Basilio Gavazzeni: “La grazia, Martin Scorsese e il gesuita”: Di seguito la nota integrale.
Gli hanno insegnato «a vedere le storie», i genitori. Senza dubbio con «l’occhio che ascolta», per dirla con Paul Claudel. È la disposizione con cui Antonio Spadaro circumnaviga anche Martin Scorsese. In qualche modo “paesani” i due: il primo, classe 1966, di Messina, il secondo, classe 1942, fiero del nonno emigrato da un paese fra Messina e Palermo. Spadaro suona il campanello di casa Scorsese il 3 marzo 2016. È il movimento incipitario di una proficua comunione di spiriti. Scorsese gli racconta la propria infanzia fra strada e chiesa, e di un prete siciliano che gli è stato maestro. «La grazia nel territorio del diavolo», l’espressione di Flannery O’Connor, secondo Spadaro, può compendiare l’opera di Scorsese fatta di «sangue, violenza e sacro». Quand’era chierichetto, tornando dalla chiesa in strada, lui si affliggeva: «Perché il mondo non viene scosso dal corpo e dal sangue di Cristo? Perché il mistero della morte e resurrezione non cambia il mondo?». La domanda l’accompagna ancora. Spadaro rincontra i coniugi Scorsese il 25 novembre in un albergo di Roma. Riprende con il regista il discorso sulla grazia. Scorsese, operato agli occhi, tramite audiolibri ha ascoltato molto Dostoevsky. Sobbalza quando il gesuita gli dice che al papa il romanzo più caro è “Memorie del sottosuolo”: «Ma è anche il mio. “Taxi driver” è il mio “Memorie del sottosuolo”!». Fra i due il tema della grazia è ripreso nel giugno del 2017. Spadaro chiede a Scorsese se voglia scrivere una riflessione sulla sua vita, in particolare sui suoi errori parlando ai giovani. Il contributo è nel libro “La saggezza del tempo. In dialogo con papa Francesco sulle grandi questioni della vita “a cura di A. Spadaro, Marsilio, 2018. Vi scrive fra altro: «Penso di aver imparato più dai fallimenti, dal rifiuto, dall’ostilità che dal successo». Viene a Roma per la presentazione con il papa il 23 ottobre 2018. Nell’occasione pone al pontefice una domanda: «Come faccio a vivere bene quando faccio esperienza del male?». Il papa gli risponde guardandolo negli occhi. A Spadaro non sfugge che «in quel momento è scattato qualcosa, forse la percezione di un compito». Il papa e il regista si rivedono in una pausa del Sinodo sull’Amazzonia. Spadaro gli chiede un intervento nella serie Netflix “ Stories of a Generation with Pope Francis”. Lo raggiunge a casa a metà febbraio del 2019. Durante la cena parlano a lungo di Bruce Springsteen. Scorsese dice che ha imparato a guardare per strada e girando film, una grazia che «viene quando non te l’aspetti». È l’anno che esplode il Coronavirus. Spadaro sa che Scorsese è asmatico dalla prima infanzia. Come inciderà il respiro corto sulla sua visione della vita? Nella tarda primavera del 2020 via mail gli chiede come viva la forzata clausura. Il regista corrisponde con meticolosità: «Il suo cine occhio è la finestra di casa». Si sente circondato dalla grazia: «Essere. Respirare. Qui. Adesso. Tutto questo non è grazia?». A ottobre del 2022 altra cena insieme. Il regista dona al gesuita un piccolo libro sulla pratica della presenza di Dio. Gli mostra immagini e sequenze di “Killers of the Flower Moon”. Concordano che la grazia possa cambiare una vita. Partecipa come sempre Helen, la moglie malata. Si incontrano con Kent Jones. A Roma Spadaro attende alla pubblicazione di “Una trama divina. Gesù in controcampo”, commenti al Vangelo dai modi cinematografici. Ne è prefatore il papa che conclude con un appello agli artisti a farci vedere Gesù «con la genialità di un linguaggio nuovo, di storie e immagini potenti». Spadaro condivide la preziosa prefazione con Scorsese. Il regista gli risponde con la bozza di sceneggiatura «per un possibile film si Gesù», «qualcosa che catturi l’occhio e la mente in modo inaspettato». «Che potrebbe portare a ulteriori proposte» precisa poco dopo. Si rivedono a metà aprile del 2023. Spadaro sta organizzando per maggio, presso “La Civiltà Cattolica”, con la George Town University, un incontro di quaranta poeti di tutte le parti del mondo sull’immaginazione e il cattolicesimo. Lo invita. Fissano tutto. Scorsese presenterà a Cannes “Killers of the Flower Moon”, poi arriverà. Mantiene la parola. Insieme il 26 maggio partecipano all’udienza concessa dal papa ai poeti. Scorsese reca a Francesco doni della popolazione Osage assassinata ma risorgente cui rende onore “Killers of the Flower Moon”. A sera discutono su Marilynne Robinson, una delle più grandi scrittrici viventi, calvinista, che crede nella “predestinazione”. Il gesuita ragiona: se c’è predestinazione non c’è libertà, non è possibile scrivere di ciò che è già “scritto”. Il 18 novembre Spadaro rivede Scorsese che festeggia l’ottantunesimo compleanno a New York. È occasione di «conversazioni aperte». Spadaro è «pieno di domande». Rivede il regista a Roma il 31 gennaio 2024 durante una celebrazione del film citato. Parlano del film su Gesù. Scorsese mostra nel suo iPad l’immagine di Cristo che porta impresso nella mente da quando era fanciullo. Restano in silenzio. Parlano di un libro di conversazioni sulla fede. È questo di cui scrivo: Martin Scorsese Antonio Spadaro, “Dialoghi sulla fede”, La nave di Teseo, 2024, della cui introduzione ho riassunto le tappe e che contiene alla fine con l’annuncio che il regista lo farà il film su Cristo e che possiamo aspettarci un Gesù la cui divinità “erompe dalla sua umanità”. Il libro è da leggere e rileggere. Antonio Spadaro con vere domande ottiene da Martin Scorsese risposte di inattesa spiritualità sul capolavoro “Silence”, sull’asma e la grazia, sull’appello di papa Francesco e sul cuore della storia. Allega la bozza di sceneggiatura che ormai sta trasformandosi nell’autentica sceneggiatura per un nuovo film su Gesù. Al filo profondo delle parole che accompagna Spadaro nel labirinto dei giorni conviene attaccarsi.