Dal 27 marzo sarà disponibile nelle librerie il volume “Rocco Scotellaro, E’ fatto giorno”, con note e commento di Giovanni Caserta. Villani editore.
Di seguito con note e commento, una poesia del poeta di Tricarico, dedicata alla Domenica delle Palme. Di essa, nel 1948, primavera di preparazione al 18 aprile, giorno delle prime, incandescenti elezioni repubblicane, si dà una interpretazione amara, per il senso egoistico e magico, che, a livello di cultura popolare, le si attribuisce, non conoscendone il profondo significato politico e sociale, anzi – per il poeta -rivoluzionario.(Franco Villani Editore)
Le foglie delle palme d’ulivo
Si sa che particolarmente sentite erano, da parte di Scotellaro, le festività di Pasqua, segnatedalla Passione e Morte di un “eroe”, quale fu Cristo, salvatore e benefattore della umanità, capo di un popolo di cui voleva la redenzione. La marcia della Domenica delle Palme, a capo della folla, verso Gerusalemme, stava a dimostrarlo. Qui, però, della festa delle Palme si coglie, per dir così, un aspetto personale, amaro, e di rammarico verso il popolo, che, spesso, non sa cogliere il vero significato di una festa, di un evento. Si perde in forme di inutile e banale superstizione. “È tradizione popolare – spiega lo stesso poeta -, il giorno delle Palme, sentire dalle foglie d’ulivo, date alla brace, il proprio destino e la sorte degli amori”. Insomma, ecco dove, per il popolo, andava a finire l’alto significato della Domenica delle Palme. Con quel popolo, insomma, diventava difficile trattare di politica e di rivoluzione.
Sovrastano sguaiate cornacchie
Sui fumi dei comignoli in marzo.[1]
Accendiamo perlenostre zitelle
le foglie delle palme d’ulivo:[2]
morse sobbalzano, anime penanti,
dicono di sì e di no
alle nostre turbate domande.[3]
(LePalmedel 1948)
[1] È marzo, Domenica delle Palme. Di cattivo presagio sono le cornacchie, sguaiate, irridenti, in un giorno così importante.
[2] Le foglie delle Palme di ulivo, distribuite per la festa in segno di pace, vengono qui buttate sul fuoco, per indovinare il destino delle zitelle.
[3] Sobbalzano, morse dal fuoco, le foglie mai ferme, trasmettendo, come le antiche Sibille, presagi ambigui, tra il sì e il no.