L’articolo 51 bis del Decreto Legge Sviluppo riconosce, alle imprese dello spettacolo, lo status di piccola e media impresa ai fini delle agevolazioni nazionali e comunitarie. Ad annunciarlo è il presidente di Cna Turismo e Cultura, Pietro Colapietro.
Si tratta – dichiara Colapietro – di un primo importante passo verso il riconoscimento del valore industriale per il settore culturale e creativo, in linea con i principi del Libro Verde dell´Unione Europea. Gli indirizzi comunitari, che furono già oggetto di dibattito in occasione dell´Assemblea costituente di Cna Cultura, hanno guidato in questi mesi l´azione di lobby della nostra Associazione sia nei confronti delle Istituzioni locali che del Governo nazionale.
L´industria culturale e creativa – continua Leo Montemurro Segretario Regionale CNA -, come definita dal Libro verde dell´Unione europea, trova infatti in Italia uno scarso riconoscimento a cominciare dalla classificazione ISTAT ATECO delle attività economiche. E´ estremamente complesso ricomporre all´interno dell´ATECO la filiera della cultura, del cinema, dello spettacolo, che è molto frammentata all´interno di macrofiliere produttive diverse. Ciò ha causato, negli anni, l´esclusione di fatto delle imprese del settore dagli interventi pubblici a sostegno generico delle attività produttive, limitati di norma alle sezioni C e D dell´ATECO (estrattivo e manifatturiero) ed estesi in periodi più recenti al settore dei servizi alla produzione.
Si è parlato spesso – prosegue Colapietro – di una questione legata al “riconoscimento dello status di piccola e media impresa” per le attività imprenditoriali del settore culturale e creativo. Si tratta in questo caso di una lettura imprecisa del problema, laddove non esiste, giuridicamente, alcuno status relativo alla PMI. Le piccole e medie imprese sono infatti individuate, ai sensi della vigente normativa comunitaria in materia, solo in base a parametri di tipo dimensionale (fatturato e dipendenti) e societario (non appartenenza a gruppi), indipendentemente dal settore economico di appartenenza. L´articolo approvato,quindi, non produrrà per il momento alcun effetto immediato e concreto. Ciò nonostante CNA Cultura ritiene che esso abbia un forte valore simbolico in quanto primo, formale, riconoscimento del valore “produttivo” del settore.
L´impegno di CNA Cultura – conclude Montemurro – per il prossimo autunno sarà quindi quello di avviare con ISTAT e con il sistema camerale una riflessione al fine di ricondurre il settore, nell´ambito della prossima revisione periodica dell´ATECO (classificazione delle attività economiche), in una unica macro classificazione di filiera per individuarlo come “a carattere produttivo” e dunque “industriale”, come suggerito dall´UE. Questo renderebbe agevole per le amministrazioni nazionali e locali che gestiscono interventi di sostegno alle attività produttive, in linea con gli obiettivi generali del provvedimento del Governo sullo Sviluppo, estendere gli stessi anche a tale comparto che, sebbene produca contenuti “effimeri”, può essere di fatto equiparato a quello manifatturiero al pari dell’industria informatica.