“La strage di Capaci, e 57 giorni dopo quella di via D’Amelio, rappresentano per il nostro Stato uno spartiacque, un momento di profondo dolore ma anche di grande consapevolezza collettiva.
Con la morte del magistrato antimafia Giovanni Falcone, il 23 maggio 1992, gli italiani hanno compreso che era in atto una vera e propria guerra tra lo Stato e la mafia e hanno deciso da che parte stare. A Giovanni Falcone, a Giovanni Borsellino e al pool antimafia che avevano costituito a Palermo, dobbiamo riconoscenza assoluta e perenne. Le indagini di questi eroi dello Stato hanno consentito di ricostruire l’intero organigramma della mafia siciliana e di arrivare al maxiprocesso: il più importante procedimento giudiziario contro Cosa nostra.
In questa giornata in cui celebriamo la Legalità, dobbiamo ricordare chi ha sacrificato la propria vita per consentire a noi di vivere in uno Stato libero. Nell’attentato del 23 maggio persero la vita Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, moglie di Falcone e anche lei magistrato, gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro.
C’è un prima e un dopo Capaci e noi dobbiamo agire affinché quegli enormi sacrifici non siano stati vani”.
Così il presidente della Regione Basilicata, Vito Bardi, in occasione della Giornata nazionale della Legalità.