“Tra dieci giorni i lucani e le lucane dovranno scegliere la classe dirigente dei prossimi cinque anni e ciò che più di tutto rimarrà di questa campagna elettorale, costellata da un via vai di ministri che fino a questo momento non si erano mai degnati di venire in Basilicata, nonostante i suoi tanti problemi, è il distacco della politica dalle istanze territoriali, che poi è la sintesi dell’Assise nazionale. È un problema di democrazia, è la nuova questione Meridionale schiacciata e mortificata dalla politica che tutto fa tranne che gli interessi del nostro territorio”. Lo afferma il segretario generale della Cgil Basilicata, Fernando Mega, in vista delle imminenti elezioni regionali.
“Abbiamo assistito – prosegue – a una Basilicata commissariata, dove le decisioni politiche sono state prese altrove. Ne è emblema la ministra per le Riforme istituzionali Elisabetta Casellati, eletta come senatrice in Basilicata, ma che non è mai venuta qui a spiegare le ragioni dell’autonomia differenziata, che spaccherà in due il Paese, mortificando il Sud e il Mezzogiorno e mettendo a rischio l’esistenza stessa della nostra regione. Salvo poi venire ad omaggiare in campagna elettorale il candidato di centrodestra e governatore uscente Vito Bardi, che ha votato favorevolmente a questo disegno scellerato senza mai confrontarsi con il territorio e con la massima Assise regionale, in cui tutti i consiglieri uscenti di opposizione, tranne uno, oggi lo appoggiano come candidato del centrodestra”.
Per Mega “tutto ciò è inaccettabile. Stiamo assistendo – dice – a una alterazione della vita democratica di questa regione. Quattro consiglieri su sei uscenti che stavano all’opposizione oggi sono ricandidati con le liste di Bardi. E sono effimeri i buoni propositi o le difese d’ufficio se fino all’ultimo hanno cercato di trovare una soluzione nel campo avverso. Perché a questo punto due sono le cose: o in questa legislatura hanno fatto finta di fare opposizione, alterando quindi la vita democratica di questa regione, o più verosimilmente la loro scelta è frutto di un calcolo elettoralistico, che gli economisti chiamano calcolo delle probabilità”. E aggiunge: “Tutti i consiglieri uscenti si ricandidano, tranne due. Come se la politica fosse diventata un’opportunità di lavoro in una regione dove si ha fame di lavoro. Ma viste le condizioni in cui versa la Basilicata (Stellantis, sanità, istruzione, spopolamento, emigrazione giovanile, dipendenza dalle royalties del petrolio) si può pensare di affidare la cosa pubblica a chi è stato in primis responsabile del mal governo di questa regione?
Qualche giorno fa la premier Meloni ha cominciato il tour elettorale in Basilicata firmando il Patto di coesione, come da clichè. Come sindacati abbiamo ascoltato con rispetto il suo intervento ma non c’è stata una sola parola per il sud, una sola parola per la Stellantis di Melfi, un solo riferimento al Pnrr che non vede un centimetro sull’Alta velocità nella nostra regione. Solo una sfilza di spot propagandistici; nessuna visione, nessuna prospettiva. Senza una lettura di sistema anche il Pnrr sarà l’ultima occasione sprecata per il rilancio della Basilicata, dove il Pil è trainato dall’automotive, che vive uno dei peggiori momenti di crisi della storia del settore e dove l’economia dipende ancora dalle estrazioni petrolifere, in fase di esaurimento. Anche su questo e sulla transizione energetica non c’è stata una sola parola da parte della presidente del Consiglio come d’altronde per cinque anni da Bardi”.
Rispetto al campo avverso Mega precisa che “la Basilicata è stata vittima di equilibri nazionali che hanno finito per acuire le distanze dall’elettorato del nostro territorio. È come se le prossime elezioni congelassero la regione a cinque anni fa. Gli unici a subire saranno i lucani e migliaia di giovani di questa terra che studiano e lavorano fuori regione e che potrebbero non venire a votare, relegando la loro protesta e la mancanza di speranza verso il futuro all’astensionismo. Cosa che noi come sindacato scongiuriamo, invitando tutti e tutte a esercitare questo diritto alla base di ogni democrazia, ma che è il rischio che si sta profilando.
Ovviamente la Cgil – conclude il segretario generale – ha un campo valoriale: quello dell’antifascismo, della Costituzione, degli stessi diritti per tutti. E nel constatare il perpetrarsi di proposte politiche che hanno rubato il futuro ai figli di questa bellissima terra, sempre più arida e inospitale per i suoi giovani, non faremo mancare il nostro onesto e corretto contributo”.