Elezioni Europee 2024, Rinaldi: “Gli errori della politica italiana”. Di seguito la nota integrale.
Il 7/6/1979 fu la data nella quale i nove stati membri dell’unione tennero la prima elezione parlamentare europea, l’Italia ottenne 81 seggi. Fino al 2004 le leggi comunitarie consentivano di essere contemporaneamente parlamentare italiano ed europeo, da quella data in poi gli eletti hanno dovuto scegliere in quale parlamento dovevano sedere.
Questa variazione legislativa ha prodotto e continua a produrre nel sistema economico italiano non poche conseguenze, che qui provo a spiegare: Partendo dalle imminenti elezioni del 2024, osserviamo che tutti i leaders di tutti i partiti si sono candidati pur sapendo che anche se eletti, loro per scelta propria, non siederanno nei banchi del parlamento europeo e che al loro posto invece siederanno figure certamente diverse dalla loro. Da questa scelta di non presentarsi in Europa e da come sono state preparate le liste dei candidati discende la qualità della presenza dell’Italia nel parlamento europeo.
Proprio questa mancanza di qualità costituisce l’errore e genera i problemi
Accertato che al parlamento europeo sono stati delegati i poteri legislativo, di bilancio e di controllo resta evidente che per la natura degli stessi è indispensabile che i parlamentari inviati in Europa a rappresentarci, abbiano le giuste competenze.
Purtroppo la necessità di qualificare la nostra rappresentanza in una assise di grande importanza decisionale qual è il parlamento europeo, non è stata quasi mai rispettata e continua a non esserlo con queste elezioni del 2024.
In Europa, con i voti dei nostri parlamentari sono stati approvati regolamenti che si sono rivelati di interesse contrario alla Nazione, vedasi solo per esempio quota latte/ nutriscore/Bolkestein ecc. Cc. Questi voti sono stati espressi secondo le indicazioni delle classi politiche di appartenenza, nelle quali ogni nostro rappresentante si è collocato e quasi mai secondo gli interessi preminenti dell’Italia. Se nell’attività di voto fosse stata presente l’attenzione giusta e la competenza necessaria, congiunta ad una operosa attività di studio degli atti, questi, forse non sarebbero stati approvati, perché opportunamente e competentemente avversati dai nostri parlamentari.
Parlamentari che se dotati di quella qualità richiesta dovevano restare uniti nel voto per il supremo interesse della Nazione benché divisi dalla classe politica di appartenenza e dai banchi in cui erano seduti.
Purtroppo ancora oggi i nostri dirigenti politici scelgono di mandare in Europa figure di secondo livello le cui competenze in molti casi sono carenti o addirittura assenti, trascurando che la cessione di sovranità degli Stati aderenti all’unione, diviene sempre maggiore e sempre maggiore saranno le decisioni a cui dovremo adeguarci.
In buona sostanza la nostra classe politica, sia nella Prima Repubblica che in questa ha sempre ritenuto di scarso valore e di poco interesse la nostra presenza nei banchi del parlamento europeo, cosa veramente grave ed imperdonabile.
Continuano colpevolmente ad ignorare che l’Europa è il luogo nel quale si decidono le sorti di tutti.
La saggezza di un vecchio detto recita “chi vuole va chi non vuole manda”