La malattia da reflusso gastroesofageo. E’ il tema scelto dal dottor Nicola D’Imperio, gastroenterologo materano di chiara fama, per il 134° appuntamento del nostro studio medico virtuale all’interno di SassiLive.
Il reflusso gastroesofageo è un fenomeno fisiologico perchè normalmente piccole quantità di acido cloridrico, prodotto dallo stomaco, superano la barriera naturale antireflusso, il cardias, che è una sorta di valvola costituita dai muscoli dell’ostio diaframmatico (il diaframma è un grande muscolo orizzontale che separa la cavità addominale da quella toracica) e dallo sfintere esofageo inferiore, senza provocare né sintomi né danni; solo quando ci saranno danni e\o sintomi si parlerà di malattia da reflusso gastroesofageo (MRGE). E’ una delle patologie più diffuse, alcune inchieste mediche hanno provato che, nei paesi occidentali, circa il 40 % della popolazione riferisce bruciore retrosternale o reflusso acido almeno una volta in un mese. Colpisce in ugual modo gli uomini e le donne pur se i maschi sono più soggetti ad esofagite e a esofago di Barrett, quali conseguenze del reflusso. Nei paesi occidentali alcuni studi hanno documentato che il 7 % della popolazione soffre di un’esofagite erosiva conseguenza di reflusso. Negli USA si spendono circa 12 miliardi di dollari all’anno in farmaci antireflusso. Al contrario in Africa ed in Asia questa patologia è molto più rara.
La prevalenza della MRGE, nei paesi occidentali negli ultimi 30 anni, è aumentata esponenzialmente, parallelamente all’adenocarcinoma esofageo, al contrario l’ulcera duodenale è diminuita. Io ne sono testimone perché ho iniziato la mia attività endoscopica sino dai suoi albori agli inizi degli anni settanta del secolo scorso: la diagnosi più frequente a quell’epoca era l’ulcera duodenale, a tal punto che riuscivo a reclutare, in breve tempo, decine di pazienti per gli studi clinici per la sperimentazione di III livello di farmaci che hanno fatto la storia nella lotta all’ulcera duodenale, quali la cimetidina, la famotidina, la pirenzepina, la ranitidina e, per ultimi, i PPI, gli inibitori della pompa protonica. Ma è stata la scoperta dell’Helicobacter Pylori, negli anni ottanta, che ha rivoluzionato questo settore e che ha avuto un ruolo, con le terapie pluri-antibiotiche associate ai PPI, non solo nella sconfitta dell’ulcera duodenale, vero flagello sino agli anni ottanta, ma anche nell’emersione della malattia da reflusso gastro-esofageo. Alcuni ricercatori hanno dimostrato infatti che l’Helicobacter provoca una riduzione di secrezione di acido cloridrico da parte dello stomaco, “proteggendo”, si fa per dire, dalla malattia da reflusso gastroesofageo. La diminuizione dell’Helicobacter, grazie alle terapie combinate antibiotici-PPI, ha così diminuito drasticamente la prevalenza dell’ulcera duodenale, ma aumentato, altrettanto drasticamente, la MRGE.
Un altro fattore importante, in incremento negli ultimi 30 anni nei paesi occidentali, è l’obesità; infatti negli obesi è notevolmente più elevata l’incidenza della MRGE. Ma è soprattutto l’obesità addominale quella interessata, perché provoca un aumento della pressione addominale (e quindi all’interno dello stomaco), una diminuizione della forza contrattile del cardias, la barriera antireflusso) e di conseguenza una risalita patologica dell’acido cloridrico dallo stomaco in esofago sino a venire a contatto, in alcuni casi, con il faringe, e di qui verso le vie respiratorie alte (laringe e trachea), verso il cavo orale, le fosse nasali e l’orecchio.
Infine, con minore frequenza, tra le cause della MRGE, ci sono anche fattori genetici; sono stati infatti documentati casi di familiarità in particolare nell’esofago di Barrett, che è sempre una conseguenza del reflusso e che è una lesione precancerosa per l’adenocarcinoma del tratto di esofago più vicino allo stomaco. I meccanismi genetici sono ancora ignoti pur potendosi ipotizzare un disordine genetico della muscolatura liscia della regione esofago-gastrica che comporta una debolezza del cardias, delle fibre muscolari dell’esofago e la risalita della parte alta dello stomaco (definita ernia jatale). Alcuni studi eseguiti negli USA e in Svezia sembrano avvallare questa tesi dimostrando che il 30-45 % dei casi di MRGE sia di origine genetica, lasciando il resto alle altre cause su menzionate.
Biografia di Nicola d’Imperio
Titoli di carriera
Laureato in medicina e chirurgia nel 1972 con 110 e lode
Specializzato in Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva nel 1978 con 110 e lode
Assistente presso il Servizio di Gastroenterologia dell’ospedale Bellaria di Bologna dal 1974 al 1987
Aiuto presso il Servizio di Gastroenterologia dell’ospedale Bellaria di Bologna dal 1988 al 1998
Primario presso l’UOC di Gastroenterologia dell’ospedale Morgagni di Forlì dal 1998 al 2001
Professore presso la scuola di specialità di Gastroenterologia di Bologna dal 1998 al 2006
Primario presso l’UOC di Gastroenterologia dell’ospedale Maggiore di Bologna dal 2001 al 2012
Libero professionista in Gastroenterologia dal 2013 a tutt’oggi presso la Clinica Villalba di Bologna, la Clinica Anthea e la Clinica Santa Maria di Bari e presso il suo studio a Matera.
Titoli scientifici
Direttore della Rivista Italiana di Gastroenterologia organo ufficiale dell’Associazione Italiana dei Gastroenterologi Ospedalieri
Segretario per l’Emilia Romagna dell’Associazione Italiana dei Gastroenterologi Ospedalieri
Presidente per l’Emilia Romagna della Società Italiana di Endoscopia Digestiva
Presidente della Associazione Italiana Malattie dell’Apparato Digerente
Pubblicazioni scientifiche:su riviste straniere 78 e su riviste italiane 124 libri di gastroenterologia ed endoscopia digestiva 12
Indirizzo sito: www.nicoladimperio.it