L’epatocarcinoma (hcc). E’ il tema scelto dal dottor Nicola D’Imperio, gastroenterologo materano di chiara fama, per il 128° appuntamento del nostro studio medico virtuale all’interno di SassiLive.
Parliamo del carcinoma del fegato perché è il più frequente dei tumori che possono interessare il fegato e perché nell’uomo è al quinto posto nell’incidenza di tutti i tumori e nella donna all’ottavo. Ma è probabile che la sua incidenza a livello mondiale sia molto più alta perché in alcuni paesi dell’Africa subsahariana e della Cina, dove è particolarmente frequente, spesso non viene fatta diagnosi. Quindi i paesi più colpiti sono quelli del centro e del sud dell’Africa, la Cina, il sud est asiatico, mentre a media incidenza sono i paesi del bacino del Mediterraneo, dell’America latina e alcune regioni del circolo polare artico. Interessanti alcuni dati riguardanti il Giappone, la Francia e l’Italia in cui l’incidenza dell’epatocarcinoma è aumentata progressivamente dagli anni ottanta del secolo scorso, sino al duemila quando ha incominciato a decrescere, verosimilmente a causa dell’età avanzata dei pazienti infettati dal virus B e C e del vaccino contro il virus B. In genere gli uomini sono più colpiti delle donne e aumenta progressivamente con l’aumentare dell’età.
Contrariamente a molti altri tumori maligni in cui si fa fatica ad identificarne la causa, l’epatocarcinoma ha come causa l’epatite virale cronica e la cirrosi epatica.Esistono in tutto il mondo circa 400 milioni di persone che hanno il virus B (HBV) nel sangue e l’epatocarcinoma si svilupperà nel 25% di loro, prevalentemente nell’Asia dell’est e nell’Africa subsahariana. In questi paesi la diffusione del virus viene alimentata dai bambini che si infettano dalle madri al momento della nascita e diventano portatori, sani o malati, per tutta la vita. L’infezione da virus B precede l’epatocarcinoma di molti anni, o decenni, perché prima c’è l’epatite cronica, quindi la cirrosi su cui, infine, si impianta il tumore maligno. Per fortuna sino dal 1981-2 è disponibile un vaccino efficace per merito del quale la diffusione del Virus B dell’epatite ha avuto una battuta di arresto, anche di più di 10 volte, nei paesi in cui si sono programmate le vaccinazioni per tutti i bambini ed il personale esposto (sanitario, polizia, protezione civile) e conseguentemente, a distanza di anni, si è avuta una riduzione anche dell’epatocarcinoma. A Taiwan, dove dal 1984 è in atto un programma di vaccinazione per tutti i bambini, il tasso di HBV nei bambini è calato di più di 10 volte e da alcuni anni si sta assistendo ad un calo del 70 % di morti per epatocarcinoma. Il DNA del virus ha effetti carcinogenici diretti in quanto entra nella cellula epatica dell’ospite e si integra col suo DNA comportandone la deviazione e quindi il tumore maligno, ma anche indiretti rappresentati dall’azione necroinfiammatoria dell’epatite cronica e dalla cirrosi dal virus provocata.
Anche il virus C dell’epatite (HCV) è implicato nelle cause dell’HCC e in tutto il mondo ci sono circa 200 milioni di persone che ce l’ hanno nel sangue. In Italia, come in Giappone e in Spagna, l’HCV è la causa del 75 % di HCC. In Italia 3,7\100 pazienti portatori di HCV svilupperanno un HCC, contro il 2\ 100 dei portatori di HBV. Come già detto l’epatite cronica, o la cirrosi, indotte dallo stesso virus sarà un fattore cocarginogenico; difficilmente un epatocarcinoma si svilupperà su un fegato sano.
Un’altra causa di HCC è l’aflatossina B1, prodotta dall’Aspergillus flavus, un fungo ubiquitario in Africa e Asia che contamina gli alimenti di base, la cui azione cancerogenica è, in questi paesi, sinergica all’HBV, aumentando quindi l’incidenza dell’epatocarcinoma.
Altri fattori causa di HCC, secondari e alcuni da provare, sono il fumo di sigaretta, il diabete mellito e l’uso di contraccettivi orali.
Un ruolo importante ce l’ha la prevenzione secondaria dell’HCC, cioè fare diagnosi quando è ancora nelle fasi iniziali e ciò è possibile nelle persone ad alto rischio, come i pazienti affetti da epatite cronica e cirrosi epatica che dovrebbero eseguire un’ecografia epatica ogni 6-12 mesi allo scopo di evidenziare tumori iniziali di pochi centimetri di diametro. Anche la ricerca dell’alfafetoproteina, una sostanza prodotta dal tumore, potrebbe essere utile alla diagnosi precoce o prevenzione secondaria, se superiore ai 200 nanogrammi\ml, ma non è specifica e è gravata da falsi positivi e falsi negativi.
Non ci soffermiamo sui metodi diagnostici, di interesse dello specialista, essi sono principalmente l’ecografia seguita da tecniche più sofisticate ed affidabili quali la TC e la RM. La biopsia ecoguidata confermerà istologicamente la diagnosi.
Faremo solo un cenno alla terapia i cui risultati saranno dipendenti in gran parte dalle condizioni del fegato non interessato dal tumore, dal segmento epatico interessato, dalle dimensioni dell’HCC, dal fatto che il focolaio sia unico o multiplo, dall’età del paziente. Buoni risultati si hanno con l’ablazione locale con alcool per via percutanea e sotto guida ecografica, se il tumore è più piccolo di 2-3 cm di diametro; per lesioni che vanno dai 3 ai 5 cm è indicata l’ablazione con radiofrequenza. La chemioembolizzazione cioè l’iniezione nel contesto del tumore di farmaci chemioterapici per via transarteriosa, è utilizzata nella palliazione.
Negli altri casi resta l’opzione chirurgica e il trapianto di fegato. Non ci addentriamo in questi campi che sono di stretto interesse specialistico, ma farò, nel mio prossimo ed ultimo articolo di informazioni per il paziente sulle malattie gastroenterologiche, un cenno sulle indicazioni al trapianto del fegato.
Biografia di Nicola d’Imperio
Titoli di carriera
Laureato in medicina e chirurgia nel 1972 con 110 e lode
Specializzato in Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva nel 1978 con 110 e lode
Assistente presso il Servizio di Gastroenterologia dell’ospedale Bellaria di Bologna dal 1974 al 1987
Aiuto presso il Servizio di Gastroenterologia dell’ospedale Bellaria di Bologna dal 1988 al 1998
Primario presso l’UOC di Gastroenterologia dell’ospedale Morgagni di Forlì dal 1998 al 2001
Professore presso la scuola di specialità di Gastroenterologia di Bologna dal 1998 al 2006
Primario presso l’UOC di Gastroenterologia dell’ospedale Maggiore di Bologna dal 2001 al 2012
Libero professionista in Gastroenterologia dal 2013 a tutt’oggi presso la Clinica Villalba di Bologna, la Clinica Anthea e la Clinica Santa Maria di Bari e presso il suo studio a Matera.
Titoli scientifici
Direttore della Rivista Italiana di Gastroenterologia organo ufficiale dell’Associazione Italiana dei Gastroenterologi Ospedalieri
Segretario per l’Emilia Romagna dell’Associazione Italiana dei Gastroenterologi Ospedalieri
Presidente per l’Emilia Romagna della Società Italiana di Endoscopia Digestiva
Presidente della Associazione Italiana Malattie dell’Apparato Digerente
Pubblicazioni scientifiche:su riviste straniere 78 e su riviste italiane 124 libri di gastroenterologia ed endoscopia digestiva 12
Indirizzo sito: www.nicoladimperio.it