“Non si può pensare di affrontare l’emergenza delle carceri solo con la nomina di un Garante regionale per i diritti delle persone detenute, come propone l’Aiga”. Così Aldo Di Giacomo, segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria, lucano (di San Fele), che da martedì 2 aprile ha iniziato un tour tra le carceri italiane e lo sciopero della fame, annunciando che il tour farà tappa anche in Basilicata. “I problemi sono ben altri a cominciare dal sovraffollamento con almeno 120 detenuti in più della capienza nei tre istituti lucani e dalla carenza di organico aggravata dall’accorpamento con l’istituto di Altamura con cui la Casa Circondariale di Matera, già sovraffollata, condivide sia la direzione carceraria che il personale di polizia penitenziaria. Il Garante si è rivelato inutile in tante situazioni. Nei primi tre giorni di tour (martedì a Napoli, ieri a Bologna, oggi a Padova) sono morti due detenuti, di cui per uno – il tunisino 29enne trovato morto nella sua cella ad Ancona – si indaga per omicidio e il secondo, di 32 anni nel carcere di Uta (Cagliari), che fanno salire a 29 il numero delle morti dall’inizio dell’anno, a cui aggiungere tre agenti penitenziari. La commozione, l’indignazione al pari delle promesse di impegni più volte ripetute da Ministro ed Amministrazione Penitenziaria non hanno più alcun senso, anche se in verità in questi giorni si sono affievoliti persino i comunicati formali provenienti dal mondo della politica e come sindacato di polizia penitenziaria siamo rimasti gli unici, insieme ad associazioni dei diritti civili a protestare per riaccendere i riflettori sulla sempre più grave emergenza carcere che ha due facce della stessa medaglia: i suicidi dei detenuti (1 ogni 3 giorni) e le aggressioni agli agenti (1.800 circa nel 2023, circa 40 a settimana in questi primi tre mesi del 2024).
Noi intediamo inchiodare lo Stato alle sue responsabilità che riguardano l’incapacità di tutelare la vita delle persone che ha in custodia e quella dei suoi dipendenti. E’ da troppo tempo che chiediamo all’Amministrazione Penitenziaria, al Ministero, al Parlamento di intervenire senza risposta. Proprio come è rimasto inascoltato l’allarme lanciato dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella a cui ci rivolgeremo in occasione del nostro tour che ha l’obiettivo di alzare il tono della mobilitazione con lo sciopero della fame”. “Se Amministrazione Penitenziaria, Ministero e Parlamento non vogliono ascoltarci, ascoltino almeno il procuratore aggiunto di Catania, Sebastiano Ardita, che è stato per nove anni direttore generale del Dap e quindi conosce bene la situazione del sistema penitenziario italiano. Il dottor Ardita, a beneficio di quanti non hanno letto o hanno già rimosso dalla mente le sue dichiarazioni, afferma con chiarezza e lucidità che “grazie al regime delle celle aperte oramai da anni si registra un controllo da parte di esponenti mafiosi rispetto alla vita nelle carceri”. “Se Amministrazione Penitenziaria, Ministero e Parlamento non vogliono ascoltarci, ascoltino almeno il procuratore aggiunto di Catania, Sebastiano Ardita, che è stato per nove anni direttore generale del Dap e quindi conosce bene la situazione del sistema penitenziario italiano. Il dottor Ardita, a beneficio di quanti non hanno letto o hanno già rimosso dalla mente le sue dichiarazioni, afferma con chiarezza e lucidità che “grazie al regime delle celle aperte oramai da anni si registra un controllo da parte di esponenti mafiosi rispetto alla vita nelle carceri”.