È stata la mobilitazione unitaria nazionale di Cgil e Uil che partirà con lo sciopero di giovedì 11 aprile l’assemblea generale della Camera del Lavoro di Matera che ha visto la partecipazione di decine di delegati e delegate e dei segretari e delle segretarie generali delle categorie provinciali.
“La mobilitazione della Cgil non si ferma. Lo ha deciso l’assemblea generale riunita la settimana scorsa a Roma e i protagonisti, ancora una volta, saranno i territori – ha spiegato il segretario generale della Cgil di Matera, Fernando Mega – Dalle iniziative alle assemblee, dagli scioperi alle manifestazioni nazionali, dal sostegno alle vertenze per i rinnovi dei contratti alla raccolta delle firme per i referendum e le proposte di legge di iniziativa popolare: tutti e tutte saremo coinvolti in prima persona e nei rispettivi ruoli coinvolgendo quanti più lavoratori, pensionati e giovani possibili”. La Cgil, unitariamente alla Uil, chiede “lavoro stabile e di qualità, l’aumento di salari e pensioni, una vera riforma fiscale, la difesa e il rilancio del servizio sanitario nazionale, la tutela della salute, la sicurezza in tutti i luoghi di lavoro, un nuovo modello sociale che rimetta al centro il lavoro e la persona”. Con la mobilitazione la Cgil ha dato anche il via libera alla campagna referendaria in materia di tutela contro i licenziamenti illegittimi, di superamento della precarietà e di sicurezza nel lavoro in appalto. Quattro i quesiti referendari: i primi due sui licenziamenti, uno sul superamento del contratto a tutele crescenti e l’altro sull’indennizzo nelle piccole imprese, il terzo sulla reintroduzione della presenza delle causali per i contratti a termine; e il quarto, relativo agli appalti, sulla responsabilità del committente sugli infortuni sul lavoro.
Venerdì 12 aprile una delegazione della Cgil, guidata dal segretario generale, Maurizio Landini, depositerà presso la cancelleria della Corte di Cassazione i quattro quesiti referendari. Dopo la deposizione dei quesiti in Cassazione, i controlli previsti dalle procedure vigenti e la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, partirà la raccolta delle firme. “L’iniziativa – ha continuato Mega – sarà sostenuta da assemblee in tutti i luoghi di lavoro e in tutti i territori, costruendo un vasto arco di alleanze sociali, e sarà completata da proposte di legge d’iniziativa popolare su lavoro, rappresentanza, povertà e salute.
La mobilitazione – ha sottolineato il dirigente sindacale – si colloca in un quadro storico e sociale tra i più delicati dal secondo dopoguerra. Il conflitto armato nel cuore dell’Europa, quello in Medio Oriente, con una delle più grandi emergenze umanitarie in corso. La democrazia è in crisi e ce lo dicono i partiti di destra sempre più forti, sempre più dilaganti. E non possiamo pensare anche all’Italia, dove il premierato e l’autonomia differenziata minacciano la nostra Costituzione e mettono a rischio l’unità del Paese. La conseguenza più immediata è l’accesso ai diritti, che non sarà consentito a tutti nello stesso modo: istruzione, salute, mobilità. Con l’autonomia differenziata – ha ricordato Mega – si aggraverà ulteriormente la situazione nel Mezzogiorno, dove l’incidenza della povertà è maggiore, e le diseguaglianze nel Paese cresceranno. In Basilicata, dove la denatalità è sempre più elevata, insieme all’emigrazione dei giovani, le conseguenza saranno devastanti. Al primo gennaio 2024, secondo i dati Istat, la Basilicata è la regione in cui si è persa più popolazione (-7,4 per mille) ed è la prima per tasso migratorio, pari al -6,2 per mille. Il numero medio di figli per donna in Basilicata scende da 1,10 nel 2022 a 1,08 nel 2023. E le cose non andranno meglio senza adeguate politiche di sostegno alle famiglie, al lavoro, alle imprese. Stanno smantellando il più grande stabilimento dell’automotive in Italia, Stellantis, in un silenzio assordante. Il Pnrr non mette un centesimo sull’Alta Velocità. E sappiamo bene come l’isolamento infrastrutturale sia materiale quanto immateriale”.
Mega ha rimarcato alcune delle maggiori criticità che riguardano la Città dei Sassi: “Sulla rete ferroviaria Matera – Ferrandina, i cui lavori sono stati appaltati, non si hanno notizie allo stato attuale rispetto all’avanzamento del cantiere. Il solo completamento del raccordo ferroviario, senza una serie di interventi infrastrutturali collaterali di collegamento rischia di vanificare l’intero progetto. Senza il prolungamento verso la dorsale adriatico-jonica Bari-Taranto, che collegherebbe le diverse zone industriali di Tito, Potenza, Valbasento, La Martella e Jesce e queste con le direttrici ferroviarie tirreniche e adriatica, con il porto di Taranto, Salerno, Bari e Brindisi, resterebbe una intervento fine a se stesso, solo di facciata, senza un reale miglioramento della qualità della vita e della mobilità dei lucani. Solo l’apertura all’asse ferroviario Bari – Taranto eliminerebbe l’isolamento della provincia di Matera realizzando i collegamenti indispensabili perché la Basilicata diventi realmente una regione di cerniera tra la Campania, la Puglia e la Calabria. In caso contrario, il mancato allungamento della tratta ferroviaria Ferrandina – Matera alla dorsale adriatica resterebbe un’opera parziale, l’ennesima cattedrale nel deserto. Anche per quanto riguarda le Fal, la Regione Basilicata paga un contratto di servizio di 22 milioni di euro con investimenti di circa 20 milioni per l’ammodernamento della Potenza – Bari ma il servizio è limitato a Genzano. Dei lasciti di Matera 2019 non vi è traccia, se non nel turismo mordi e fuggi. Nulla è stato fatto da questo governo regionale per salvare la biblioteca Stigliani. C’è poi tutta la questione della Zes Ionica, lo spacchettamento tra Puglia e Campania dell’area direzionale di Basilicata di BPER e la perdita di quello che era l’ultimo presidio di una banca nazionale nel territorio lucano. Senza dimenticare la sanità, con le lunghe liste di attesa e la carenza di medici, il dimensionamento scolastico con la perdita di undici dirigenze scolastiche nella sola provincia di Matera”.
Per il segretario della Cgil di Matera “la situazione è drammatica e questa tendenza va assolutamente invertita. Il 21 e il 22 aprile saremo chiamati a scegliere la classe dirigente che governerà questa regione da qui ai prossimi cinque anni. Lo spettacolo cui abbiamo assistito nell’ultimo mese è stato indecoroso da ambo gli schieramenti. Ma come già sottolineato in più occasioni è al nostro sistema valoriale che dobbiamo guardare, ai diritti, al lavoro, alla Costituzione. E dovrà essere così anche alle elezioni europee. È necessario che l’Europa rimanga sulla strada del progresso e della solidarietà, come abbiamo visto nella sua risposta alla crisi Covid, sostenendo i lavoratori e le loro comunità in tutto il continente. Se tornerà all’austerità, avremmo abbandonato al proprio destino non soltanto migliaia di lavoratori e lavoratrici, ma un’intera comunità – ha concluso – quella europea della pace, dei diritti, della democrazia, della solidarietà, delle transizioni giuste, per le persone e per l’ambiente”.