Elezioni regionali 2024, Franco Vespe: la conferma del generale “fantasmino” in Basilicata. Di seguito la nota integrale.
Le elezioni regionali si sono concluse con il loro verdetto. Il generale “fantasmino” ha rivinto le elezioni grazie al supporto decisivo di Azione a trazione Pittella e Italia Viva a trazione Polese-Braia. Rimasti a sinistra il risultato si sarebbe specularmente invertito. Il giudizio sul generale rimane severo e fortemente critico. Sicuramente un galantuomo ma politicamente era e rimane una nullità. Lo era 5 anni fa, e lo si poteva comprendere. Il problema è che non ha migliorato più di tanto a distanza di 5 anni. Anzi! Come giudicare altrimenti la boutade delle 10 e più basi di elicotteri da usare per sanità, protezione civile e turismo a 15 euro a corsa! E tutto questo in attesa che si realizzino le infrastrutture viarie. Aah Calendaaa! ma quale uomo di profonda cultura liberale hai mai conosciuto al nome del napoletano? In Basilicata ci sono personalità di gran lunga più degne culturalmente e politicamente per svolgere il ruolo di presidente. Candidature come la sua o quella di Trerotola 5 anni fa, anche lui bravissima persona per carità, le ho considerate un’offesa gravissima all’intelligenza dei lucani. Il bello è che si stava scegliendo un secondo Trerotola… un certo Lacerenza! Fortuna ha voluto che rinunciasse! Per non parlare della candidatura di Chiorazzo uscito fuori dal cilindro di un neo-clericalismo concordatario in salsa lucana che ancora sta facendo rivoltare nella tomba il profetico Don Sturzo. Ma questa è un’altra storia per la quale me la dovrò vedere con i vescovi Lucani. Non divaghiamo! Così come è stata offensiva la bassa qualità complessiva dei candidati che sono entrati nell’arena. Rare lodevoli eccezioni comunque ci sono state, più frequenti nello schieramento di CDx (bisogna dare pane al pane e vino al vino!) ma di programmi manco a parlarne! Perduti nel diluvio universale come i 2 Liocorni mai saliti sull’arca di Noè. Eppure, a dire del fantasmino, si è fatto ricandidare per completare il suo programma di rinnovamento! Ma qualcuno ha capito di quale programma si tratta? Che il menù cucinato per le elezioni fosse indigesto e insipido lo si è capito da quel breve scampolo di tribuna elettorale a cui ho assistito. Disperatamente con pochissimi altri, e ci metto l’onesto Follia, abbiamo cercato di far capire che la nostra regione dovesse soprattutto scommettere su politiche propulsive di sviluppo facendo leva sull’innovazione tecnologica e la dotazione infrastrutturale per poter invertire quel drammatico fenomeno dello spopolamento. Abbiamo furiosamente contestato impostazioni politico-amministrative esclusivamente incentrate sulla “cura”, se non proprio sullo sfacciato perpetuarsi di quella cultura assistenzialistico-clientelare che fa leva sulle risorse destinate alla sanità. Credevamo che i candidati fossero preparati a trattare almeno questo argomento. Macchè! Alla domanda dell’intervistatore su come riformare la sanità in Basilicata i 3 candidati governatori, salvo sempre il piccolo coraggioso Follia, hanno franato miseramente balbettando soluzioni condite di luoghi comuni, frasi ad effetto del “non sense” politichese, emettendo i tipici odori impregnati di vacuo populismo. Ma come! Nemmeno sulla sanità hanno preparato uno straccio di proposta! La cifra della diserzione dalle urne del popolo lucano sta proprio in questa inadeguatezza della politica a dare risposte di senso compiuto ai problemi del territorio. Una incapacità endemica a rappresentare ed incarnare uno straccio di speranza intorno al quale progettare il futuro. Si sono presentati personaggi in cerca di autore e di… stipendi, non certo fieri condottieri. La diserzione delle urne certo fa il gioco dei capibastone perché fa pesare di più le loro filiere clientelari, ma alla lunga, mina le basi della democrazia. La democrazia non è acquisita per sempre, ma ha bisogno di essere alimentata con la partecipazione. Una democrazia che propone ormai sistematicamente tornate elettorali con votanti al di sotto del 50% pone un problema serio. Una democrazia senza partecipazione scade in oligarchia…ed un’oligarchia senza idee diventa facile preda della Tirannia. Questa crisi, è inutile che ci giriamo intorno, è dovuta alla profonda, ormai cronica, crisi dei partiti. Stando alla Costituzione italiana, i partiti devono preparare e mettere in campo una classe dirigente preparata e scrivere ed attuare programmi cercando di intercettare con questi strumenti il consenso. Oggi con il sondaggismo tutto è capovolto. Ci si rivolge ai novelli oracoli, i vari Ghisleri, Piepoli, Pagnoncelli, Mannhaimer & C. per conoscere chi è “Er mejo fico der bigonzo” e cosa vogliono gli elettori (ma il paese dei balocchi perbacco!) e su questo calibrano i loro programmi ed i loro epigoni. Ma in Basilicata neanche questo è avvenuto! E’ stata trasformata in una balera nella quale i partiti nazionali hanno danzato i loro Minuetti con i loro pupi. Cosa fare? Si potrebbero invalidare le elezioni che non raggiungono il 50% come si fa con i referendum e ripeterle estromettendo dalla candidatura tutti i consiglieri uscenti. Dire che è il loro cattivo esempio che ha creato disaffezione alla politica non è lontano dalla realtà! Si potrebbero fare esami di idoneità per chi si vuole candidare cercando così di minimizzare i casi di cretinismo. Mamma mia quanti ce ne sono! Ma sappiamo che la soluzione vera, unica, obbligata è quella di ritornare a partecipare in massa alla vita civile e politica delle nostre città. Oggi c’è tanto bisogno di una politica forte. E’ l’unico argine che può governare ed educare quei giganteschi interessi finanziari che stanno assediando le nostre piccole grandi comunità, compresa la nostra piccola Basilicata. E’ la politica che ri-equilibra le ricchezze e le forze in campo in una comunità evitando che le sperequazioni diventino feroci e sanguinose. Torniamo a ripopolare le piazze della partecipazione!
Buon Primo Maggio. Francesco Vespe