Il giornalista materano Pasquale Doria in una nota celebra il trentennale di Talìa Teatro, la compagnia fondata dal regista e attore materano Antonio Montemurro. Di seguito il testo integrale.
La passione che batte ogni sacrificio, le piccole compagnie teatrali che resistono, nonostante tutto. Talia Teatro, nel panorama materano, riesce ad emergere da un mondo che non si arrende. Non è una realtà ricca, materialmente parlando, è comunque vibrante. Osservate bene il suo “inventore”, il materano che più materano non si può, Antonio Montemurro. Ma non soffermatevi alle apparenze, o alla notevole sicurezza che infonde a quanti lo circondano sul piccolo palcoscenico ricavato in un ambiente scavato nel tufo, la calcarenite dicono quelli pronti a distinguere il Sasso Barisano da quello Caveoso. È il tono della voce che colpisce, capace di salire di colpo da un procedere quasi sommesso a un potente urlo di ribellione. È un’oscillazione che risuona con tenacia e passione, senza arretrare, avanti nel nome dell’amore per il teatro e della vita, a iniziare da quella nostra, di materani travolti dagli eventi. Narrazioni che occupano un posto speciale, in particolare nella volontà di non abbandonare il sapido vernacolo e le radici, candidati naturali a tenere viva una tradizione linguistica e culturale preziosa che rischia di scomparire, capace di sfidare il presente e di andare al contempo incontro al futuro.
Quei racconti sono in fondo custodi di un universo contadino spazzato via da un malinteso senso di modernità, ma i valori no, quelli sono universali, rimangono alimentati dalla benzina della volontà e della passione, vero motore di ogni sacrificio per Talia Teatro dal 1994, tre decenni tondi tondi.
Quaranta posti appena. Così che ogni lavoro deve essere replicato più e più volte per consentire la partecipazione fino a divenire protagonisti insieme a una forza trainante che spinge la Compagnia a superare ogni ostacolo, condividendolo direttamente con lo spettatore. Si è catapultati praticamente tutti nella rappresentazione e quasi si finisce per inserirsi spontaneamente nelle battute recitate, mentre gli attori mettono in scena la loro arte con dedizione, donando il loro tempo e le loro energie in modo del tutto gratuito. Avviene tutto al numero 35 dell’antica via dei Lombardi, a casa di Montemurro, dove nascono i testi, dove si tengono le prove, dove i costumi sono realizzati a mano e le scenografie sono frutto di sudore, ingegno e creatività.
Sacrificio si è detto, tanto. Ma anche la ricompensa, il traguardo sempre nuovo di portare in scena il nostro modo di essere, una confessione condivisa con il pubblico all’insegna della bellezza arcana della propria lingua, i suoi suoni, la sua cultura. Si avverte senza fatica che è questa la loro forma di soddisfazione più intensa, si materializza quando trova conferma in quel ponte fatto di sentimenti tra passato e presente, che consente di riscoprire le radici di un territorio, di tramandare tradizioni e modi di dire che rischiano di scomparire con il trascorrere veloce del tempo. Non è forse così che si contrasta l’omologazione linguistica, e non solo quella, valorizzando la ricchezza del patrimonio culturale italiano? Ecco il vero ponte, è un futuro tutta da scrivere, che si sta scrivendo con le sfide e le speranze mai sopite di piccole/grandi compagnie.
Guardano al domani molto più di quello che comunemente s’immagina. Anche se nel loro domani si naviga spesso controcorrente, tra mancanza di fondi, la difficoltà di trovare spazi adeguati per le prove e gli spettacoli. Ma il bello è che non hanno mollato e non sono i soli a ricordarci in città che il teatro è arte viva e pulsante, capace di emozionarci e di farci riflettere. Lo sappiamo come pubblico e possiamo fare la nostra parte. Come? sostenendo queste benemerite compagnie teatrali. Innanzitutto andando a vedere i loro spettacoli e facendo come sta accadendo in questo momento per chi legge: avanti con il passaparola, condividiamo un bene da preservare e da valorizzare, un patrimonio comune che ci appartiene e che abbiamo il dovere morale di tramandare alle generazioni future.