Ministro Valditara a Potenza, Flc Cgil: inutile passerella elettorale. Di seguito la nota integrale.
Non poteva mancare, nella triste “sfilata” di politici e rappresentanti del Governo nazionale che negli ultimi giorni sono arrivati in Basilicata (a spese del contribuente), il ministro dell’istruzione e del merito Valditara, che ha visitato tre istituzioni scolastiche della provincia di Potenza, accolto trionfalmente alla Busciolano di Potenza da bambini festanti e sventolanti la bandierina tricolore, che hanno intonato “… supereroi, come io e te, se avrai paura stringimi le mani …”, hit sanremese di MrRain.
Potrebbe sembrare un filmato dell’Istituto Luce, se solo le immagini fossero in bianco e nero, e invece è l’inutile passerella di un ministro che utilizza le istituzioni pubbliche e le scuole come fondale di cartapesta per fare campagna elettorale e propaganda politica.
Nella mattinata di ieri, dopo la Busciolano, il ministro ha fatto visita, o per meglio dire ha continuato l’iniziativa propagandistica, all’Ipias Giorgi di Potenza, l’unica scuola in Basilicata dove è partita la sperimentazione della nuova filiera tecnologico-professionale con percorso quadriennale.
Una riforma approssimativa e pasticciata, sbagliata nel merito e nel metodo, bocciata sonoramente dal CSPI. Una riforma fatta con una notevole forzatura istituzionale, introdotta con un decreto (DM 240 del 7 dicembre 2023) che ha anticipato integralmente i contenuti previsti dal ddl 924, che all’epoca aveva appena iniziato il suo iter parlamentare e che ad oggi è stato approvato solo in uno dei due rami del Parlamento, le cui funzioni sono state svilite.
Nel merito, come la Flc Cgil ha ripetutamente rimarcato, siamo di fronte ad una riforma che accorcia di un anno i percorsi, taglia le ore di italiano e matematica e aumenta le ore di alternanza scuola lavoro, affida a docenti esterni parte del curricolo, secondo un modello duale che relega la filiera tecnologico-professionale ad un ruolo ancillare rispetto al mondo delle imprese.
E’, anche questo, un film già visto, è la riforma Bertagna di morattiana memoria che ritorna, è l’idea che la scuola debba preparare al lavoro, che confonde l’istruzione con l’addestramento professionale legato ai bisogni delle imprese “qui e ora”, senza garantire agli studenti gli strumenti fondamentali per affrontare le complesse sfide del mondo del lavoro e delle sue rapide evoluzioni.
Siamo di fronte ad un disegno vecchio, ideologico, regressivo, basato su un’idea di scuola – e di società – retrograda e classista.
Per fortuna le scuole italiane hanno respinto al mittente questa sperimentazione fasulla, solo 176 istituti vi hanno aderito (compresi una decina di paritari), per un totale di 193 corsi, praticamente un’inezia se si considera ogni forma di pressione e di “sollecitazione” esercitata affinché le scuole partecipassero.
Una debacle che fa il paio con il secondo flop del liceo made in Italy, con solo 92 adesioni, tra cui ben 17 provengono da scuole paritarie, altra riforma caratterizzata dall’impoverimento culturale della scuola pubblica, piegata alle esigenze di mercato.
E anche nelle scuole che hanno aderito alle due sperimentazioni i numeri reali delle iscrizioni sono stati impietosi: in Basilicata il Liceo “Rosa-Gianturco” di Potenza, che aveva deliberato l’istituzione del corso di liceo made in Italy, non ha raccolto nessuna iscrizione e quindi il corso non partirà; al Giorgi di Potenza, scuola visitata dal ministro, ci sono state 12 iscrizioni per il corso sperimentale della nuova filiera tecnologico-professionale, a fronte delle quali è stata riconosciuta una classe, a nostro avviso al di là dei criteri stabiliti dalla circolare ministeriale sugli organici per poter concedere deroghe ai parametri numerici fissati dal Dpr 81/2009 (classe che poteva – e doveva – essere invece riconosciuta per l’attuale corso di istruzione professionale, che i 12 alunni avrebbero potuto frequentare all’interno di un’offerta formativa quantitativamente e qualitativamente migliore).
Se Valditara fosse venuto davvero in Basilicata per colmare un’assenza trentennale e per conoscere le reali condizioni della scuola lucana e non per evidenti ragioni di campagna elettorale, e si fosse davvero messo “in ascolto” della comunità scolastica, avrebbe verificato con mano i disastri del dimensionamento scolastico, che nella nostra regione taglierà 26 autonomie scolastiche, con una riduzione di quasi il 30%.
Il ministro, che come al solito ha minimizzato la questione rispondendo alle domande dei giornalisti, dovrebbe sapere che esiste un nesso forte tra dimensione organizzativa e dimensione didattica (altrimenti faremmo scuole con 10.000 alunni, con un risparmio consistente!), e le cosiddette “scuole alveare”, che in Basilicata sono diventate parecchie, caratterizzate da un elevato numero di alunni e di plessi, generano disfunzionalità e inefficienze, con ricadute pesanti sulla stessa offerta formativa.
E il problema non si risolve con una manciata di “presidi vicari con docenti esonerati dal servizio”, come ha dichiarato il ministro, che ieri a Potenza ha introdotto una nuova figura professionale, sconosciuta al sistema scolastico.
Oppure avrebbe constatato le carenze strutturali delle scuole, le condizioni difficili dell’edilizia scolastica, i bassi salari del personale scolastico, la situazione pesante che sta attraversando il personale Ata, sia in termini di organici che di condizioni lavorative, sulla quale la Flc Cgil ha recentemente proclamato lo stato di agitazione.
Oppure poteva risparmiarsi il viaggio e, dal suo ufficio romano, trovare la soluzione amministrativa per prorogare i contratti Pnrr ai collaboratori scolastici, scaduti il 15 aprile, per i quali potrà essere disposta la ricontrattualizzazione solo in occasione di una norma specifica da inserire nel primo vettore normativo.
Contrariamente a quanto affermato dallo stesso ministro (e lo ha detto anche ieri a Potenza), che aveva parlato di proroga immediata, peraltro in presenza di copertura finanziaria, venendo meno alla sua parola pubblica.
Con la conseguenza che 6 mila collaboratori scolastici sono da ieri senza lavoro e senza stipendio e vi rimarrano per almeno due settimane!
Noi ci auguriamo che il ministro torni presto in Basilicata, possibilmente non nel periodo pre-elettorale e al di fuori di inutili passerelle e di stucchevoli vetrine, e se vorrà davvero parlare di scuola e di prospettive del nostro sistema di istruzione magari inviti anche le forze sociali.
Si confronti con noi il ministro, perché abbiamo parecchie cose da dirgli.