa di chiusura fosse fatta a porte chiuse escludendo la CGIL e tutti i livelli Istituzioni (Provincia, Regione, MISE);
2. 82 posti di lavoro sono stati persi;
3. FIAT ha imposto dictat di chiusura e ci si è limitati a ratificare e ad agevolare i percorsi di chiusura;
4. La tutela dei lavoratori è diventato puro dettaglio, mentre la priorità è stato CHIUDERE senza che nessuno se ne potesse accorgere.
E su questo che CISL e UIL confederali avrebbero dovuto intervenire prevenendo un film dalla fine disastrosa.
Abbiamo confidato fino all’ultimo nel ruolo delle due confederazioni e nel loro intervento per impedire lo scempio realizzato e invece hanno lasciato gli RSA e le categorie provinciali dei metalmeccanici nella condizione di fare ciò che non avrebbero dovuto fare: trattare le condizioni di peggior favore per gli 82 lavoratori.
Apprezziamo le parole dell’assessore Viti. La sua profonda cultura e preparazione hanno fatto sì che centrasse il problema vero. E richiamandoci a quanto da lui affermato, confidiamo nella sua azione e in quella del Presidente De Filippo affinchè la partita PCMA non sia definitivamente chiusa.
Riprendiamo proprio un pensiero dell’assessore che condividiamo pienamente “le questioni Nazionali diventano macigni , quando localmente non si ha la capacita di impegnarsi per rimuoverli”.
IL compito del sindacato confederale è di evitare proprio questo, la nostra capacità si misura in questo.
Fabbrica Italia, accordo separato hanno determinato quanto emblematicamente è accaduto in PCMA di Pisticci Scalo. Ciò potrebbe essere da apripista in ciò che sta per esplodere in FIAT SATA. A noi tutti, sindacati e Istituzioni, il compito e la responsabilità di evitare altri scempi come quello consumatosi in PCMA, Pisticci Scalo.
Ha ragione il segretario UIL Coppola quando afferma e rivendica che, per essere uniti, bisogna avere il rispetto del pluralismo delle idee e delle posizioni di tutti, quel rispetto però che non si è avuto nei confronti della CGIL e dei tanti lavoratori che rappresenta proprio perché avendo la CGIL idee diverse le è stato tolto in modo illegittimo il diritto alla rappresentanza.
Fernando Mega, segretario generale Filctem Cgil Matera
Viti: “attenzione e viva preoccupazione per lo stato dell’indotto Fiat in Valbasento”.
“La situazione della Pcma in Valbasento, oggetto delle preoccupate valutazioni della Cgil della Provincia di Matera, è attentamente monitorata dal Dipartimento Formazione nel più stretto coordinamento con il Dipartimento Attività Produttive che ha seguito l’evolversi e la conclusione della vertenza.
Non sfuggirà a nessuno, tanto meno alla Cgil, la particolare condizione delle relazioni sindacali che è alla base delle tensioni e delle difficoltà che pesano sullo stato delle intese finora conseguite per le Aziende dell’indotto Fiat, per ragioni che nascono in uno scenario nazionale e si riverberano sul territorio regionale.
La Regione, nonostante le difficoltà finora registrate e tuttora non superate, continuerà ad assolvere ad una funzione di raccordo e di sintesi fra tutti i protagonisti della vicenda produttiva, guardando innanzitutto alle ragioni dei lavoratori e dei territori e perseguendo il fine di ricomporre, finché è possibile, tutti i legittimi interessi in gioco in una stagione drammaticamente segnata dalla crisi.
Sarà necessario in ogni caso ritrovare il senso di una comune riflessione sia sui fini che sui mezzi, soprattutto in una materia incandescente qual è quella della legittimità ed effettività della rappresentanza, nella consapevolezza, che in me è assai viva per antica esperienza, che la convergenza fra le forze sociali e produttive costituisce il primo, essenziale presupposto per azioni partecipate, condivise e perciò vincenti”.
Lo ha dichiarato l’assessore regionale alla Formazione e Lavoro, Vincenzo Viti.