Pinuccio Rinaldi in una nota esprime alcune riflessioni sulle vicende giudiziarie che hanno interessato la Regione Liguria. Di seguito la nota integrale.
La democrazia esiste e vive quando i poteri che in essa agiscono sono in perfetto equilibrio. Questa condizione “virtuosa” di equilibrio, può però generare conflitti fra i poteri quando questi poteri rispondono alla logica della preminenza.
Concettualmente parlando, qualsiasi sistema per essere perfettamente funzionante, necessita che al proprio interno le forze interagenti siano perfettamente definite nei propri valori e nella condizione di preminenza nel sistema, tanto da concorrere a generare un sistema funzionalmente armonioso.
Anche nei sistemi democratici, quindi, questa regola deve trovare la sua applicazione perché una nazione governata democraticamente sia armoniosa nella sua funzionalità.
Purtroppo in Italia, negli ultimi tempi questo non avviene, infatti, il potere legislativo e quello esecutivo che rappresentano delle forze interagenti del sistema, sono in conflitto da lungo tempo generando di conseguenza un cattivo funzionamento dell’intero sistema.
A conferma di ciò e senza andare indietro nel tempo, è sufficiente guardare quanto avvenuto in queste settimane a Genova. Tralasciando il merito dei fatti e guardando le interazioni che si generano nei contest attivi del momento, osserviamo che la magistratura nell’esercizio delle sue funzioni ha emesso l’ordine di carcerazione per il presidente della regione Liguria nell’ imminenza di un confronto elettorale.
Questo atto nella sua interazione con il contesto presente della separazione delle carriere dei magistrati, (cosa avversata dalla categoria e confermata dalla riunione delle toghe di Palermo), viene letto dalla politica come un possibile ricatto, del tipo tu istituisci la separazione delle carriere ed io ti determino la caduta del governo regionale ed essendo anche in prossimità delle elezioni europee ti produco deterioramento di immagine di partito. Ora fermo restante i ruoli, le funzioni, e l’indipendenza sia del potere legislativo che del potere esecutivo, appare evidente la necessità che essi operino in armonia e non in contrasto. Nella prima repubblica i poteri esecutivo e legislativo non sono stati mai in contrasto, infatti di questo non si ha memoria. Questo perché certamente la loro indipendenza e la loro funzione non è stata asservita a nessun ruolo. Oggi che siamo nella seconda repubblica con i poteri che sono sempre gli stessi e che anche ora non sono asserviti a nessun ruolo, questi poteri vivono una condizione di contrasto, allora vuol dire che manca qualcosa che nella prima era presente, “la tregua politica”.
Infatti, allora come ora non mancavano le condizioni di illegalità che la magistratura doveva sanzionare e perseguire, però allora quando si era in prossimità di elezioni, la magistratura attivava una sorta di tregua politica, rinviando la sua azione al dopo elezioni, in questo modo evitava di alterare gli equilibri politici e contemporaneamente non dava alla politica nessuna possibilità di critica e di conseguenza non generava un clima di contrasto. Oggi purtroppo è questo quello che manca, ed è questa mancanza che produce notevoli danni sia di immagine che di economia e di stabilità politica.